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Marcia per la vita, card. Caffarra: «Il concepito è già persona umana»

“Il Vangelo della vita nella cultura moderna” il tema scelto dal porporato alla vigilia della marcia in programma domani nella capitale. “Se oltre al fatto biologico, il riconoscimento della persona esigesse una qualità ulteriore, anche i diritti conseguenti allo statuto di persona – il ragionamento del cardinale – dipenderebbero dalla qualità suddetta, sarebbe condizionati da essa. Ora chi decide quale deve essere questa qualità? Ovviamente, con una procedura o altra, sarebbe la comunità umana già costituita. Ne deriverebbe che i diritti fondamentali della persona sarebbero condizionati dalla generosa concessione di altri”. Ma i diritti umani fondamentali, precisa l’arcivescovo di Bologna, “non vengono conferiti o concessi, ma rivendicati da ciascuno con uguale forza cogente”.

Dalla “incomparabile perfezione della persona”, creata da Dio a sua immagine, aggiunge Caffarra, discendono due “verità implicite”. Anzitutto “l’uguaglianza quanto all’essere fra le persone umane. Non si può essere persona più di un’altra. La dignità ontologica di ogni persona umana è identica”. Quindi il suo primato: “essendo ciò che di più perfetto esiste, nessuna persona umana è ordinata ad un bene creato, come mezzo verso il fine o parte in funzione del tutto. Ogni persona umana è una realtà che precede lo Stato, e lo trascende. Ogni persona umana trascende l’intero universo creato sia nel suo aspetto materiale sia nella sua organizzazione sociale”. Secondo il porporato, “la testimonianza al Vangelo della vita è particolarmente inequivocabile – è pura testimonianza quando è affermata la dignità incomparabile di quella persona umana che può – esibire un solo titolo di riconoscimento: l’appartenenza biologica al genere umano. La persona umana già concepita e non ancora nata si trova in questa condizione”. Per questo “le minoranze che rendono questa testimonianza in pubblico” e “custodiscono dentro la città la certezza del primato della persona, impediscono che siano erose le fondamenta di ogni edificio sociale che non voglia imbarbarirsi”.