Italia

Mattarella: «relazioni ottime» con la Chiesa cattolica. In Italia «fornisce un contributo di grandi dimensioni alla società»

«Le relazioni sono ottime sotto ogni profilo e – come recita la Costituzione – ciascuno nel proprio ordine». Lo ha assicurato il presidente della Repubblica italiana, Sergio Mattarella, che in un’intervista con i media vaticani ha parlato anche dei rapporti tra l’Italia e la Chiesa cattolica: «La collaborazione è piena, in ogni ambito e settore in cui le attività, della Santa Sede e quelle dello Stato italiano, si incontrano, in sede interna e in sede internazionale». Per quanto riguarda il contributo della Chiesa alla vita dell’Italia, ha aggiunto, «occorre, naturalmente, distinguere, come soggetti e come operatività, le due, diverse dimensioni in cui si presenta la Santa Sede e la Chiesa italiana. Sul primo versante, il magistero di Papa Francesco riceve grande attenzione ed esercita influenza significativa sui nostri cittadini, anche per l’affetto che questi nutrono nei suoi confronti. Francesco è subito diventato un punto di riferimento per gli italiani. Per parte sua la Chiesa italiana fornisce un contributo, di grandi dimensioni, alla società del nostro Paese, non soltanto sul piano spirituale, concorrendo al raggiungimento degli obiettivi, indicati dalla nostra Carta costituzionale». «La presenza della Chiesa italiana nella dimensione culturale, educativa e sociale è motivo di riconoscenza – ha ribadito il Capo dello Stato -. Le innumerevoli iniziative di diocesi, parrocchie, realtà associative, in favore dei più deboli, degli emarginati, di chi chiede ascolto e accoglienza sono concrete ed evidenti; e costituiscono un richiamo costante all’esigenza di aiuto reciproco nella vita quotidiana, per rafforzare la coesione della nostra comunità».

«L’Unione non è un comitato di interessi economici, regolato dal criterio del dare e dell’avere, ma è una comunità di valori. Questa convinzione è l’unica che corrisponda, davvero, alla storica scelta dei fondatori dei primi organismi comunitari», ha detto ancora il presidente della Repubblica nell’intervista con i media vaticani. «Questo viene percepito, forse talvolta inconsapevolmente, ma con effettività, soprattutto da due generazioni: i più anziani, che ricordano qual era la condizione dell’Europa prima di quella scelta, e i più giovani, che possono viaggiare liberamente da Trapani a Helsinki e da Lisbona a Stoccolma. Vede, tutti dovrebbero riflettere cosa hanno provocato due atroci guerre mondiali, combattute soprattutto in Europa; e cosa rappresentava vivere in un’Europa divisa in due dalla cortina di ferro, dal muro di Berlino, dall’angoscia, sempre presente, di un conflitto nucleare devastante».

«Talvolta si dimentica il valore delle condizioni in cui ci troviamo e quel che sono costate di fatica e di sacrifici – aggiunge Mattarella -: bisogna sempre pensare che queste condizioni, per quanto imperfette, sono da preservare e da consolidare; e non sono scontate e irreversibili». Tutto ciò «non vuol dire che nell’Unione tutto vada bene«: «La percezione delle sue istituzioni, da parte di larghe fasce di elettorato europeo, non sempre è positiva, anche se è spesso l’egoismo degli Stati – e non quindi quelle istituzioni – a frenare il sogno europeo. Per qualche aspetto l’andamento della vita dell’Unione – anche per il freno posto da parte di alcuni Paesi – dà l’impressione di essersi fermata, come in ordinaria amministrazione; quasi appagata dalla condizione raggiunta, come se il disegno europeo fosse già compiuto. Questo ha, sensibilmente, appannato il disegno storico, la prospettiva e la tensione ideale dell’integrazione. Papa Francesco, con saggezza, indica il centro della questione. L’Europa deve recuperare lo spirito degli inizi. Deve curarsi di più della sorte delle persone. Deve garantire sempre maggior collaborazione, uguaglianza di condizioni, crescita economica, ma questo si realizza realmente soltanto con una crescita culturale civile, morale».