Italia

Mcl: in un libro 40 anni di impegno e testimonianza

«Le sue origini, il tragitto compiuto fino ad oggi, la fisionomia ideale e operativa assunta in questi decenni di vorticosi mutamenti». È questo il percorso offerto da «Nel mondo, perché cristiani», il volume che l’Università Cattolica del Sacro Cuore ha preparato per celebrare i quarant’anni di attività del Movimento cristiani lavoratori (Mcl) curato Evandro Botto, direttore del Centro di ateneo per la dottrina sociale della Chiesa. Una coerenza necessaria. Di «impegno credibile» ha parlato il ministro per i Beni culturali Lorenzo Ornaghi intervenendo con un videomessaggio e facendo riferimento alla «necessaria coerenza tra valori professati». Ornaghi, che ha curato la prefazione del volume, ha invitato gli associati a «occuparsi delle grandi questioni sociali alle quali è impossibile – ha spiegato – non connettere la giustizia sociale e la fiducia nelle nuove generazioni». La «volontà» e la «capacità» di stare «nel mondo, perché cristiani» sono, secondo il ministro, «tanto più importanti quanto più il mondo della globalizzazione risulta segnato da una crisi perdurante, endemica e quasi strutturale, inquietante nei suoi effetti e sfuggente nelle sue cause profonde». Creare sinergie e alleanze. Se l’odierna stagione storica richiede «un ulteriore deciso passo ai cattolici impegnati in politica, nel sociale, in ambito culturale» occorre, ha aggiunto Ornaghi, «prendere atto che il radicamento territoriale del cattolicesimo italiano non trova un’adeguata ed efficace corrispondenza nella maggior parte delle tendenze culturali in atto». Per i cattolici italiani, ha concluso il ministro, «c’è l’opportunità di creare sinergie e alleanze» per cercare «soluzioni stabili e giuste» alle questioni sociali del nostro tempo: «dall’occupazione alle politiche per la famiglia, dalla cooperazione internazionale all’integrazione sociale e allo sviluppo sostenibile». Il momento dei combattenti. Sulla presenza e sulle iniziative del movimento in ambito internazionale si è soffermato Vittorio Emanuele Parsi, docente di relazioni internazionali alla Cattolica, evidenziando nella fisionomia dell’associazione il «riflesso profondo dell’occidentalità dei valori, l’idea di non contrapporre il lavoro al mercato e l’importanza dei corpi intermedi», ma anche «la dimensione popolare». Parsi ha aggiunto che quello che viviamo «non è un momento per puristi ma per combattenti per il futuro. Questo è comunque il nostro tempo, non ne abbiamo un altro, dobbiamo giocarcelo». Più voce alla gente. Alla difficile situazione di crisi ha fatto riferimento anche Giancarlo Rovati, docente di sociologia alla Cattolica, per illustrare i risultati delle indagini svolte sui valori degli europei. «Se gli italiani – ha detto – esprimono orientamenti negativi quando sono invitati a pronunciarsi circa le organizzazioni collettive e le istituzioni pubbliche, sono anche gli unici ad affermare che bisogna dare alla gente più voce nelle decisioni importanti». Hanno grande considerazione, rispetto agli altri europei, «della famiglia, del lavoro e della religione», e interesse «verso le forme di partecipazione non convenzionali». Continuano a credere che la democrazia sia «il miglior modo di partecipare, ma sono sfiduciati». Siamo incastrati «tra un passato che non vuole passare, il presente che incalza e un futuro esigente» secondo Marco Tarquinio, direttore di «Avvenire» e coordinatore della tavola rotonda: «Siamo come nel dopoguerra ma la guerra non è finita. Bisogna – ha concluso – che i cattolici diano un contributo nella maniera più coerente e coesa possibile».