Italia

Meeting di Rimini: «La gente vuol cose vere»

«Restare attaccati all’essenziale per cogliere la realtà che ci circonda»: è questo per Emilia Guarnieri, presidente della Fondazione Meeting per l’amicizia fra i popoli, uno dei principali messaggi che emergono alla fine della XXXV edizione del Meeting di Rimini che si chiude oggi (dal 24 agosto) sul tema «Verso le periferie del mondo e dell’esistenza. Il destino non ha lasciato solo l’uomo». Andare verso le periferie è, per Guarnieri, «la modalità attraverso la quale possiamo riconoscere questo essenziale. Mai ci saremmo aspettati un’intensità di questioni e di temi come accaduto in questo Meeting che ha mostrato come parlare di Cristianesimo, in maniera chiara, significhi parlare in modo forte dell’uomo, delle sue domande e della sua condizione. La Chiesa, il Cristianesimo non sono questioni di nicchia». Intanto è stato diffuso il tema della prossima edizione, la numero XXXVI del Meeting (23-29 agosto 2015), tratto da una composizione del poeta Mario Luzi: «Di che è mancanza questa mancanza, cuore, che a un tratto ne sei pieno?» (Sotto specie umana).

Presidente, aprendo il Meeting lei ha posto la domanda “che cosa cercate?”. Al termine dei lavori le chiedo cosa avete trovato?

“Abbiamo trovato una consapevolezza maggiore rispetto al fatto che il cuore, con il suo desiderio e bisogno di verità, ha una capacità di giudizio e di azione sulla realtà. È come se questo Meeting ci avesse ulteriormente documentato che il cercare l’essenziale rende protagonisti della storia in maniera più significativa e reale”.

Questo è stato un Meeting con meno politici ma con più presenze, 800mila, agli incontri: come se lo spiega? Forse la politica non riesce più ad interessare la gente?

“La gente è interessata ai temi della politica internazionale, alle grandi testimonianze dal mondo, all’economia reale e alla realtà della vita più che al parlare sopra la vita. Abbiamo sempre chiesto, anche in questo Meeting, che la politica si assuma l’incarico del bene comune. L’auspicio è che l’Italia, quella composta da gente che lavora, che si impegna, che intraprende, che ha voglia di spendersi, possa rappresentare una spinta e una provocazione anche per chi governa”.

Al Meeting si è parlato di minoranze perseguitate, vera e propria periferia esistenziale dei nostri giorni…

“Abbiamo ascoltato il racconto di realtà drammatiche da parte di testimoni diretti come monsignor Shlemon Warduni, vescovo ausiliare di Baghdad, o il Custode di Terra Santa, padre Pierbattista Pizzaballa, su cui bisogna essere realisti. Mi riferisco alle questioni, per esempio, dei finanziamenti alle milizie fondamentaliste sollevate dai nostri ospiti durante i loro interventi. Abbiamo anche raccolto testimonianze di comunità cristiane, e non, vive e desiderose di restare in quei luoghi. Purtroppo è venuta fuori anche l’immagine di una comunità internazionale che non ha il coraggio di guardare in faccia la realtà”.

Dopo 35 edizioni, come sta cambiando il Meeting di Rimini?

“C’è richiesta da parte del pubblico di cose reali, vere. La grandissima affluenza che c’è stata alle mostre dice di un interesse a impattarsi con esperienze e realtà. Dovremo sempre più camminare in questa direzione. La gente ha esigenza di cose vere non solo di sentimenti e di ideologie, di pezzi di realtà da cui essere provocati per poter crescere”.

Che ruolo vede per Cl nel cammino verso le periferie come indica Papa Francesco?

“L’esperienza che viviamo in Cl ci rende sempre più consapevoli del nostro bisogno di uomini, facendoci sperimentare il Cristianesimo come una risposta a tutto questo. Gli uomini hanno bisogno di esperienze vere, specie i giovani. Il Cristianesimo è vero”.

Presidente, ci sono due immagini che porta via con sé dal Meeting 2014?

“Mi porto via l’immagine unica di padre Pizzaballa e di mons. Warduni. Sono venuti al Meeting perché, come mi ha detto mons. Warduni, qui sembra che si stia facendo qualcosa di bene. C’è da imparare da questo loro sguardo rivolto all’essenzialità del bene. Un’altra immagine che mi porto dietro è lo spettacolo inaugurale, la ‘Strada’ di Federico Fellini che mi ha mostrato come la grande domanda di senso accompagni sempre l’uomo nel suo cammino, nella sua strada. Ora torniamo alle nostre città desiderosi di continuare questa strada certi che la soluzione dei problemi che la vita pone, – sono parole di don Giussani – non avviene affrontando direttamente i problemi ma approfondendo la natura del soggetto che li affronta. Per questo il titolo della edizione 2015 del Meeting sarà: ‘Di che è mancanza questa mancanza, cuore, che a un tratto ne sei pieno?’”.

*Inviato Sir a Rimini