Italia

Meeting di Rimini, apertura con Monti

«Solo due tipi di uomini salvano interamente la statura dell’essere umano: l’anarchico e l’autenticamente religioso. La natura dell’uomo è rapporto con l’infinito: l’anarchico è l’affermazione di sé all’infinito e l’uomo autenticamente religioso è l’accettazione dell’infinito come significato di sé». Ieri Emilia Guarnieri, presidente della Fondazione Meeting per l’amicizia tra i popoli, in apertura alla XIII edizione del tradizionale appuntamento di Rimini, ha citato don Luigi Giussani per introdurre il tema che fa da filo conduttore all’intera manifestazione: “La natura dell’uomo è rapporto con l’infinito”. Benedetto XVI aveva inviato un messaggio in occasione dell’apertura dell’evento (leggi qui).

Cambiare il cuore e la storia. Quello all’infinito, ha spiegato la presidente della Fondazione, “non è un generico rimando a qualcosa di più grande. L’affermazione della libertà è definita da questo rapporto, che è nell’ontologia dell’uomo”. È possibile, ha proseguito, “vivere all’altezza dei propri desideri, fronteggiando il rischio della ricerca affannosa e sterile di falsi infiniti”. Pertanto il Meeting viene concepito, ancora una volta, come “una scommessa” per offrire “testimonianze, esperienze, riflessioni e confronti sulla vita e le questioni concrete che gli uomini affrontano”, sempre alla ricerca di quella “tensione ad una diversa umanità”. L’intento è offrire un “contributo alla costruzione della civiltà”, mediante le “responsabilità sociali e politiche” e la “passione verso il vero e il bene. Davanti alle insicurezze e alla drammaticità – ha aggiunto – c’è un’unica ragione che ci porta a insistere: ciò che viviamo ci fa percepire la possibilità e il pieno senso dell’esistenza. Non possiamo non desiderare – ha concluso – che ciò che ha cambiato il cuore dell’uomo cambi anche la storia”.

Al di là delle circostanze. Di “giovani per la crescita” ha parlato Giorgio Vittadini, presidente della Fondazione per la sussidiarietà, riflettendo sulle particolari congiunture economiche che oggi ostacolano il percorso dei giovani verso l’autonomia: “Stare in Italia – ha detto – significa correre i cento metri legati a un elastico: sempre frenati, prigionieri”. Vittadini ha poi invitato i giovani ad acquisire “una maggiore coscienza di sé”, per spingersi oltre il momento, dato che “noi non siamo la circostanza”. Il presidente della Fondazione per la sussidiarietà si è poi soffermato sul bisogno di formazione, a partire dai 195.000 ragazzi che lo scorso anno hanno abbandonato la scuola: “È vero – si è chiesto – che la scuola centralista e statalista fa l’uguaglianza, se poi penalizza il merito e discrimina i poveri?”. Quanto al lavoro, se “non è più tempo del posto ma del percorso”, Vittadini ha anche sottolineato che “flessibile è ben diverso da precario”. La crisi, ha detto poi, “è il momento della persona: certe volte basta vedere la luna per non sentirsi più schiavi, come accade al personaggio pirandelliano Ciàula. E l’importante – ha aggiunto facendo riferimento a Giovannino Guareschi – come dice Cristo a Don Camillo, è salvare il seme: la fede”.

Misurarsi con l’infinito, anche in politica. “L’infinito sconvolge ciascuno di noi, ma è un’entità impalpabile con cui dobbiamo misurarci”, ha detto il presidente del Consiglio, Mario Monti, intervenendo all’incontro inaugurale. “Nelle decisioni politiche, spesso, c’è assoluta mancanza d’infinito”: il “breve termine”, assieme al “localismo”, ha detto, “sono il male principale della nostra società”. Il premier ha poi parlato di crisi e speranza: “Siamo veramente in crisi? Un anno fa lo pensavamo meno di oggi, ma credo che lo fossimo di più. E per molti aspetti – ha dichiarato – vedo avvicinarsi il momento in cui dalla crisi si esce”. A fronte di tutto ciò, “motivo di speranza”, secondo Monti, è il “soprassalto di responsabilità delle forze politiche, chiamate a collaborare”. Dal momento che “economia, psicologia ed etica”, a parere del premier, “sono inestricabilmente legate”, le “generazioni perdute oggi pagano la scarsa lungimiranza di chi non ha onorato il dovere di impegnarsi per i giovani”. Quanto alla “crescita”, quella personale, ha detto, “prende le mosse dall’iniziativa dell’individuo”, “dalle soddisfazioni, che devono essere meritate”, dalla “volontà” e dalla “fiducia in sé stessi maturata dalla capacità di studio e di ascolto”. Monti ha concluso il suo intervento leggendo uno stralcio del discorso sui giovani che Alcide De Gasperi pronunciò nel 1950 in Senato a conclusione di un dibattito sulla politica europea: “Se non teniamo alta la fiaccola dell’ideale, non spegniamo solo quella fiamma, ma tante altre speranze, e accendiamo quelle altre di cui oggi ci si lamenta di vedere appena l’inizio ma che possono trasformarsi in un incendio fatale”.