Italia

Mercantile dirottato: Impagliazzo, «i problemi del Mediterraneo non sono diminuiti. Sono aumentati»

Impagliazzo – intervistato dal Sir – elenca anche altri episodi di questi giorni come la nave ferma al porto di Barcellona «su cui il Papa ha espresso un giudizio molto chiaro» ma «soprattutto tutte le persone di cui non sappiamo che fine hanno fatto. Quindi aver chiuso queste vie è un problema umano enorme. Come dice il Papa, se ci sono delle persone da salvare, vanno salvate». Impagliazzo era presente questa mattina all’aeroporto romano di Fiumicino all’arrivo di 54 profughi siriani (di cui 17 minori) dal Libano grazie ai corridoi umanitari promossi da Comunità di Sant’Egidio, Federazione delle Chiese evangeliche in Italia e Tavola valdese, in accordo con i ministeri dell’Interno e degli Esteri. «I corridoi umanitari – ha quindi sottolineato il presidente della Sant’Egidio – sono nati proprio per questo: per evitare questi viaggi della morte, per evitare lo sfruttamento dei migranti da parte dei trafficanti degli esseri umani. Sono un programma che funziona bene e che unisce accoglienza e integrazione e dimostra anche che gli italiani davanti ad un progetto serio si fidano e sanno accogliere».

«La voce delle Chiese è che la vita umana viene prima di tutto e le leggi o sono rispettose del principio della vita o sono leggi sbagliate o applicate male. Riteniamo che garantire il soccorso a chi rischia la vita debba essere un dovere morale, civile ed etico. Da questo punto di vista auspichiamo che si trovi una soluzione». Così Paolo Naso, a nome della Federazione delle Chiese evangeliche in Italia, commenta la vicenda del mercantile turco «dirottato» a Malta con a bordo oltre 100 persone migranti dalla Libia. Parlando al Sir, a margine dell’arrivo questa mattina a Fiumicino di 54 profughi siriani dal Libano, Naso si sofferma sulla questione libica definendola «una urgenza». E spiega: «Abbiamo una serie ormai acclarata di testimonianze e rapporti delle Nazioni Unite che ci dicono che la Libia non è un porto sicuro e che i diritti umani dei profughi non sono tutelati. Da questo punto di vista, perché non pensare ad una applicazione del modello dei corridoi umanitari proprio in Libia? Una grande azione non soltanto italiana ma con capofila l’Italia e gestita a livello europeo che consenta il trasferimento in sicurezza di una cifra di persone che sottraiamo all’inferno libico e lo facciamo in nome dei diritti umani e anche del diritto all’asilo». Alla luce dell’esperienza dei corridoi umanitari avviata con la Comunità di Sant’Egidio, questa via legale di entrata – argomenta Naso – è «nei fatti l’unica via possibile ma soprattutto l’unica via sostenibile, perché stabiliscono delle quote, coinvolgono la società civile e sono secondo la legge».

«Vogliamo allora lanciare una nuova proposta: un grande corridoio europeo dalla Libia. Ci sono decine di migliaia di persone che vivono in condizioni disumane nei cosiddetti campi profughi. Sono persone che hanno diritto alla protezione umanitaria e noi vogliamo che arrivino in Italia e in Europa legalmente». «È chiaro che l’Italia non può farsi carico di tutti coloro che cercano di attraversare il Mediterraneo», aggiunge Naso: «Ma intanto si salvano le persone poi si decide come ripartirle a livello europeo».