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Migranti: appello della campagna «Io accolgo», «via decreti sicurezza e accordi con Libia»

Reintrodurre la protezione umanitaria; abrogare la norma riguardante la residenza dei richiedenti asilo; ristabilire un sistema nazionale di accoglienza che promuova l’inclusione sociale di richiedenti asilo e titolari di protezione; abrogare le norme riguardanti i divieti per le navi impegnate nei salvataggi: sono queste le principali richieste contenute nell’appello al parlamento e governo presentato oggi a Roma dalla campagna «Io accolgo», che riunisce una cinquantina delle principali organizzazioni che si occupano di accoglienza e migrazioni per testimoniare un’altra visione del fenomeno migratorio e promuovere azioni politiche efficaci. Sarà chiesto ai cittadini di firmarlo attraverso una piattaforma on line e banchetti in piazza.

Il prossimo 29 settembre, Giornata mondiale del migrante e rifugiato, saranno in piazza San Pietro per la raccolta firme. Tutte queste richieste sono relative a norme contenute nei decreti sicurezza e sicurezza bis, di cui chiedono l’abrogazione. L’altra richiesta riguarda l’annullamento degli accordi con il governo libico, per cui i migranti intercettati dalla guardia costiera libica vengono riportati forzatamente in Libia «dove vengono commessi crimini contro l’umanità». L’abolizione della protezione umanitaria così come previsto dal primo decreto sicurezza, ad esempio, «ha fatto scivolare migliaia di persone nell’illegalità – ha ricordato Giulia Gori, della Federazione delle Chiese evangeliche – aumentando di fatto l’insicurezza. Ci auguriamo che il nuovo governo voglia correggere queste storture e smettere di usare il tema migrazioni per fare campagne elettorali».

Antonello Cervo, dell’Asgi (Associazione studi giuridici immigrazione), ha puntato l’attenzione sulla norma ritenuta «assolutamente discriminatoria» che impedisce ai richiedenti asilo di iscriversi all’anagrafe «e nega di fatto la possibilità di fruire dei servizi sociali e sanitari». Hassan Bassi, del Cnca (Coordinamento nazionale comunità di accoglienza), ha ricordato che in base al decreto sicurezza i richiedenti asilo non possono più essere inseriti nel sistema di accoglienza gestito dai Comuni (ex Sprar) «ma possono essere accolti unicamente nei Centri di accoglienza straordinaria, strutture prefettizie di grandi dimensioni e prive di servizi fondamentali come i corsi di italiano, l’orientamento lavorativo e la mediazione interculturale, ostacolando così l’integrazione nei territori».

Filippo Miraglia, presidente dell’Arci, aprendo la conferenza stampa, ha toccato anche la stretta attualità. «L’accordo di Malta – ha detto – è un primo passo positivo, speriamo verso la revisione del Regolamento di Dublino. Ma non ci è piaciuto il riferimento alla guardia costiera libica che fa un buon lavoro. Tutti sanno che riporta le persone nei lager dove vengono uccise, torturate e violentate. Chiediamo perciò l’annullamento degli accordi con la Libia e l’abrogazione dei due decreti sicurezza». L’appello al governo e parlamento è di fare «un atto di discontinuità rispetto al passato e tornare alla situazione precedente ai due decreti sicurezza e agli accordi tra Italia e Libia, evacuando dai centri le 5.000 persone bloccate nei centri e ripristinando un sistema di accoglienza pubblico in piccoli gruppi, nel rispetto delle persone e delle comuni locali», ha affermato Miraglia. Rispetto agli accordi decisi ieri al vertice di Malta, ha precisato, «ci aspettavamo che l’Europa facesse di più  rispetto alla ricerca e al salvataggio in mare, perché l’accordo riguarderà solo una minima parte dei migranti».