Naufragio Lampedusa, vescovo Damilano: "I loro nomi sono scritti in cielo e c'è chi li conosce"
“Se per essere operatori di giustizia, occorre essere perseguitato, allora che ciascuno di noi possa essere perseguitato perché cercatore e operatore di giustizia”. A dirlo è mons. Alessandro Damiano, arcivescovo di Agrigento, a Porto Empedocle, davanti i feretri delle sette donne morte nel naufragio a largo di Lampedusa.

“Ci troviamo di fronte a sette donne – continua -, fra cui una con in grembo una vita, e possiamo parlare di una tragedia annunciata. Possiamo cambiare lo sguardo di ciò che avviene nel Mediterraneo e oltre il Sahara. Cambiare lo sguardo leggendo questi versetti del Vangelo di Matteo, nella pagina delle Beatitudini. Queste donne sono entrate nella beatitudine. I loro nomi, che noi non conosciamo, sono scritti in cielo e c’è chi li conosce. Sono beate”. “A noi tocca leggere con occhi diversi queste beatitudini, con una aggiunta: beati coloro che sono in cammino verso la misericordia, beati coloro che sono in cammino nella ricerca del volto di Dio, beati noi se sapremo fare questo cammino di fame e sete della giustizia. Al di là delle religioni e etnie – conclude – abbiamo delle sorelle che attraverso la morte sono entrate nella vita piena. Non conosciamo le loro storie, non conosciamo chi le ha perse”.
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