Italia

Nave Diciotti: dal mondo cattolico la richiesta di autorizzare lo sbarco immediato dei migranti

Un «profondo e marcato dissenso nei confronti della gestione della situazione che ormai da lunedì sera riguarda 177 migranti, tra cui 29 minorenni non accompagnati, trattenuti a bordo della nave Diciotti nel porto di Catania». Lo esprimono in una nota il Centro Astalli e la Caritas diocesana di Catania, che chiedono alle autorità italiane di «autorizzare lo sbarco immediato dei profughi, indipendentemente dall’esito delle trattative attualmente in corso tra l’Italia, Bruxelles e gli Stati membri per la ricollocazione nei vari Paesi Ue». Entrambe le organizzazioni mettono a disposizione «tutte le proprie risorse umane e materiali per fornire quanto necessario in seguito allo sbarco». Padre Gianni Di Gennaro del Centro Astalli di Catania lancia un nuovo appello per «sollecitare le coscienze e la responsabilità delle istituzioni e dei cittadini»: «Ci troviamo di fronte a un’esigenza umanitaria che non può essere strumentalizzata per trattative tra l’Italia e i Paesi europei». Anche don Piero Galvano, direttore della Caritas di Catania, ha voluto ricordare che «la Caritas costituisce un presidio di solidarietà umana e spirituale e tiene le porte e le braccia aperte per tutti i fratelli che arrivano da situazioni di disperazione e sconforto; in questo senso crediamo che i diritti fondamentali della persona debbano essere rispettati sopra ogni cosa».

La Chiesa di Catania «unisce la sua voce alle tante che in questi giorni si levano verso le autorità competenti perché i migranti giunti al porto della nostra città, su nave Diciotti, possano finalmente sbarcare e dopo tante peripezie e sofferenze trovare una giusta soluzione alla loro difficile situazione». «Chiediamo che alle tante ragioni invocate – afferma il vicario generale mons. Salvatore Genchi -, venga anteposta quella umanitaria, che non può e non deve essere ultima fra le tante considerazioni. Abbiamo appreso con sollievo che ai minori è stato permesso di lasciare la nave; chiediamo con insistenza che anche a tutti gli altri migranti, uomini e donne, sia concesso di sbarcare e porre così fine alla drammaticità che stanno vivendo». «Attendiamo con fiducia risposte positive – conclude – ed eleviamo al Padre, difensore dei deboli la nostra preghiera».

«Non si possono lasciare rinchiuse delle persone, tra cui alcuni minori non accompagnati, all’interno di una nave italiana in un porto italiano», dichiara Roberto Rossini, presidente nazionale delle Acli. «Come Acli ci uniamo agli appelli che arrivano dal mondo associativo e politico, ultimo quello del presidente della Camera dei Deputati, e chiediamo che vengano immediatamente fatti sbarcare sul suolo italiano i 177 migranti che si trovano all’interno della nave Diciotti ancorata da lunedì 20 agosto presso il porto di Catania». Secondo Rossini, «non si tratta solo di un atto umanitario, ma di rispettare le norme di diritto nazionale e internazionale». A suo avviso, in un secondo momento «si potrà tornare a discutere, nelle sedi europee, della ripartizione dei migranti e anche delle procedure relative alla gestione dei salvataggi, perché non si ripetano più casi come questo».

Anche per Giovanni Paolo Ramonda, presidente della Comunità Papa Giovanni XXIII «è giusto e umano che il governo italiano consenta ai 177 migranti sulla nave Diciotti di poter sbarcare a Catania». «Ben sappiamo che il peso del flusso migratorio non può ricadere sulla sola Italia – continua Ramonda -. Tuttavia non possiamo far pagare il prezzo dell’inadempienza degli altri Stati europei ai migranti, già provati da un terribile viaggio in mare e dalla permanenza in Libia». Infine, Ramonda a nome della Comunità afferma di «condividere la proposta del presidente della Camera Fico di garantire i diritti a partire dai minori».

«Seguiamo da vicino e con trepidazione la vicenda della nave Diciotti (…) L’ennesimo caso, purtroppo, che in questi mesi ha messo a dura prova la cultura dell’accoglienza che come italiani ci ha sempre contraddistinto». Lo affermano in una nota Rosalba Poli e Andrea Goller, responsabili del Movimento dei Focolari in Italia. «Sebbene comprendiamo la necessità di percorsi condivisi a livello europeo, della ricerca di soluzioni non improvvisate – continua il comunicato -, non possiamo non esprimere la grande preoccupazione per le vicende umane di persone che fuggono da fame, guerre, morte». Ricordando la presenza di 29 bambini a bordo della Diciotti, i firmatari della nota affermano che «sono i nostri figli; gli uomini e le donne su quella nave da giorni, sono nostri fratelli e sorelle e, anche in nome del Vangelo nel quale crediamo, chiediamo che non vengano considerati oggetto di ricatto». «Invochiamo per loro, e per quanti si trovano nella stessa condizione, la dignità che non è stata finora riconosciuta né nei Paesi di origine, né in quelli che li hanno visti passare, né nel nostro che li ha visti approdare». Poli e Goller chiedono di «aprire loro i nostri porti, le nostre case e i nostri cuori». «Ci appelliamo, infine, ai politici di ogni estrazione perché mettano da parte diatribe fra schieramenti e interessi particolari e collaborino in nome dell’appartenenza comune alla razza umana che viene prima di ogni altra distinzione e separazione».

Il caso della nave Diciotti – con l’intervento della Guardia Costiera che ha consentito di porre in salvo 177 persone tra cui molti soggetti vulnerabili – mostra che, «purtroppo, siamo ancora lontani da soluzioni umane e concrete per l’immigrazione». Lo afferma la Comunità di Sant’Egidio, invitando a «cercare risposte adeguate e condivise anche con gli altri Paesi europei». «Solo l’adozione di misure strutturali, sia a livello nazionale, sia a livello europeo – prima fra tutte la previsione di canali legali di ingresso, di cui i corridoi umanitari sono una delle espressioni possibili – potrà evitare il ripetersi in futuro di situazioni analoghe, contrastare il traffico di esseri umani e porre fine alle inaccettabili morti in mare, aumentate percentualmente negli ultimi mesi», sottolinea. «Apprezzando il valore della scelta, già effettuata, di tutelare i minori consentendone lo sbarco, come richiesto dalla magistratura minorile», la Comunità di Sant’Egidio propone «che si inizino subito le procedure di identificazione – anche prima dello sbarco – per acquisire elementi di certezza sull’identità, la nazionalità e le condizioni personali, anche di salute, di ciascuno dei profughi maggiorenni rimasti sulla nave; che sia consentito, a chi ne fa richiesta, di presentare domanda di protezione internazionale, tenendo conto che il sistema normativo già consente di procedere all’esame e, in caso di rigetto, al rimpatrio nel Paese di origine; che sia consentita la libertà di culto, come già garantito in tutte le situazioni di limitazione della libertà personale, con la presenza sulla nave dei responsabili delle varie confessioni religiose». Sant’Egidio chiede «che tutte le azioni proposte siano realizzate subito perché non ostative alla continuazione delle trattative in corso per il ricollocamento a livello europeo: al contrario, proprio la conoscenza più approfondita delle singole situazioni, potrebbe facilitare ed orientare la richiesta di ricollocamento». Infine, la Comunità di Sant’Egidio, «come in altre occasioni, si rende disponibile, se necessario, ad accogliere alcune delle persone presenti sulla nave e favorire il loro inserimento».