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OBIETTIVI DEL MILLENNIO: CARD. TURKSON (SANTA SEDE), NON AVERE PAURA DEI POVERI

“Ogni tentativo di usare gli Obiettivi del Millennio per diffondere ed imporre stili di vita egoistici o, peggio, politiche demografiche per ridurre con mezzi economici il numero dei poveri, sarebbero miopi e malintenzionate”. Lo ha affermato a New York il card. Peter K.A. Turkson, presidente del Pontificio Consiglio per la Giustizia e la Pace, capo delegazione della Santa Sede al Summit dei capi di Stato e di governo sugli Obiettivi del Millennio, in corso in questi giorni (20-22 settembre). Il riferimento è alla parte del Documento finale in cui si parla di “salute sessuale e riproduttiva” e “pianificazione familiare”, che, secondo la Santa Sede, “solleva preoccupazioni profonde”: “Ci sono termini controversi – ha precisato più avanti il card. Turkson -, spesso interpretati come inclusione dell’accesso all’aborto e ai metodi di pianificazione familiare, non consoni alla legge naturale”. Precisando di parlare “non solo come leader religioso, ma come africano e uomo proveniente da una famiglia povera”, il card. Turkson ha invitato la comunità internazionale a “non avere paura dei poveri” e ad usare gli Obiettivi del Millennio “per combattere la povertà, non per eliminare i poveri”. Bisogna dare “ai Paesi poveri – ha detto – un amichevole sostegno finanziario e commerciale e aiutarli a promuovere il buon governo e la partecipazione della società civile”. “Tutti i governi, sia dei Paesi sviluppati sia in via di sviluppo – ha detto il card. Turkson – devono accettare la loro responsabilità nella lotta alla corruzione, contro comportamenti spregiudicati e a volte immorali nell’area degli affari e della finanza”, “nell’evasione fiscale”, per garantire “il rispetto della legge e la promozione di tutti gli aspetti umani dello sviluppo, come l’educazione, la sicurezza sul lavoro, e cure sanitarie di base per tutti”. Inoltre, ha proseguito, “i governi donatori e i riceventi, non dovrebbero interferire nelle caratteristiche particolari e nell’autonomia delle organizzazioni religiose e civili coinvolte in questi ambiti”. Piuttosto, “dovrebbero rispettosamente incoraggiare queste organizzazioni, promuovendole e sostenendole il più possibile”. Infatti, se le società civili locali sembrano diventare “sempre più consapevoli del loro ruolo quali attori dello sviluppo”, ha fatto notare, “sfortunatamente molti ostacoli sono dovuti al malgoverno e alla condotta irresponsabile degli Stati a livello regionale e internazionale”. Il cardinale Turkson ha puntato il dito contro gli “ostacoli allo sviluppo” quali la “condotta scorretta e irresponsabile della maggior parte degli operatori finanziari”, il “nazionalismo eccessivo e gli interessi corporativi”, le “vecchie e nuove ideologie”, l’istigazione “alle guerre e ai conflitti”, “il traffico illecito di persone, droghe e materie prime legate a situazioni di guerra e povertà estrema, e la mancanza di scrupoli di alcuni operatori economici e sociali delle regioni più sviluppate”. Rilevando i progressi nel raggiungimento di alcuni Obiettivi del Millennio ma anche le lacune, soprattutto nei Paesi dell’Africa sub-sahariana, il presidente del dicastero vaticano ha esortato a “continuare e rafforzare la mobilitazione politica, attraverso una costante solidarietà economica e finanziaria, per garantire la disponibilità delle risorse”. La Santa Sede esorta a rafforzare “una partnership globale per lo sviluppo”, per “il raggiungimento di tutti gli altri Obiettivi” e lo sradicamento del debito estero per “prevenire il ricorso a certe situazioni di usura internazionale che hanno contraddistinto le ultime decadi del 20° secolo”. I Paesi sviluppati e le economie emergenti, ha suggerito, “dovrebbero tenere aperti i loro mercati” per “aiutare i Paesi poveri a crescere verso l’indipendenza economica necessaria allo sviluppo socio-economico”.Sir