Italia

Ong e salvataggi in mare: Caritas, Intersos e Msf, «polemica sterile, salgano sulle navi e verifichino»

«La polemica è fatta da chi non prospetta alcuna soluzione per salvare vite in mare – fa notare il responsabile area internazionale di Caritas italiana -. Ad oggi non è stata proposta alcuna alternativa credibile per evitare che questa gente muoia in mare, perché sappiamo che comunque continueranno a imbarcarsi». «Chi pone dubbi pesanti sull’operato di queste Ong – afferma Forti – dovrebbe per primo salire sulle navi oggetto di queste presunte indagini e verificare direttamente l’operato. Credo che tutte le Ong sarebbero ben disposte ad accoglierli. Così sgombreremmo il campo da ogni dubbio e la polemica sarebbe meno sterile di come è stata finora». A proposito delle indagini Forti osserva: «Se c’è un valore giudiziario se ne tireranno le conseguenze, ma ad oggi nessuno sa niente. Ci sono solo dichiarazioni presunte e dubbi, ma non ci sono prove. In questo modo si rischia di rovinare l’operato di tanta gente che sta lavorando in mare». A fronte di tutto ciò, conclude, «noi continueremo a sostenere che per noi è prioritario salvare vite in mare. Se ci saranno responsabilità andranno accertate ma ad oggi non abbiamo avuto alcun riscontro. Quindi la cosa migliore è che salgano su queste navi, dopo di che se ne discuterà».

Intersos: «vergognosa speculazione». Sulle polemiche interviene anche l’organizzazione umanitaria Intersos, che collabora con Unicef partecipando alle operazioni di soccorso sulle navi della Guardia costiera italiana. Gli attacchi di questi giorni contro le Ong impegnate nei salvataggi in mare nel Mediterraneo, si legge in una nota, sono «una vergognosa speculazione. Siamo stanchi di aiutare bambini vittime di tortura, donne violentate e sentire basse e mal costruite invenzioni e strumentalizzazioni politiche». «Se siamo lì, è per fermare una strage – ricorda Intersos -. Se a qualcuno questo lavoro non piace, dica con chiarezza che preferisce un morto annegato ad un essere umano tratto in salvo». Il Mediterraneo è diventato un «cimitero d’acqua» dove in poco più di un anno sono morte oltre 5mila persone: «uomini, donne e bambini in fuga da guerre, violenze e povertà estreme, salpati dalle coste di un paese, la Libia, dove violenze e sopraffazioni nei confronti dei migranti sono una costante fuori controllo». «Se siamo nel Mediterraneo – sottolinea l’organizzazione – è perché nel 2016 il numero di morti in mare ha superato ogni record. Una strage aggravata da politiche basate sulla chiusura e la militarizzazione dei canali di migrazione, a scapito del rispetto di diritti umani e dei fondamentali principi umanitari».

Msf: «Polemiche strumentali per nascondere colpe della politica». «Politiche e istituzioni hanno creato la crisi e fallito nel risolverla. Con vie legali e sicure non ci sarebbe nessun bisogno di salvare vite in mare»: così l’organizzazione medico-umanitaria Medici senza frontiere (Msf) reagisce «indignata» ai «cinici attacchi» al lavoro delle Ong in mare da parte di alcuni esponenti della politica, che hanno visto nelle ultime ore un crescendo di veleni e false accuse. Msf esporrà il proprio punto di vista alle istituzioni il 2 maggio, in audizione alla Commissione Difesa del Senato. Nel frattempo valuterà in quali sedi intervenire a tutela della propria azione, immagine e credibilità. «Le accuse contro le Ong in mare sono vergognose, ed è ancora più vergognoso che siano esponenti della politica a portarle avanti, attraverso dichiarazioni false che alimentano l’odio e discreditano Ong che hanno come unico obiettivo quello di salvare vite – ha detto Loris De Filippi, presidente di Msf -. È una polemica strumentale che nasconde le vere responsabilità di istituzioni e politiche, che hanno creato questa crisi umanitaria lasciando il mare come unica alternativa e hanno fallito nell’affrontarla e nel fermare il massacro. Se ci fossero canali legali e sicuri per raggiungere l’Europa, le persone in fuga non prenderebbero il mare e si ridurrebbe drasticamente il business dei trafficanti. Se ci fosse un sistema europeo di aiuti e soccorsi in mare non ci sarebbe bisogno delle Ong».

In riferimento alle false accuse sul lavoro in mare Msf ricorda che i soccorsi avvengono «secondo il diritto del mare e dei rifugiati sotto il coordinamento e le indicazioni della Guardia Costiera italiana; che non riceviamo telefonate dirette dai trafficanti; che le Ong lavorano in acque internazionali e solo in pochi casi eccezionali, in presenza di naufragi imminenti e sotto autorizzazione delle autorità competenti, sono entrate in acque libiche; che il lavoro di Msf in mare è sostenuto esclusivamente da fondi privati; che non ci sono prove che i soccorsi siano un fattore di attrazione; che persone disperate, torturate, afflitte da guerre, persecuzioni e povertà continueranno a partire; che fino a quando non verranno garantiti canali legali e sicuri per trovare sicurezza in Europa e un sistema europeo di aiuti e soccorsi in mare, quelle stesse persone continueranno a rischiare e perdere la propria vita nel Mediterraneo». Sul proprio sito Msf  mette a disposizione le 10 domande e risposte più frequenti sui soccorsi in mare.