Italia

«PIAZZE DI MAGGIO»; IN ITALIA PER VENDERMI, SALVATA DA DON BENZI, PROSTITUTA PARLA IN DUOMO AREZZO

“Mi hanno chiamata in Italia offrendomi un mondo migliore: ma ho scoperto ben presto che non lo era”. A parlare è una ragazza di colore che Don Benzi ha liberato dalla strada e che ha raccontato la sua storia ieri sera nella cattedrale di Arezzo gremita di gente che ha ascoltato in silenzio ed emozionata. Sull’altare i cardinali Walter Kasper e Jean Louis Tauran e 20 tra vescovi cattolici, a cominciare da quello di Arezzo Gualtiero Bassetti, ortodossi, tra cui il Metropolita Emanuel Adamakis e anglicani, come il rappresentante dell’arcivescovo di Canterbury presso la Santa Sede John Flack.

E’ stato uno momenti più significativi della manifestazione “Piazze di Maggio” l’incontro sulla cittadinanza in preparazione al convegno decennale della chiesa italiana che si svolgerà a Verona. La ragazza ha parlato dalla sagrestia e la navata della cattedrale era al buio; un faro illuminava una gigantografia della Maddalena dipinta da Piero della Francesca. “Mi hanno chiamata – racconta la voce senza volto – per fare la parrucchiera: poi arrivi e l’offerta di lavoro cambia. Mi hanno buttato sulla strada. A colpi di centomila lire l’ora. Qualcuna non riesce più a liberarsene, stretta tra chi ti sfrutta e i clienti. Qualcun’altra come me ha più fortuna e si libera. Non mi piaceva vendermi, non mi piaceva fare quel lavoro, non piace a nessuno: ma non tutte hanno la forza e la fortuna di uscirne”.

Al fianco della ragazza il responsabile della Comunità Giovanni XXIII di don Oreste Benzi. “Le prostitute – spiega – in Italia sono 50.000 mila e in Europa mezzo milione. Sono sfruttate e gettate via, dai magnaccia e dai clienti”. Parole pesanti, inconsuete in una Cattedrale e che disegnano il volto di un’altra cittadinanza. Al termine della testimonianza il riflettore sulla Maddalena si è spento e una ragazza è uscita dalla sacrestia e si è seduta in una delle ultime panche della chiesa. Anonima e inosservata, proprio come lei voleva. (ANSA).

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