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PILLOLA DEL GIORNO DOPO: SCIENZA E VITA, «PIENA SOLIDARIETÀ AL FARMACISTA OBIETTORE»

La pillola del giorno dopo non è un farmaco “curativo” né “salvavita”, quindi “deve essere assicurata al farmacista l’obiezione o l’opzione di coscienza nel pieno riconoscimento delle fondamentali norme costituzionali di garanzia”. A ribadirlo è l’associazione “Scienza & Vita”, che esprime in questi termini “incondizionata solidarietà al farmacista che ha sollevato obiezione di coscienza per la cosiddetta pillola del giorno dopo”. Ieri, in una farmacia di Fiumicino, Piero Uroda, presidente dell’Unione farmacisti cattolici italiani, ha rifiutato di vedere la pillola del giorno dopo ad una donna di 34 anni, che lo ha poi denunciato per la sua obiezione di coscienza. “Così come riportato nello stesso foglietto illustrativo accluso alla confezione, l’azione svolta dalla sostanza chimica, tra l’altro, impedisce l’impianto in utero dell’embrione”, ricorda Scienza & Vita, che attraverso i due presidenti, Bruno Dallapiccola e Lucio Romano, manifesta la sua “solidarietà a tutti i farmacisti, credenti e non credenti, che intendono tutelare il fondamentale diritto alla vita del concepito”. “L’obiezione di coscienza è un diritto umano il cui carattere basilare nell’intero ordinamento giuridico è stato più volte affermato dalla Corte costituzionale”, ha dichiarato oggi Carlo Casini, presidente del Movimento per la vita (Mpv) “Il Tar del Lazio in data 12 ottobre 2001 – ricorda Casini – ha annullato l’autorizzazione alla vendita della pillola del giorno dopo decisa dal ministro Veronesi perché il foglio illustrativo del prodotto non spiegava che questo può provocare la morte dell’embrione eventualmente formatosi, impedendone l’annidamento in utero”. Nel suo parere del 28 maggio 2004, aggiunge Casini, “il Comitato nazionale di bioetica ha riconosciuto credibilità scientifica alla tesi che la Pillola produce la morte dell’embrione eventualmente prodotto. Il solo dubbio di contribuire all’uccisione di un essere umano – conclude – può ragionevolmente e seriamente inquietare la coscienza del sanitario (medico e farmacista che sia) richiesto di cooperare al possibile evento letale”. Sir