Italia

POVERTÀ IN ITALIA: CARITAS/ZANCAN, AUMENTA DEL 10%, UNA SOCIETÀ «IN CADUTA LIBERA»

I poveri e gli “impoveriti”, ossia in situazione di forte fragilità economica, sono aumentati in Italia del 10%, una cifra da sommare agli 8 milioni di poveri “ufficiali” stimati dall’Istat. Lo dimostra anche il fatto che, nel biennio 2009-2010, c’è stato un aumento del 25% del numero di persone che si rivolgono alla Caritas per un aiuto. Sono i dati contenuti nel X Rapporto su povertà ed esclusione sociale in Italia “In caduta libera”, a cura della Caritas italiana e della Fondazione E. Zancan, presentato oggi a Roma. “Non è vero che siamo meno poveri, come gli ultimi dati ufficiali sulla povertà (luglio 2010) farebbero pensare”, denuncia il Rapporto. Secondo l’Istat si tratta di dati “stabili” rispetto al 2008 ma in realtà, precisano Caritas e Fondazione Zancan, si tratta di “un’illusione ottica”: “visto che tutti stanno peggio, la linea della povertà relativa si è abbassata”, quindi “circa 560 mila persone” ridiventano “povere relative”, una cifra da sommare ai 7 milioni e 810 mila dei dati Istat: sarebbero, cioè, 8 milioni e 370 mila i poveri nel 2009 (+3,7%). La povertà – denuncia il Rapporto – si conferma un fenomeno che riguarda soprattutto il Mezzogiorno, le famiglie numerose, quelle con 3 o più figli (soprattutto se minori), quelle monogenitoriali e quelle con bassi livelli di istruzione. Inoltre, sempre più famiglie, in cui uno o più membri lavorano, sono povere. Accanto ai poveri ufficiali, rileva il Rapporto Caritas/Zancan, ci sono le persone “impoverite” che, “pur non essendo povere, vivono in una situazione di forte fragilità economica” e durante la crisi hanno dovuto modificare il proprio tenore di vita. Il fenomeno è confermato da alcuni dati: “nel 2009 il credito al consumo è sceso dell’11%, i prestiti personali hanno registrato un -13% e la cessione del quinto a settembre 2009 ha raggiunto il +8%”. La famiglia – denunciano le due organizzazioni – è la prima vittima della povertà, anche perché la precarietà del lavoro “impedisce alle nuove generazioni la creazione di nuovi nuclei familiari” e “le istituzioni e la politica non la valorizzano adeguatamente”. Sulle famiglie grava anche l’assistenza alle persone non autosufficienti, senza che ne venga riconosciuto il contributo, “anche economico”. A convalidare una situazione di povertà sempre più grave sono i ricavati dai Centri di ascolto Caritas (presenti nella maggior parte delle parrocchie e delle diocesi) e dai 150 Osservatori diocesani delle povertà: ogni anno circa 1 milione di persone beneficiano di un intervento di aiuto presso i Cda, il 68,9% sono stranieri. Il 65,9% ha problemi di povertà economica, il 62% di occupazione, il 23,6% di alloggio. Le strade che portano alla povertà – evidenzia il X Rapporto Caritas/Zancan  – sono “sempre più veloci, complesse, multidimensionali, con frequenti uscite e ‘ritorni’ in una situazione di disagio sociale”, a causa del “fiatone” economico per non riuscire a pagare il mutuo, le bollette, ecc. Questo determina anche situazioni di “disagio psicologico e conflittualità intrafamiliare”. Nel biennio 2009-2010, oltre all’aumento del 25% del numero di persone che si rivolgono alla Caritas per chiedere aiuto, “in egual misura tutte le regioni d’Italia”, cresce anche del 40% la presenza degli italiani, e del 30% i “nuovi utenti”. Ritornano in Caritas le “vecchie conoscenze”, anche dopo 5-6 anni dall’ultima visita al Centro di Ascolto, cresce il numero di utenti seguiti “solo” dalla Caritas o da altre espressioni della Chiesa locale e si conferma, inoltre, l’affacciarsi di “nuove situazioni di impoverimento degli immigrati” dovute alla crisi nel settore dei servizi alla persona. Caritas e Fondazione Zancan fanno notare, a questo riguardo, “come le misure di controllo imposte dai recenti ‘pacchetti-sicurezza’ stiano spingendo molti stranieri a non rivolgersi alla Caritas, per il timore di essere rispediti in patria, assieme alle proprie famiglie”. Il Rapporto valuta anche, in collaborazione con Acli e Cisl, le misure governative di contrasto alla povertà nel biennio 2007-2008: “abbastanza” o “molto efficace” è stata considerata dagli operatori intervistati (69,2%) l’abolizione dell’Ici per la prima casa. Bocciatura netta per la “social card”: “poco” o “per niente utile” per il 94,9% degli intervistati. Un po’ meno negativo è il giudizio sui bonus famiglia, elettrico e gas (il 58% li ha ritenuti “poco” o “per niente utile”). Questi interventi, rileva don Vittorio Nozza, direttore della Caritas italiana, “andrebbero migliorati e opportunamente modificati”. Il Rapporto suggerisce, come ogni anno, di contrastare la povertà investendo più sui servizi, anziché sui trasferimenti economici (l’errore è sempre “troppi soldi e pochi servizi”), di attivare “strategie strutturali” e promuovere, a livello locale, dei “Laboratori locali di solidarietà” per gestire le risorse e dare risposte ai bisogni della popolazione. Un segnale utile, suggerisce don Nozza, sarebbe quello di “riconoscere in qualche modo il prezioso lavoro di cura delle famiglie con gravi carichi assistenziali”.Sir