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PROCREAZIONE ASSISTITA: MONS. BETORI, «PREMATURO» PARLARE DI REFERENDUM

Le riforme costituzionali in atto e la campagna referendaria contro la legge 40/2004 “non sono state oggetto” del dibattito tra i vescovi, che auspicano tuttavia “soluzioni concordi” per riforme e federalismo ed esprimono “preoccupazione” per il “clima” del dibattito sulla fecondazione, caratterizzato dal “modo strumentale con cui dati oggettivi sono stati travisati e le polemiche portati avanti”. Lo ha detto mons. Giuseppe Betori, segretario generale della Cei, illustrando oggi ai giornalisti il comunicato finale del Consiglio permanente dei vescovi italiani, svoltosi a Roma dal 20 al 23 settembre. “La riforma non è stato oggetto di uno scambio di vedute da parte dei vescovi – ha detto Betori rispondendo alle domande dei giornalisti – ma la posizione di base è l’auspicio che su questo ambito si trovino soluzioni concordi che favoriscano un corretto e armonioso rapporto tra i poteri dello Stato. Non possiamo entrare in giudizi di carattere tecnico, che non spettano a noi”. Neanche il referendum, ha riferito il segretario generale della Cei, è stato “oggetto di riflessione dei vescovi”, che hanno riflettuto piuttosto sul “clima usato per proporre i referendum, che ancora non c’è: c’è attesa per la raccolta delle firme, la loro validazione, la valutazione dei quesiti della Corte Costituzionale. Fino a quel momento, qualsiasi dichiarazione sarebbe prematura da parte nostra”.

Riguardo ad eventuali modifiche della legge 40, Betori ha dichiarato: “per ora il Parlamento ha approvato una legge, aspettiamo di vedere cosa succederà successivamente”. Quanto al federalismo, Betori ha ribadito che “non c’è da parte dei vescovi un’analisi delle diverse leggi: visto che, tra l’altro, le proposte variano di mese in mese, risulta difficile capire quale sarà il testo finale”. Quella della Chiesa italiana è dunque “una riaffermazione delle esigenze di fondo: sta ai politici verificare se ciò che stanno approvando verifichi il rispetto di tre condizioni: la solidarietà, la sussidiarietà e il mantenimento dell’unità nazionale”.

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