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PROCREAZIONE ASSISTITA, RICORSO TRIBUNALE DI CAGLIARI; CASINI: «IN CORSO UN ATTACCO ALLA LEGGE 40»

“Non meraviglia questo tentativo, rinnovato, di attacco alla legge 40 attraverso il ricorso alla Corte Costituzionale”. E’ il commento, rilasciato al Sir, di Carlo Casini, presidente del Movimento per la Vita, alla questione di legittimità sollevata dal tribunale di Cagliari, che ha sollecitato la Consulta a pronunciarsi sull’articolo 13 della legge 40/2004, partendo da una richiesta di diagnosi pre-impiantatoria avanzata da una coppia portatrice sana di beta talassemia. Un tentativo del genere, ricorda Casini, “era stato già effettuato in piena campagna referendaria, con evidenti scopi propagandistici, ed era fallito poi per una convincente ordinanza del giudice di Catania”.

“Il nuovo tentativo – commenta il presidente del Movimento per la Vita – cerca di ottenere, attraverso il parere di 15 persone, per quanto professionalmente attrezzate, un effetto su quella abrogazione della legge che invece trenta milioni di cittadini italiani hanno detto di non volere”. “La legge 40 – sottolinea Casini – è perfettamente coerente nel non consentire la diagnosi genetica pre-impiantatoria”, in quanto “consente la sperimentazione sull’embrione, non solo su quello in provetta ma anche quello già impiantato e sviluppato, solo quando vi sia un possibile vantaggio per l’embrione stesso sottoposto a sperimentazione, seguendo cosaì le direttive del Parlamento europeo” Quanto al merito della questione su cui si attende il parere della Consulta, Casini rileva che “per esprimere un giudizio tecnicamente corretto occorrerà leggere le motivazioni dell’ordinanza di remissione alla Corte Costituzionale emanata dal tribunale di Cagliari”.

Il presidente del Movimento per la Vita segnala, tuttavia, “l’inconsistenza di chi trova incoerente la legittimità dell’aborto terapeutico a seguito di amniocentesi ed il divieto di diagnosi pre-impiantatoria previsto dalla legge 40. L’aborto terapeutico è infatti reso lecito dal pericolo per la salute della madre, mentre la diagnosi pre-impiantatoria riguarda la salute del figlio”. In secondo luogo, “l’aborto terapeutico ha come scopo prioritario la cura dell’embrione, e rappresenta solo un’eventualità, mentre nella diangosi pre-impiantatoria la soppressione dell’embrione è una regola ovvia”. In terzo luogo, “l’amniocentesi riguarda un solo figlio e non molti figli che vengono eliminati, come avviene nella diagnosi pre-impiantatoria, che comporta anche la soppressione di un certo numero di embrioni sani per scoprire il malato e poi opprimere anche quello”. Infine, conclude Casini, la legge 194 “contiene e dovrebbe applicare un principio di preferenza per la nascita, valido anche in caso di accertata malformazione del feto, cosa che manca del tutto nel caso tale malformazione venisse accertata dalla diagnosi pre-impianto”. Sir