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Perugi-Assisi: due manifesti al termine della marcia, «nessuno sia lasciato solo»

Presentati due manifesti al termine della marcia Perugi-Assisi con altrettanti appelli: «Nessuno deve essere lasciato solo!», «Prendiamoci cura gli uni degli altri!».  Alla manifestazione conclusiva hanno partecipato migliaia di studenti, insegnanti e amministratori locali. Nel testo del primo manifesto si riconosce che «grandi incertezze, molta solitudine, molta insicurezza, molte paure, aumento delle povertà e delle disuguaglianze, perdita del lavoro e mancanza di prospettive stanno togliendo la pace a molte persone». Quindi, «diciamo basta all’individualismo e alla competizione che ci impediscono di rispondere ai bisogni fondamentali delle persone». La consapevolezza è che «nessuno potrà farcela da solo. Cerchiamo assieme le soluzioni dei problemi che non sono ancora state trovate e intraprendiamo nuove iniziative per attuarle. Prendiamoci cura di tutti, senza distinzioni, a cominciare dai più vulnerabili». Nel manifesto della cura, invece, vengono richiamati 12 punti a partire da una consapevolezza: «La cura è la dimensione essenziale della vita umana perché senza cura l’esistenza non può fiorire».

«Viviamo un tempo di cambiamenti epocali e più che mai le nostre società continuano ad avere un gran bisogno di donne e uomini di pace». Si apre con queste parole il messaggio che il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, aveva inviato al coordinatore del comitato promotore della Marcia Perugia-Assisi, Flavio Lotti, alla vigilia dell’appuntamento. Per il Capo dello Stato, «la Marcia Perugia-Assisi, anche quest’anno, come nella sua lunga storia, è una testimonianza corale di speranza e fraternità».

Esprimendo l’incoraggiamento ai partecipanti – «in particolare ai giovani» e «a tutti coloro che decidono di camminare insieme sulle strade dell’impegno e della solidarietà» – Mattarella ricorda che stiamo vivendo «una stagione di ricorrenze importanti». Il riferimento è alla Costituzione Repubblicana, entrata in vigore nel 1948, e alla la Dichiarazione universale dei diritti umani proclamata nello stesso anno dall’Onu. «Sono due pilastri osserva il presidente della Repubblica – su cui è costruita la nostra civiltà, e che ancora sostengono un’idea di progresso nella libertà, nell’uguale dignità di ogni essere umano, nella cooperazione tra i popoli». «Entrambi i testi – prosegue – nascono all’indomani degli orrori della guerra, dell’olocausto, delle dittature. Mai più dobbiamo ricadere negli abissi della violenza».

«La nostra forza – ammonisce Mattarella – poggia sulla capacità di mobilitare le coscienze e di non retrocedere per nessuna ragione sui diritti della persona. La pace coinvolge e sfida cultura, economia, politica, educazione, interpella ciascuno. L’apporto creativo dei giovani è indispensabile per dare sostanza alla pace».

Il Capo dello Stato ricorda poi che «ricorre quest’anno anche il cinquantesimo della morte di Aldo Capitini, apostolo della non-violenza, che fu l’ideatore della Marcia Perugia-Assisi»: «attualizzare il suo messaggio è un’impresa appassionante che richiede intelligenza e dedizione e che ci sollecita a una coerenza di vita»