Italia

Porto Torres: tra natura, storia e mistero

Punto di arrivo: Porto Torres

La Sardegna è molto ben collegata con il continente sia con gli aeroporti che con i numerosi porti che si affacciano sul Mediterraneo. Se volete essere del tutto indipendenti negli spostamenti portandovi anche la vostra auto, optate per il più pratico (anche se più lento) trasporto marittimo: grazie al web potrete avere a disposizione le principali imbarcazioni a prezzi senza dubbio competitivi. Se cercate una meta che riunisca in sé una natura incontaminata, divertimenti e shopping, ma anche qualche sana avventura in stile Indiana Jones, allora potete imbarcarvi su uno dei tanti traghetti per Porto Torres.

Questa ridente cittadina, divenuta ultimamente polo scientifico e industriale d’avanguardia (grazie, rispettivamente all’Area Marina Protetta dell’Asinara e alle attività di Matrìca, joint venture tra Versalis, società del gruppo Eni, e Novamont), ha una storia molto antica: venne fondata nel I secolo a.C. da Giulio Cesare in persona (ottenendo così il titolo di Colonia Iulia) con il nome di Turris Libisonis per essere abitata dai veterani del dittatore. Quale sia questa turris (dal latino, torre) oggi nessuno lo sa: le uniche costruzioni di questo tipo risalgono solo al XV secolo d.C. e fanno parte del sistema difensivo aragonese. Visto che la zona è ancora oggi ricca di testimonianze di epoca nuragica e prenuragica, forse era proprio un nuraghe ad aver ispirato il nome, ma probabilmente non lo sapremo mai con certezza. Quel che è certo è che Turris Libisonis è ancora oggi visitabile e i suoi reperti sono conservati nell’Antiquarium Turritano (un museo dedicato esclusivamente all’antico insediamento romano, unico porto sardo a nordovest che aveva collegamenti diretti con Ostia), costruito a poca distanza dall’area archeologica.

Destinazione: Monte d’Accoddi

Neanche 8 chilometri di distanza nell’entroterra, appena una decina di minuti di macchina da Porto Torres, pianeggianti distese e all’improvviso appare ai vostri occhi una collina artificiale del tutto particolare: Monte d’Accoddi. Perché vale la pena perderci del tempo, vi chiederete voi? Ebbene, dovete sapere che il rilievo è l’unico esempio di ziqqurat che troverete in giro per il Mediterraneo e, fatto ancor più strano, mentre le omonime mesopotamiche erano dedicate al culto del sole, in quella sarda si venerava la luna.

Si tramanda una leggenda legata a questo posto, che narra di un principe straniero, tale Uruk, esule per chissà quale ragione dalla Mesopotamia che giunse in Sardegna in tempi antichissimi (si parla del 2700 a.C. circa, anche se un primo edificio cultuale era già presente almeno dal 3000 a.C.) e volle costruire un tempio maestoso alla divinità femminile (come hanno poi confermato le evidenze archeologiche) come quelli della sua terra natìa. 

Per molte volte gli si palesò davanti agli occhi una donna splendida, che gli chiese insistentemente di mostrargli il luogo di culto. Lui rifiutò sempre, finché la giovane gli profetizzò che avrebbe dovuto proteggere bene il suo popolo, visto che era in arrivo una tempesta di proporzioni inaudite. Il principe seguì il consiglio e al momento giusto tutti erano al riparo. Il fortunale infuriava violentemente sulla terraferma, ma la Luna rimaneva sempre alta nel cielo e brillante oltre le nuvole in tempesta. 

Quando tutto finì, il principe vide che non rimaneva più alcuna traccia del suo tempio, al cui posto si ergeva un’alta collina di terra, e capì che la donna con cui aveva parlato altri non era se non la Dea in persona che, rinunciando alla sua divinità per amore, aveva voluto distruggere l’edificio di culto, ormai inutile. Cosa ne fu a quel punto del principe Uruk e della dea, divenuta mortale? Si dice che siano partiti insieme per tornare in Mesopotamia, per non rimettere mai più piede in Sardegna.

Se questa storia vi ha incuriosito, allora il sito di Monte d’Accoddi sicuramente vi ruberà il cuore: mentre percorrete la lunga salita che vi conduce alla terrazza sopraelevata pensate che state camminando su un (almeno per ora) unicum storico, visto che in Europa non esistono altri siti archeologici così antichi e così particolari dal punto di vista architettonico. Respirate a pieni polmoni e lasciate che la sacralità della zona entri in voi: vi sembrerà di poter percepire il principe Uruk e la bella dea e quasi vi verrà voglia di ringraziarli per il dono che ci hanno fatto.