Italia

Prato e Firenze fanno tremare il centrosinistra

di Claudio Turrini

Alla fine il bilancio del voto amministrativo in Toscana non è poi così disastroso per il centrosinistra. Su 34 comuni con più di 15 mila abitanti, nessuno va al centrodestra al primo turno, neanche i due già amministrati da anni. I sindaci dei grandi centri, da Simone Gheri a Scandicci a Gianni Anselmi a Piombino sono stati rieletti subito (I risultati nei Comuni sopra 15 mila abitanti). Per quanto riguarda le Province (leggi servizio), i due «uscenti» Andrea Pieroni a Pisa e Giorgio Kutufà a Livorno ce l’hanno fatta senza troppi patemi d’animo (con il 53% circa). Senza problemi anche Andrea Barducci a Firenze (55,98%) e Simone Bezzini a Siena (57,83%). Più sofferta invece l’elezione di Federica Fratoni a Pistoia (51,29%), pur potendo contare sui voti anche di Rifondazione e Comunisti italiani. Per la prima volta – è vero – si va ai ballottaggi alle province di Grosseto, Arezzo e  Prato. I rischi di cederle ci sono, ma il centrosinistra parte in vantaggio. E degli undici ballottaggi previsti per le comunali, pochi sembrano già persi, pur con tutte le incognite del caso.

Eppure il bilancio vero è ben più allarmante per il centrosinistra, da sempre al governo in questa regione. Perché dimostra che la Toscana non è più una sua «riserva». Soprattutto nei centri minori il centrodestra se la può giocare alla pari in molti casi. Specie se riesce ad allearsi con l’Udc e a trovare candidati spendibili. Sono ventiquattro i comuni strappati al centrosinistra (Piccoli comuni, il centrosinistra ne perde 24). E poi ci sono le grandi città. Incassata con un sospiro di sollievo la rielezione a Livorno di Alessandro Cosimi (51,48%) e con un po’ di delusione il prevedibile ballottaggio a Firenze tra Renzi e Galli, il campanello d’allarme lo suona Prato, fino a cinque anni fa una piazza dove il centrosinistra era sicuro di vincere alla grande, chiunque avesse candidato.

Nella città labronica Cosimi è riuscito a vincere nonostante la concorrenza a sinistra di Marco Cannito (Verdi-Sinistra critica-civiche) con il 9,08%, di Tiziana Bartimmo (Rif.Com.-Com.It.) al 5,51 e quella – più temuta che reale – dell’ex sindaco Pd Gianfranco Lamberti (Confronto per Livorno), fermatosi ad un modesto 3,24%. Il centrodestra presentava l’ex-radicale Marco Tadarash (Pdl-Lega-civiche) che ha ottenuto un discreto 28,3%, ma ha fallito l’obiettivo di costringere Cosimi all’«onta» del ballottaggio.

A Firenze Matteo Renzi, ex presidente della provincia e vincitore a sorpresa delle primarie del Pd, ha ottenuto il 47,57% e dovrà vedersela con l’ex portiere di Fiorentina, Milan e Nazionale, Giovanni Galli, che parte da un buon 32%. Anche cinque anni fa l’uscente Domenici fu costretto al ballottaggio, quindi niente di sorprendente. Ma questa volta molto dipenderà da dove finiranno l’8,35% raccolto da Valdo Spini (Rif. com.-Com. it.-Sinistra per la Costituzione e civica), e il 4,1% di Ornella De Zordo (Altracittà) e, sull’altro fronte, il 3,3% di Mario Razzanelli (Firenze c’è) e il 2,15% di Marco Carraresi (Udc). Matteo Renzi ha già dichiarato che non stringerà alleanze, ma se sembra aver tenuto bene al centro, per diventare sindaco deve convincere anche gli elettori della sinistra critica. (TRA GALLI E RAZZANELLI APPARENTAMENTO PER IL BALLOTTAGGIO)

Ancora più incerto il ballottaggio a Prato, dove crisi economica e  problemi dell’immigrazione e della sicurezza sembrano aver pesato molto. Tra quindici giorni Massimo Carlesi partirà dal 47,5% ma con solo due punti di vantaggio sul candidato del centrodestra Roberto Cenni, patron della Sasch. Tutti gli altri sette candidati sindaco si sono spartiti le briciole, con l’unica eccezione dell’ex assessore Pd Massimo Milone, che comunque ha ottenuto il 2,69% e ha già fatto capire di appoggiare Cenni. (CENNI SI APPARENTA CON MILONE; ALLA PROVICIA UDC CON ATTUCCI)

Tre «uscenti» rimandati al secondo turno

Oltre a Firenze e Prato sono altri nove i comuni toscani al ballottaggio domenica 21 e lunedì 22 giugno. Due erano retti dal centrodestra: Massarosa e Montecatini Terme.Nel primo il confronto è tra Lorenzo Ghiara (42,14% Pdl-Dc-Lega) e Franco Mungai (39,63% Pd-Sinistra com.-civica). Decisivi i voti dell’Udc Claudio Marlia che ha il 13,76%. A Montecatini Alberto La Penna, con diverse liste (tra cui Pdl-Lega e Udc) ha il 45,95%, Giuseppe Bellandi (Pd-Idv-civica) il 42,24%.

Tre i sindaci uscenti che non hanno centrato la rielezione al primo turno. A Pescia Antonio Abenante (Idv-Pd e civiche) con il 33,23% è addirittura indietro di dieci punti dal candidato del centrodestra e Udc Roberta Marchi (44,02%) anche per il successo di Guja Guidi (Verdi-Com. it. e civiche, 22,74%). Giorgio Del Ghingaro a Capannori, si è fermato al 46,92% (Pd-Idv-Sinistra e civiche); il candidato del centrodestra Lorenzo Matteucci (Pdl-Lega-La destra e Toscana granducale) è indietro di quasi otto punti (38,57%), ma potrebbe avere l’appoggio dell’Udc Gaetano Ceccarelli (12,25%). A Borgo San Lorenzo la presenza della civica bipartisan di Piera Ballabio (17,96%) e il buon successo di Mauro Pinzauti (Rifondazione) con il 15,6%, ha costretto il sindaco uscente Giovanni Bettarini (Sinistra per Borgo-Progressisti Democratici) al ballottaggio con Fulvio Boni del Pdl (18,64%).

Molto incerto il confronto a Follonica, dove la candidata di Pd-Idv-Sinistra, Eleonora Baldi è al 43,28% e Simone Turini (Pdl-Lega-Udc e altre liste) al 41,39%. A Montemurlo a Maurizio Lorenzini non è bastata una coalizione ampia, dal Pd a Rifondazione. Con il 46,96% deve vedersela con il candidato del centrodestra Enzo Biscotti che ha anche l’appoggio dell’Udc (43,86%).

Ha fallito di poco l’elezione al primo turno a Cecina Stefano Benedetti (Pd-Idv-Ps-sinistra) con il 49,86% e si confronterà con Paolo Barabino (Pdl e civica) al 38,85%.

Sulla carta sembra agevole il ballottaggi a Rosignano Marittimo, dove Alessandro Franchi (Pd-Idv-Ps) parte dal 42,12%, il doppio quasi dello sfidante del centrodestra Luca Luparini (Pdl-civica-Udc) al 23,43%; qui altri candidati della sinistra hanno ottenuto risultati importanti con Claudio Ceccanti (civiche) al 15,86% e Giacomo Luppichini (Rif.Com-Com.It.-Sinistra dem.) al 13,31%.

BALLOTTAGGI E APPARENTAMENTI IL QUADRO COMPLETO:

Europee, Pdl primo partito in tre province ma la sorpresa è la Lega Nord

Tendenze nazionali confermate anche in Toscana nel voto per le Europee. Il Partito democratico resta il più votato, ma perde 3 punti percentuali, mentre il Pdl sale dal 28,7 al 31,4, riducendo così la «distanza» ad appena sei punti. Ma i veri vincitori sono la Lega Nord, che passa da un trascurabile 0,83% al 4,32%, riuscendo anche ad eleggere nella circoscrizione il primo europarlamentare, e l’Italia dei Valori di Di Pietro che cresce ancora di più, dall’1,76% che aveva assieme ad Occhetto nel 2004, al 6,78% di oggi. In crescita percentuale anche l’Udc (dal 3,28% al 4,63%) e, seppure in misura minore, anche la Lista Pannella-Bonino (dal 2,12% al 2,59%).

Pesa invece la frammentazione a sinistra, dopo che l’Italia ha introdotto per le Europee lo sbarramento del 4% nazionale. Restano così fuori dal Parlamento di Strasburgo, oltre ai radicali, sia l’alleanza Rifondazione comunista-Sinistra Europea-Comunisti italiani che Sinistra e Libertà (Verdi, socialisti e gruppo di Niki Vendola). Ma quello che più colpisce è la perdita complessiva di consensi (Grafico di raffronto voti validi e percentuali). Nel 2004 questa area politica, molto composita, aveva ottenuto in Toscana 381.782 voti. Oggi ne ha solo 180.297, meno della metà. È vero che in parte è dovuto al calo dell’affluenza (dal 75,0% al 72,9%). È vero che una parte di voti si sono certamente indirizzati su Di Pietro, ma la sinistra radicale è la vera sconfitta di queste Europee. I dirigenti dei due partiti possono consolarsi con i dati ancora peggiori ottenuti un anno fa (133.272 voti) dalla «Sinistra arcobaleno», che infatti si sciolse subito. Ma quello era un voto per le politiche e come osservò qualche dirigente toscano di Rifondazione, c’era stato una sorta di «prestito» al centrosinistra impegnato nel testa a testa con Berlusconi per la leadership del Paese. Adesso che non c’era bisogno (politico) di «prestiti» i voti ritornati alle formazioni della sinistra radicale sono davvero pochi.

In termini di voti reali il calo più evidente è quello del Pd. Nel 2004 fece le «prove» di confluenza tra Ds e Margherita con la lista «Uniti nell’Ulivo», presentata solo alle Europee. Di quei 915 mila toscani che credettero nella bontà del progetto, ne sono rimasti solo 805 mila. Se poi confrontiamo il dato con le politiche di un anno fa (dove però l’affluenza fu notevolmente più alta, all’83.7%), la perdita è ancora più secca: oltre 300 mila voti. C’è di che riflettere per i vertici toscani del Pd, che non possono certo consolarsi confrontando dati ancora peggiori ottenuti a livello nazionale. Anche in regioni tradizionalmente «rosse» come l’Umbria e le Marche, dove ha dovuto subire uno storico sorpasso da parte del Pdl.

Analizzando il voto a livello di province toscane (Europee, il voto nelle province toscane) emerge che il Pdl è oggi il primo partito a Lucca, Massa Carrara e Grosseto. E anche a Pistoia il gap si è ridotto quasi del tutto (34,61% Pdl contro il 35,02% del Pd). Cinque anni fa vinceva solo a Lucca. Le distanze rimangono notevoli a Siena (+18,6), a Firenze (+15,7) e a Livorno (+14,4). Ad Arezzo e Pisa siamo sugli8 punti percentuali. L’Udc è forte soprattutto a Lucca (6,19%) e debole a Livorno (3,33%). Di Pietro oscilla tra il 5,53% di Arezzo e il 7,29% di Firenze. La Lega sfonda a sorpresa un po’ ovunque, anche se le percentuali sono piuttosto varie: dal 2,96% di Livorno al 6,21% di Prato. Risultati inversamente proporzionali alle difficoltà del centrosinistra e della sinistra radicale. Il che farebbe pensare che in Toscana il voto a Bossi si nutre di paura per l’immigrazione e di delusione per la sinistra.

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