Italia

Quel degrado attorno alle chiese

di Riccardo Bigi«Rammarico» per i toni accesi con cui la polemica si è sviluppata, disponibilità al confronto e alla collaborazione con chi ha il compito di amministrare la cosa pubblica, ma anche un richiamo alla città perché non trascuri le sue radici cristiane. Sono questi i toni del comunicato con cui la Diocesi di Firenze è intervenuta nel dibattito sul degrado che circonda alcuni luoghi sacri della città. «La necessità di tutelare e salvaguardare gli spazi che circondano i principali luoghi di culto della città – sottolinea la nota – è un problema urgente: il degrado di alcuni ambienti è sotto gli occhi di tutti, e la cura di alcune piazze storiche, nate intorno a basiliche e santuari, fa parte dell’attenzione privilegiata che questa città dovrebbe avere per le sue radici cristiane». La Chiesa ha a cuore queste radici, «che considera un patrimonio non solo religioso ma di tutta l’umanità ed è spinta da questa ragione che pone il problema all’attenzione della collettività. Lo scopo non è dividere ma costruire». Il comunicato esprime quindi rammarico per i toni che la questione ha assunto anche se precisa che «i toni accesi con cui queste situazioni sono state denunciate derivano, evidentemente, dall’esasperazione di chi vive in queste chiese ed ha la responsabilità, tra l’altro, di preservarne il decoro e la dignità». La Diocesi, conclude la nota, «resta aperta come sempre, su questa come su altre questioni, ciascuno per il proprio ruolo, al confronto con chi ha il compito di amministrare la cosa pubblica».Il comunicato segue la conferenza stampa di lunedì scorso in cui erano intervenuti i rappresentanti delle principali basiliche cittadine: monsignor Timothy Verdon, canonico del Duomo e direttore dell’Ufficio diocesano per la catechesi attraverso l’arte, insieme a padre Ermanno Rossi, priore di Santa Maria Novella, padre Roberto Bernini, guardiano di Santa Croce, padre Gabriele Alessandrini, rettore della Santissima Annunziata, monsignor Angelo Livi, priore di San Lorenzo. L’iniziativa nasceva dall’articolo pubblicato due settimane fa dal nostro settimanale in cui si denunciava il «degrado, rumore, sporcizia che circondano i luoghi sacri della città»: da qui il desiderio, da parte dei responsabili delle varie basiliche, di far conoscere queste situazioni di disagio a tutta la città, lanciando il grido d’allarme anche attraverso la stampa cittadina. «Non si tratta – spiega mons. Verdon nell’intervento che è stato diffuso ai giornali – di un problema religioso ma cittadino: il degrado tocca tutti i fiorentini, non solo quelli che ancora frequentano le chiese del centro storico. O forse nessuno dei responsabili della vita e dell’opinione pubblica ritiene realmente problematica la situazione: forse si sono già da tempo arresi alla nuova “normalità” del degrado urbano». «I visitatori – prosegue mons. Verdon – che vengono per ammirare i luoghi che, nei loro libri di storia e di storia dell’arte sono indicati come portatori dei più alti valori della civiltà occidentale, finiscono per chiedersi come mai il popolo che ha creato e adornato questi luoghi non li rispetti più». Non è la prima volta, peraltro, che il problema viene sollevato: in passato priori e padri guardiani avevano affrontato, singolarmente, la questione. La novità è stata l’aver unito le voci in un unico appello alla città. I responsabili delle basiliche fiorentine hanno auspicato, in conferenza stampa, maggiori controlli ma anche soluzioni banali come l’aumento dei servizi igienici pubblici o l’istituzione di presidi fissi di polizia municipale nei luoghi più delicati. L’augurio è stato soprattutto quello di «una maggiore collaborazione tra il Comune, i Quartieri e le comunità cristiane responsabili delle chiese storiche: forse nella forma di commissioni paritetiche di programmazione e di verifica. Ci vorrà una disponibilità a sperimentare altre risorse che non siano i sagrati delle basiliche cittadine: i concerti si potranno fare in piazze alberate lontane da chiese storiche, o alle Cascine o a Scandicci o Novoli».

Da parte sua, il sindaco Domenici risponde alle accuse rivendicando l’impegno profuso dall’amministrazione comunale: «Non voglio dire che i problemi non esistano: se non ci fossero, non ci sarebbe bisogno dell’amministrazione comunale, della polizia e neppure dei preti. Ma non si può dire che questi problemi siano maggiori qui che altrove, né che siano aumentati. Noi siamo qui per rispondere con i fatti e non con le sparate, convinti che la linea che paga è quella della collaborazione».

«Forse non ci si ricorda – ha proseguito Domenici – quando, solo pochi anni fa, davanti alle chiese e sotto il loggiato degli Uffizi dormivano e stazionavano i saccopelisti, quando le principali piazze erano tutte aperte al traffico e ai parcheggi, quando i bus turistici posteggiavano davanti al Duomo o sotto Santa Maria Novella, quando la facciata di Santo Spirito e gli stessi Uffizi erano imbrattati di scritte. Oggi i dati sulla microcriminalità ci dicono che Firenze è una città più sicura, abbiamo aumentato e potenziato tutti i servizi di nettezza urbana, svolgiamo proprio con la chiesa un lavoro quotidiano per aiutare ed assistere i senzatetto. E voglio ricordare anche che tutto questo ha un costo: per questo voglio ribadire con forza ancora una volta l’importanza del “contributo di scopo”, sul quale tutti si dicono d’accordo. Sarebbe finalmente ora che diventasse realtà».

Basiliche sotto assedio, chi tace consente (di Timothy Verdon)