Italia

Quirinale, Napolitano bis

Fino ad ieri Giorgio Napolitano si era sempre sottratto al pressing di chi voleva una sua rielezione. Lo aveva fatto mostrando anche fastidio, ritenendo l’ipotesi non solo contraria allo spirito della Costituzione (non ovviamente alle lettera), ma anche «ai limiti del ridicolo». Poi dopo la bocciatura di Romano Prodi alla quarta votazione (con un centinaio di franchi tiratori nelle file del Pd) e il caos del Pd, nella notte si sono susseguite le pressioni dei leader politici. Stamani è salito al Colle Pierluigi Bersani. Gli ha snocciolato cifre e mostrato come la situazione era ormai di empasse. Il Pd si sarebbe diviso su qualsiasi altro nome. Napolitano ha mostrato i primi cedimenti. Ha iniziato a chiedere garanzie alle forse politiche. Dopo Bersani anche Silvio Berlusconi e Mario Monti, gli hanno fatto visita. Ma sono stati soprattutto i presidenti delle regioni, a Roma come «grandi elettori», a convincerlo. Saliti al Colle insieme, da Maroni a Rossi, da Errani a Crocetta (mancava però Nichi Vendola) gli hanno rivolto un accorato appello: «Noi abbiamo il polso della situazione sociale ed economica del Paese – gli hanno detto in sostanza -. C’è bisogno di un governo e di una ritrovata coesione nazionale per poter dare risposte ai cittadini».

Il suo sofferto «sì» è arrivato attraverso un comunicato del Quirinale: «Nella consapevolezza delle ragioni che mi sono state rappresentate, e nel rispetto delle personalità finora sottopostesi al voto per l’elezione del nuovo Capo dello Stato, – recitava la nota di Napolitano – ritengo di dover offrire la disponibilità che mi è stata richiesta. Naturalmente, nei colloqui di questa mattina, non si è discusso di argomenti estranei al tema dell’elezione del Presidente della Repubblica. Mi muove in questo momento il sentimento di non potermi sottrarre a un’assunzione di responsabilità verso la nazione, confidando che vi corrisponda una analoga collettiva assunzione di responsabilità».

Questa volta non ci sono state sorprese. Napolitano è stato votato – come annunciato – dal Pd, dal Pdl, dalla Lega e da Scelta Civica. Sel ha invece indirizzato i voti sul candidato presentato dal MoVimento 5 stelle, Stefano Rodotà, che in una dichiarazione a Repubblica tv ha detto: “Ringrazio tutti quelli che pensano a me e sono contento che il mio nome parli alla sinistra italiana. Sono convinto che le decisioni parlamentari possano e debbano essere anche duramente criticate, ma partendo dalla premessa che esse si muovono nell’ambito della legalità democratica”. Non ha votato Napolitano il gruppo di Fratelli d’Italia.

La standing ovation è scattata alla camera quando Napolitano ha raggiunto quota 497 (ne mancavano appena 7 al quorum), mentre fuori Montecitorio andava in scena la protesta del MoVimento 5 stelle.

I franchi tiratori c sono stati anche al sesto scrutinio, ma in misura decisamente minore. E nessuno si ricorda quasi più della loro azione. Forza del responso finale: quasi i tre quarti dei votanti, 738 su 997. Non fa bottino pieno – mancano circa 50 voti all’appello – ma è un risultato più che significativo quello ottenuto oggi da Giorgio Napolitano, la cui rielezione a presidente della Repubblica è stata accompagnata non a caso da diversi e lunghi applausi dall’Assemblea di Montecitorio. Una standing ovation in un certo senso liberatoria, quella tributata dai grandi elettori per il bis del mandato al Capo dello Stato, alla luce della crisi politica che appariva quasi senza via d’uscita. Così, non si ripete quanto avvenuto per Franco Marini e Romano Prodi. Lo testimonia il risultato di Stefano Rodotà, candidato del Movimento 5 Stelle e appoggiato da Sel, che ha ottenuto 217 preferenze, 10 in più rispetto al suo bacino potenziale, ma non certo determinanti. Inoltre, figurano 8 preferenze ottenute da De Caprio, espresse da Fratelli d’Italia, 4 voti per D’Alema, 2 per Prodi. Sei i voti dispersi, 10 le schede bianche, 12 quelle nulle. In totale, farebbe appunto 52.

Il giuramento di Giorgio Napolitano si terrà lunedì prossimo alle ore 17. La cerimonia avverrà a Montecitorio, in seduta congiunta, alla presenza dei grandi elettori.

La schedaGiorgio Napolitano ha quasi 88 anni, essendo nato a Napoli il 29 giugno 1925. E’ sposato con Clio Bittoni e ha due figli, Giovanni e Giulio. Laureatosi in giurisprudenza nel dicembre 1947 presso l’Università di Napoli con una tesi in economia politica, aveva fatto parte fin dal 1942 ad un gruppo di giovani antifascisti, aderendo poi, nel 1945, al Partito Comunista Italiano. È stato eletto alla Camera dei Deputati per la prima volta nel 1953 e ne ha fatto parte – tranne che nella IV legislatura – fino al 1996, riconfermato sempre nella circoscrizione di Napoli. Nella VIII (dal 1981) e nella IX Legislatura (fino al 1986) è stato Presidente del Gruppo dei deputati comunisti.

Negli anni ’80 si è impegnato in particolare sui problemi della politica internazionale ed europea, sia nella Commissione Affari Esteri della Camera dei Deputati, sia come membro (1984-92 e 1994-96) della delegazione italiana all’Assemblea dell’Atlantico del Nord, sia attraverso molteplici iniziative di carattere politico e culturale. Già a partire dagli anni ’70, ha svolto una vasta attività di conferenze e dibattiti all’estero: negli istituti di politica internazionale in Gran Bretagna e in Germania, presso numerose Università degli Stati Uniti (Harvard, Princeton, Yale, Chicago, Berkeley, SAIS e CSIS di Washington). Dal 1989 al 1992 è stato membro del Parlamento europeo.

Nell’XI legislatura, il 3 giugno 1992, è stato eletto Presidente della Camera dei deputati, restando in carica fino alla conclusione della legislatura nell’aprile del 1994. Non più parlamentare, è stato Ministro dell’interno e per il coordinamento della protezione civile nel Governo Prodi, dal maggio 1996 all’ottobre 1998. Dal 1995 al 2006 è stato Presidente del Consiglio Italiano del Movimento europeo.

Rieletto deputato europeo nel 1999, è stato, fino al 2004, Presidente della Commissione per gli Affari costituzionali del Parlamento europeo. Nel 2003 è stato nominato Presidente della Fondazione della Camera dei deputati dal Presidente della Camera Pier Ferdinando Casini. Il 23 settembre 2005 è stato nominato senatore a vita dal Presidente della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi.

Il 10 maggio 2006 è stato eletto Presidente della Repubblica con 543 voti. Ha prestato giuramento il 15 maggio 2006.