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REFERENDUM LEGGE 40: MONS. BETORI, UNITA’ TRA I VESCOVI SUL NON VOTO

La scelta del “non voto”, intesa come “un doppio no, nel merito e nel metodo”, a qualsiasi “peggioramento” della legge 40, è la “proposta più logica e più efficace” per contestare i quattro quesiti referendari, partendo dalla consapevolezza che i cattolici “adulti” vanno a votare “quando lo Stato li chiama a votare”, mentre l’astensione è un’opzione legittima prevista dalla stessa legge. Lo ha detto mons. Giuseppe Betori, segretario generale della Cei, rispondendo alle domande dei giornalisti nel corso della conferenza stampa di presentazione del Comunicato finale del Consiglio permanente della Cei.

”Noi pensiamo che i cattolici, coerenti con la loro fede e l’insegnamento del magistero – ha esordito Betori –non possano non rigettare tutt’e quattro i quesiti referendari. La proposta del Comitato ‘Scienza & Vita’ di astenersi, a giudizio dei vescovi, è la proposta più logica e più efficace per raggiungere tale rigetto, e come tale i vescovi la condividono. Su questo c’è unità tra tutto l’episcopato: ne va infatti dell’efficacia ci una scelta che per se stesa è doverosa, quella del rigetto dei quattro quesiti referendari”.

“Da un punto di vista storico – ha aggiunto il segretario generale della Cei – crediamo che non andare a votare sia in questo momento il modo più efficace, in quanto dice no non solo al peggioramento della legge, ma anche riguardo alla costrizione ad esprimersi in un modo improprio, quale quello referendario, su una tematica di questo genere”.

Interpellato dai giornalisti sulle recenti dichiarazioni di Romano Prodi (“vado a votare perché sono un cattolico adulto”), Betori ha affermato: “Mi sembra che siano dichiarazioni di carattere politico, penso di non doverle commentare”. “Chi vuole efficacemente difendere questa legge – ha poi sottolineato – non credo che abbia altro giudizio maturo che quello di scegliere il non voto come ‘doppio no’, nel merito e nel metodo”.

Il segretario generale della Cei si è soffermato in particolare sulla differenza tra le elezioni e il referendum: ”Il cattolico adulto – ha osservato – va a votare quando lo Stato gli chiede di andare a votare. A proporre il referendum non è lo Stato, ma una parte, sia pur cospicua, di cittadini, che chiede alti altri cittadini di votare”. Nel caso del referendum, infatti, “la legge chiede un numero sufficiente di votanti per dare significato alla votazione”, ed è la stessa legge che prevede l’astensione come “un modo di espressione”. Quanto all’invito all’astensione come mezzo per far fallire una consultazione referendaria, “non è una novità, è una prassi che il mondo politico ha condiviso fino all’altro ieri”, ha commentato Betori citando “componenti politiche insospettabili ”come i Ds o la Cisl. Il ruolo del Comitato “Scienza & Vita”, ha spiegato mons. Betori nel corso della conferenza stampa di presentazione del Comunicato finale del Consiglio permanente della Cei, è quello di “raccogliere cattolici e non cattolici che condividono la difesa razionale del soggetto umano, dal concepimento fino alla morte naturale; della famiglia, che non può essere scardinata nel suo rapporto tra le generazioni, e del futuro dell’umanità, che non va messo in gioco in modo da far saltare i criteri etici che devono guidare la ricerca scientifica”.

Interrogato dai giornalisti in merito a quali siano le principali obiezioni ai quesiti referendari, Betori ha fa tto notare che “la mistificazione più grave” è quella dei “presunti benefici che immediatamente la ricerca sulle cellule staminali embrionali potrebbe portare all’umanità in ordine alla guarigione delle malattie. E’ falso, non esistono ancora studi che lo attestino: cosa diversa avviene invece con la ricerca sulle cellule staminali adulte, che sono vent’anni che curano alcune malattie”. Quanto al modo in cui si fa informazione sui referendum, “i vescovi –ha riferito il segretario generale della Cei – sono rimasti molto sconcertati dalla disinformazione che ha accompagnato la raccolta delle firme, e che ha portato anche a messaggi ingannevoli circa i contenuti della legge e i suoi profili”.

Di qui la richiesta di uno “spazio adeguato per una informazione sistematica”, affinché “su questi temi cresca una coscienza retta, tanto su questo referendum tanto su ciòc he va ben oltre il referendum stesso, e che riguarda quello che su queste tematiche potrà emergere nei prossimi decenni”.

Interpellato circa un presunto “veto” del card. Ruini (nella prolusione al Consiglio permanente)a modifiche parlamentari ella legge 40, Betori ha precisato che il presidente della Cei “non ha posto nessun veto, ha solo detto che questa legge non si può peggiorare, ed eventuali interventi del Parlamento prevedevano mutamenti legislativi nella direzione del peggioramento di una legge che va già ben oltre ciò che la fede cristiana condivide in questo ambito”.

Il grande “battage” mediatico che si è fatto intorno al referendum è “un attacco alla Chiesa”? “La cultura egemone – ha risposto Betori – non condivide certi valori che per noi sono basilari dal punto di vista della visione antropologica: è naturale una situazione di grande contrapposizione. Mi sembra, però – ha concluso il segretario generale della Cei – che dopo il battage unilaterale che ha accompagnato la raccolta delle firme, senza la possibilità di una voce contrastante, quell’unilateralità cominci ora a mostrare le sue crepe, sia grazie allo spazio sia pur modesto che offrono alcuni grandi giornali, sia grazie alle voci autorevoli che in altri organi di stampa motivano che qui è in gioco la famiglia e il futuro dell’umanità”. Quanto al ruolo della Chiesa nella campagna referendaria, per i vescovi italiani è quello di “fornire contenuti, informazioni e indicare anche modalità. Il mondo ecclesiale verrà invitato ad ascoltare quello che il Comitato propone a riguardo, per formarsi ad una scelta adeguata”.Sir

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