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ROGO LIVORNO: RESTANO IN CARCERE GENITORI BAMBINI ROM

Il giudice per le indagini preliminari, Rinaldo Merani, ha convalidato il fermo dei genitori dei quattro bambini romeni morti nel rogo di Livorno e ne ha disposto la custodia cautelare in carcere, ritenendo “insussistenti gli indizi di colpevolezza relativi all’incendio colposo, valutando pertanto credibile la tesi dell’aggressione sostenuta dai romeni”. Lo ha detto l’avvocato Andrea Callaioli, difensore dei genitori dei quattro bambini rom morti nel rogo di Livorno. L’avvocato ha spiegato che il giudice ne ha disposto la custodia cautelare in carcere perché, comunque, “ha ritenuto che vi fossero gravi indizi di colpevolezza relativamente al reato di abbandono di minore e incapace, seguito da morte”. Secondo la tesi difensiva, infatti, immediatamente prima che scoppiasse l’incendio, i romeni avrebbero sentito urla di minaccia pronunciate in italiano e provenienti dall’esterno delle baracche. “Secondo quanto riferito durante gli interrogatori – ha spiegato Callaioli – qualcuno di loro avrebbe addirittura scorto una persona con in mano una bottiglia. Risulta agli atti come anche i vigili del fuoco abbiano repertato, nella zona dell’incendio, cocci di vetro e addirittura un collo di bottiglia fuso dal calore. Saranno le successive indagini, che mi auguro siano svolte a 360 gradi, a fornire ulteriori indicazioni, utili a capire come si sono svolti i fatti”. “Maledetti romeni, vi diamo fuoco”: sono queste le minacce, pronunciate in italiano, che i genitori dei quattro bambini rom morti nel rogo di Livorno hanno riferito al giudice, dicendo di averle udite poco prima dello scoppio delle fiamme. Secondo la ricostruzione dell’episodio fornita dagli arrestati, in seguito alle minacce questi sarebbero usciti dalle baracche e avrebbero inseguito gli aggressori, che però sono riusciti a fuggire. “E’ stato in quel momento – ha aggiunto Callaioli – che, tornando verso l’accampamento, i genitori hanno visto le fiamme già altissime e per questo non sono stati in grado di mettere in salvo i bambini”. “D’altronde – ha concluso – non era una comunità solida, nonostante abitassero tutti nello stesso posto, perché, di recente, fra le due famiglie indagate vi erano stati alcuni dissidi”. (Fonte: ANSA).