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RONDINE, DAL CAUCASO AL MEDITERRANEO TANTI GERMI DI SPERANZA

«l progetto di Rondine verso i paesi arabi è per noi un germe di speranza». Queste le parole che hanno chiuso l’intervento di monsignor Adel Zaki, vicario apostolico e arcivescovo di Alessandria d’Egitto, ospite d’eccezione del convegno «Dal Caucaso al Mediterraneo» organizzato dall’Associazione Rondine Cittadella della Pace domenica 16 ottobre nella Sala dei Grandi della Provincia di Arezzo. Una storia inedita di diplomazia popolare: non poteva essere definita in altro modo la lunga marcia che l’associazione aretina ha compiuto negli ultimi 15 anni, dalla Cecenia al Caucaso del Sud, e che adesso volge lo sguardo alle nuove, complesse realtà della sponda sud del Mediterraneo.A ripercorrerla, molti ospiti illustri. A partire da alcuni amici di vecchia data, che hanno assistito alle prime fasi di quella che inizialmente sembrava solo un’utopia. Come Domenico Giani, comandante della Gendarmeria Vaticana, monsignor Rodolfo Cetoloni, vescovo di Montepulciano-Chiusi-Pienza, ed Emanuele Bargellini, allora Priore Generale dei Monaci di Camaldoli. A loro è stato affidato il compito di ripercorrere, come protagonisti diretti, i primi passi della diplomazia popolare di Rondine, attraverso i ricordi della prima missione, nell’ormai lontano 1995, in Cecenia, all’epoca del secondo conflitto russo-ceceno. «I semi di oggi hanno alle spalle dei frutti – ha detto monsignor Cetoloni – così i giovani che oggi fanno parte dello Studentato internazionale di Rondine fanno tesoro dei quindici anni di impegno dell’Associazione». Fa eco Domenico Giani: «Il dialogo può avvicinare molto, a prescindere dalle differenze. In questo, anche l’attività diplomatica della Chiesa compie una grande opera».Dai primi incontri con le due parti del conflitto russo-ceceno all’impegno nel Caucaso del Sud, con il progetto «Ventidipacesucaucaso» e la stesura dell’ormai celebre Documento in 14 Punti per la Pace nel Caucaso, frutto della prima Conferenza internazionale dei popoli del Caucaso, tenutasi a La Verna nel maggio 2009. A testimoniare questa importante fase della storia della Cittadella della Pace, Vittorio Sandalli, ambasciatore d’Italia in Georgia dal 2007 al 2011, insieme a Ruben Karapetian, ambasciatore d’Armenia in Italia, ed Erkon Heydarli, in rappresentanza dell’ambasciata dell’Azerbaijan in Italia.Rondine ha riscontrato forti ricadute positive anche nel continente africano, testimoniate dalle parole di monsignor Giorgio Biguzzi. Il vescovo di Makeni ha ricordato gli incarichi eccellenti attualmente ricoperti dagli ex studenti di Rondine, le cosiddette Rondini d’Oro, in Sierra Leone, cogliendo l’occasione per dare un annuncio straordinario: una di loro, Josephine Saffa, è stata recentemente nominata console onorario in Sierra Leone dall’ambasciatore italiano.E si arriva così ad oggi. La diplomazia popolare di Rondine si rivolge adesso alla sponda sud del Mediterraneo, al centro delle recenti rivoluzioni popolari contro i regimi dittatoriali. Quanta distanza c’è tra le due sponde? Le differenze che fino ad oggi parevano insormontabili, possono essere il punto di partenza per gettare nuovi ponti di dialogo? Questi gli interrogativi che si sono posti i relatori, da Vittorio Emanuele Parsi, docente dell’Università Cattolica di Milano ed editorialista de «La Stampa», all’arcivescovo di Arezzo-Cortona-Sansepolcro, monsignor Riccardo Fontana, fino a monsignor Zaki: «Ci rivolgiamo spesso all’occidente e lo invitiamo ad un sostegno non tanto materiale quanto morale” ha dichiarato il vicario apostolico “Vedo il progetto di Rondine come la colomba mandata dall’arca che reca con sé un ramo d’olivo. A nome della Chiesa noi lo benediciamo e lo facciamo nostro».E la Cittadella della Pace non tarda a rispondere: «Intendiamo gettare subito nuovi ponti e spingere lo sguardo lontano – ha dichiarato Franco Vaccari, presidente dell’Associazione – accogliendo giovani da Egitto, Libia e Tunisia. Quelli che saranno i leader della futura classe dirigente della sponda sud del Mediterraneo – ha concluso Vaccari – rappresentano per noi i semi di nuove primavere». (Beatrice Bertozzi)