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Rapporto Onu: bambini feriti per sempre

Circa 150 milioni di bambine nel mondo, il 14% della popolazione infantile, sono vittime di abusi sessuali ogni anno, come pure il 7% dei maschi, ossia 73 milioni di bambini. Si stima che, nel 2002, almeno 53.000 bambini tra 0 e 17 anni siano stati assassinati, in Europa circa 1.500 l’anno, dove il Paese con il più alto numero di omicidi infantili è la Russia. Sono le inquietanti cifre che emergono dal Rapporto delle Nazioni Unite sulla violenza sui bambini, presentato il 12 ottobre a Roma dall’Unicef Italia e dall’Oms (Organizzazione mondiale della sanità) – ufficio regionale per l’Europa, in contemporanea alla conferenza stampa del Segretario generale dell’Onu Kofi Annan a New York.

L’indagine, coordinata dall’esperto indipendente Paulo Sergio Pinheiro, affronta il tema della violenza sui bambini nei diversi contesti in cui si manifesta: famiglia, scuola, istituti, luoghi di lavoro e comunità. Ne emerge una situazione in cui la violenza sui bambini risulta largamente accettata nel mondo come qualcosa di normale, e spesso socialmente approvata.

UNA VIOLENZA DI “ROUTINE”. “Per molti bambini la violenza è una routine e fa parte della realtà quotidiana”, questa è stata l’inquietante constatazione dello studio, condotto lungo l’arco di tre anni coinvolgendo più di 3.000 persone e 270 organizzazioni, per indagare sulla violenza fisica, psicologica, le discriminazioni e il maltrattamento. Tra i 133 e i 275 milioni di bambini assistono a violenze familiari e tra i 100 e i 140 milioni di bambini e ragazze subiscono mutilazioni genitali. “Tra i gruppi di bambini più vulnerabili vi sono i disabili, i profughi o sfollati, gli appartenenti a minoranze e i bambini di strada – ha detto ANTONIO SCLAVI, presidente dell’Unicef Italia -. Molti subiscono maltrattamenti come fasciature, marchiature, costrizioni a ingrassare, esorcismi. La maggior parte degli abusi avviene in famiglia, da parte di parenti o conoscenti di cui i bambini si fidano”. Da una analisi condotta in 21 Paesi sviluppati il 36% delle donne e il 29% degli uomini ha riferito di abusi subiti durante l’infanzia. Inoltre 82 milioni di bambine nel mondo si sposano prima di compiere i 18 anni, con il rischio di subire violenze da parte dei mariti.

LA DURA VITA NEGLI ISTITUTI. Non migliore è la situazione negli istituti: circa 8 milioni di bambini nel mondo subiscono violenze, “a volte perfino trattamenti elettroconvulsivi e somministrazione di droghe”. Sono invece 1 milione i bambini reclusi in istituti di detenzione. In 77 Paesi le punizioni violente sono accettate negli istituti penali come misure disciplinari legali. Tra l’80 e il 93% dei bambini subiscono punizioni fisiche a casa, ma molti di loro non ne parlano per vergogna e mancanza di fiducia nei sistemi legali.

NELLE SCUOLE. Almeno 106 Paesi del mondo permettono ancora punizioni corporali nelle scuole. Tra il 20 e il 65% dei bambini in età scolare dichiarano di essere stati vittime di bullismo nei 30 giorni precedenti l’intervista. “Questo può comportare non solo aggressioni fisiche ma anche ripetute vessazioni quotidiane che lasciano cicatrici profonde – denuncia il Rapporto -. Il bullismo troppo spesso non viene preso seriamente dalle autorità scolastiche e i bambini sono riluttanti a denunciarlo”.

LO SFRUTTAMENTO. Nel 2004, 218 milioni di bambini sono stati coinvolti nel lavoro minorile, di cui 126 milioni di attività lavorative rischiose. Nel 2000 circa 5,7 milioni di bambini risultavano coinvolti in attività lavorative forzate o imposte loro per l’estinzione di un debito. Circa 1,8 milioni di bambini sono finiti nel giro della prostituzione e 1,2 milioni risultavano vittime del traffico di minori.

MA NON È INEVITABILE. “La violenza sui bambini non è inevitabile. Può e deve essere prevenuta”: è stato questo il messaggio chiave, ripetuto più volte, durante la presentazione del Rapporto, che oltre a ricordare che i dati sono sottostimati (perché molti non denunciano per paura), offre una lunga serie di raccomandazioni e indicazioni concrete. Tra le tante, “sforzarsi di cambiare gli atteggiamenti che normalizzano la violenza sui bambini”, anche con programmi di sostegno ai genitori, soprattutto alle famiglie più disagiate. Ma anche con piani di azione nazionale in ambito sanitario, rafforzamento del supporto medico-psicologico alle vittime, cercando di preservare il più possibile l’unità del nucleo familiare anziché mandare i bambini in istituto. A livello nazionale si auspica l’istituzione di una figura che rappresenti i bambini, ad esempio un difensore civico o un commissario per i diritti dell’infanzia. “È stato verificato che le conseguenze delle violenze subite durante l’infanzia durano tutta la vita – ha detto FRANCESCA RACIOPPI, dell’Oms Europa – portando a disturbi relazionali, comportamenti a rischio e spesso a morte prematura. Il modo migliore di fermare la violenza è fermarla prima che avvenga, investendo nei programmi di prevenzione”.