Italia

Rifugiati: Cir, violati i diritti di accoglienza dei richiedenti asilo

«È grave che persone che hanno diritti riconosciuti vivano mesi per strada. Perché devono pagare loro sulla loro pelle quello che non funziona nel sistema italiano?». A chiederselo è Christopher Hein, direttore del Cir (Consiglio italiano per i rifugiati), che cita il caso di Ahmed, che arriva dall’Afghanistan a Roma e dal primo momento in cui chiede asilo alla questura al momento in cui viene inserito in un centro di accoglienza passano 38 giorni in cui dorme per strada e in una tendopoli. O di Fahime, che arriva dal Pakistan e dal momento in cui chiede asilo a Gorizia alla prima notte in un centro di accoglienza passano 11 giorni, durante i quali solo grazie alla carità e alla buona volontà di privati e associazioni trova ogni notte un tetto diverso dove stare. O di Mohamed, che sta vivendo per strada a Roma da 30 giorni, da quando è arrivato il 22 maggio e ha provato a chiedere asilo. Ma Ahmed, Fahime e Mohamed sono solo che tre delle centinaia di persone che in questo momento pagano sulla loro pelle un problema strutturale del sistema d’asilo italiano: l’incapacità di dare accoglienza subito a quanti fanno una richiesta di asilo nel nostro Paese.

«La legge italiana e quella europea – ricorda Hein – sono inequivocabili: prevedono che ogni richiedente asilo che arriva in Italia senza adeguati mezzi di sostentamento ha diritto a forme materiali di accoglienza sin dal momento in cui presenta domanda di protezione». Eppure, denuncia il Cir, «quando arrivano in Italia e in Europa hanno davvero bisogno di tutto, sia da un punto di vista legale che materiale». Di regola un richiedente asilo dovrebbe essere accolto a seconda della condizione personale nei «Cara», centri governativi, o nel Sistema di protezione per richiedenti asilo e rifugiati, sistema però numericamente insufficiente: nel 2013 erano previsti solo 3.700 posti che dovrebbero a breve essere potenziati a 5.000. «È evidente che il sistema di accoglienza italiano è al collasso, non ha più posto per inserire richiedenti asilo e sono molti anche i rifugiati che si trovano esclusi», denuncia il Cir, chiedendo che «sia garantito a tutti i richiedenti asilo che arrivano in Italia il sicuro accesso a forme materiali di accoglienza a partire dalla presentazione della domanda d’asilo». Secondo il Cir, inoltre, «il diritto all’accoglienza verso l’integrazione dovrà essere garantito per un periodo minimo di un anno dal riconoscimento della protezione», periodo durante il quale la persona dovrebbe avere accesso a un Programma nazionale per l’integrazione lavorativa, alloggiativa, sociale e culturale.