Italia

Risparmio: aumenta capacità famiglie (42%). Crescono consumi: telefonia +16%, elettronica +8%, alimentari +6%, farmaci +34%

Aumenta la capacità di risparmio delle famiglie italiane (42%), anche tra coloro che sperimentano qualche difficoltà«Gli italiani e il risparmio» realizzata da Acri con Ipsos e presentata oggi a Roma dal presidente di Acri, Francesco Profumo, e dal presidente di Ipsos, Nando Pagnoncelli, alla vigilia della 95ª Giornata mondiale del risparmio che ricorre domani.

Secondo la ricerca, i consumi continuano il progressivo recupero, trainati da telefonia (+16) ed elettronica (+8), dalle spese per auto e spostamenti (+6) e dai prodotti alimentari e per la casa (+6%), oltre al continuo aumento del ricorso ai farmaci (+34).

Rimane intatta la predilezione degli italiani per la liquidità (63%), sia per indole, sia per trovarsi più preparati in un contesto incerto. Nel valutare le proprie scelte di risparmio e investimento emerge il desiderio di impatto sociale positivo: il cittadino può e deve fare la sua parte, si legge nell’indagine. Le preoccupazioni future, come motivazione del risparmio, salgono dal 37% al 48%; stabile al secondo posto, 26%, la volontà di risparmiare per un progetto futuro, rileva l’indagine. Il risparmio viene, quindi, tesaurizzato ancora in gran parte in liquidità, sia per una ridotta facilità di trovare un investimento ideale, sia per la diffidenza verso norme ed istituzioni che lo tutelano (60% ritiene non sia adeguatamente tutelato).

«In una situazione in cui il risparmio gioca un crescente ruolo di auto-assicurazione, questa ridotta fiducia non può che confermare la predilezione per la liquidità», spiega la ricerca. Si fatica in questi anni a trovare l’investimento ideale, a tal punto che per il 35% l’ideale è proprio non investire, tenersi i soldi o spenderli, dato in crescita di 5 punti rispetto al 2018 e che raggiunge il massimo della serie (nel 2001 erano il 21%). Scende di 6 punti l’attrazione verso titoli considerati più sicuri, oggi ideali per il 25%, rimangono stabili il «mattone» al 33% e gli investimenti più rischiosi al 7%. Cresce la consapevolezza rispetto alla sostenibilità ed emerge la volontà di investire in attività con impatto positivo su ambiente e società. Per metà dei risparmiatori l’investimento in aziende sostenibili non deve essere penalizzante, ma il 22% sarebbe disposto ad accettare rendimenti più bassi.

Gli italiani vivono la contraddizione di un Paese che non è ancora del tutto uscito dalla crisi precedente e vede all’orizzonte nubi non rassicuranti, sia sul piano economico, sia su quello della sostenibilità del modello di sviluppo (83%). Il 59% dei cittadini pensa che il mondo stia fronteggiando un’emergenza al contempo ambientale e sociale, un altro 20% sottolinea la propria preoccupazione nello specifico rispetto all’ambiente, il 12% si sofferma invece sulle disuguaglianze. Solo per l’8% dei nostri concittadini gli eventi sono nella normalità e non ci sarebbe da preoccuparsi più di tanto.  Questo dato si accompagna alla sensazione che la crisi sia ancora lunga da superare (almeno 5 anni).

Il 39% degli italiani si dice pessimista circa i prossimi 3 anni, mentre il 24% si dice ottimista. Si riduce la fiducia riposta nell’economia europea e mondiale (rispetto a quella europea il 28% di ottimisti è bilanciato dal 29% di pessimisti, rispetto a quella mondiale ottimisti e pessimisti sono entrambi al 25%, ma un anno fa gli ottimisti sopravanzavano i pessimisti di 7 punti percentuali). Per quanto riguarda la propria situazione personale, il 59% è soddisfatto della sua situazione economica, dato in crescita di 4 punti rispetto al 2018 e di 17 rispetto al 2013, il miglior dato dopo quello del 2001 (65%). E ancora un 24% ritiene che la propria situazione migliorerà nel corso del 2020, mentre solo il 14% è pessimista. «Questi dati positivi – osservano i curatori dell’indagine realizzata tra settembre e ottobre tramite 1000 interviste telefoniche presso un campione rappresentativo della popolazione italiana adulta – non devono far dimenticare che quasi 1 famiglia su 5 è colpita dalla crisi in almeno uno dei componenti il nucleo familiare (18%), dato comunque in riduzione (nel 2018 era il 24%)».

L’Unione europea continua a dividere gli italiani: il 49% ne ha fiducia, mentre il 51% ne ha poca ma per il 73% l’uscita sarebbe un grave errore. Se questa bassa fiducia aleggia ormai da anni – come riportano anche i dati di Eurobarometro di giugno 2019 (il 55% non si fida dell’Ue) -, si legge nel report, «è anche vero che per il 65% dei nostri concittadini l’Europa andrà nella giusta direzione: questo dato è in forte crescita rispetto al 2018 (+14 punti percentuali) e si contrappone al contenuto 24% che ritiene che l’Europa stia andando nella direzione sbagliata». Inoltre, per la grande maggioranza (73%) del campione di intervistati sarebbe un grave errore uscire dall’Ue. Rispetto alla fiducia nell’euro, il 37% oggi è a favore, dato in crescita da 5 anni, mentre per il 60% (il 65% dei giovani) l’euro nel futuro sarà sempre più un vantaggio. Un dato, questo, in crescita di 4 punti dallo scorso anno e di 13 punti dal 2013.