Italia

Rondine città della pace: alla chiusura del festival di Rondine YouTopic Fest interviene il ministro Giovannini

Sostenibilità, ambiente, relazione, pace. La terza giornata conclude la sesta edizione del Festival internazionale del conflitto di Rondine, YouTopic Fest approfondendo la dimensione integrale dell’umano, che è il valore profondo che muove Rondine e il suo Metodo educativo-formativo. Il focus sono le relazioni come habitat dentro il quale il conflitto si può gestire, riconoscere e trasformare, per vivere, quindi, le differenze come opportunità generativa.

Il primo panel della giornata si apre con il messaggio inviato da Enrico Giovannini, Ministro delle Infrastrutture e della Mobilità Sostenibili  che sottolineato come Rondine operi “…per la creazione di un eco-sistema in cui porre al centro la relazione educativa e l’interazione con l’altro, e ciò dà concretezza a quel cambiamento di paradigma più volte auspicato –  Continua il Ministro –  E’ meritorio il vostro impegno per creare un habitat in cui poter  sviluppare relazioni informate a logiche educative e di convivenza civile: significa sperimentare l’occasione di mettere a frutto i punti di contiguità che sussistono fra temi sempre più centrali quali quello dell’istruzione, dell’innovazione, della sostenibilità, dell’ecologia, della lotta al cambiamento climatico, della pace e della giustizia sociale”.

E infatti, nella Cittadella della Pace di Arezzo si costruisce, giorno dopo giorno, da venticinque anni, una cittadella che si trasforma e si sviluppa verso la cittadella del terzo millennio, verde e sostenibile, che, attraverso i tanti giovani italiani e da tutto il mondo che la abitano, è divenuta un esempio non solamente di come si può vivere insieme anche se ci sono conflitti, ma di come si possa coltivare il nuovo mondo rigenerandolo con relazioni pacificate tra gli uomini e la natura. Nel panel della mattina dal titolo “Sostenibilità, ambiente, relazione, pace. Verso la città del terzo millennio” è intervenuto anche Massimo Mercati, Amministratore Delegato di Aboca, Società Benefit da agosto 2018 e da lungo tempo sostenitrice di Rondine e dei tanti progetti che qui si sviluppano: “Il concetto di interrelazione non è un’idea ma il centro della vita; non possiamo quindi prescindere da questa interconnessione biologica e culturale. Nel futuro, in un mercato sempre più difficile, in cui la crescita diventerà selettiva e conflittuale, la logica è quella di riuscire a focalizzarsi sulla creazione di valore, nel nostro fare business bisogna imparare a essere rigenerativi. C’è una strada sola che è quella che genera il bene comune, dovremmo lavorare concretamente in questa dimensione”.

Il tema della costruzione della città verde e della sostenibilità e anche della creazione di pace sono interconnessi e racchiusi in una parola: bellezza. Lo ha ricordato Alessia del Corono Borgia, Direttrice di Fondazione Italia Patria della Bellezza: “Bellezza intesa in senso etico, paesaggio, creatività, cultura, territori, tutto quello che noi italiani sappiamo fare molto bene, ma spesso sappiamo raccontare poco; in realtà ci sono tantissimi progetti in tutta Italia che esprimono bellezza e fanno rigeneratività, creano relazioni, sistema, rete. La rete è l’unico modo di portare a casa il risultato, condividendo gli stessi obiettivi”. Nel panel c’è anche la voce degli studenti di Rondine, Meital, studentessa israeliana della World House, racconta: “Vivere in una comunità sostenibile vuole dire tante cose, per prima cosa che dobbiamo contemplare la Bellezza di questo mondo e pensare… pensare, prima di fare. Rondine e questo borgo ci insegnano anche questo. È un lavoro che dobbiamo fare per noi e per la pace della nostra terra, perché la sofferenza della natura è la nostra sofferenza. Perché non possiamo essere sani in un mondo malato, e anche se viviamo in una parte del mondo che sente meno gli effetti del cambiamento climatico, ci sono altri popoli, altri territori che li vivono drammaticamente ogni giorno”.

Nel pomeriggio focus sulla campagna Leaders for Peace che promuove la formazione di giovani generazioni di leader di pace nel mondo, sensibilizzando i Governi ad investire sull’educazione e i diritti umani.  Un panel che ha visto protagonisti giovani attiviste e attivisti dall’Italia e dal mondo che hanno raccontato storie di campagne, azioni, attività che hanno portato un cambiamento reale nella vita degli altri, dal livello locale a quello internazionale. Stefania Bait, Delegata UNYDP Programma delegati giovanili italiani alle Nazioni Unite; Carlotta Croci, Youth Ambassador per l’Italiaed esponente di ONE Campaign; Kaaj Tschikalandand di ActionAid e Yasmine Ouirhrane e Fondatrice di WeBelong e premiata come Giovane Europea dell’Anno 2019. Tempo di bilanci ormai per la rassegna che volge al termine e che dopo lo stop dovuto alla pandemia è tornata ad essere uno spazio di incontro confronto e relazione per giovani di tutta Italia e di tutto il mondo e già si guarda al futuro e arriva l’annuncio del titolo della prossima edizione di YouTopic Fest mutuato dal Canto notturno di un pastore errante nell’Asia di Leopardi “Cade, risorge e più e più s’affretta. Nel tempo accelerato quale spazio alla fragilità e al dolore?”. L’appuntamento è per l’8, 9, 10, 11 giugno 2023. “Nei giorni che abbiamo passato insieme, nell’anno che abbiamo ricordato, Rondine non è una Cittadella paragonabile a un’isola felice. Noi qui accogliamo i dolori del mondo, le fatiche del mondo e ripartiamo sempre dal dolore più tragico e dalla cosa più orribile che è la guerra”. Afferma Franco Vaccari, presidente di Rondine “La nostra non è una festa di anestesia artificiale e mentale, la nostra festa è radicata nella consapevolezza. I ragazzi e ragazze della World House e del Quarto Anno di Rondine ce lo ricordano: sono giovani normali, non supereroi, durante il loro percorso raccontano, con pudore e desiderio di comunicare, le loro fragilità, paure e incertezze di tutti noi e la festa di YouTopic non cancella questo, le prende dentro e le accoglie – continua Vaccari – Nel metodo Rondine lavoriamo su ciò che ci fa paura, perché l’eccesso di difesa ci uccide. La relazione è una navicella protettiva che ci portiamo sempre ovunque andiamo ci saranno tempeste, ci sarà la guerra ma saremo protetti. L’unico modo è guardare al futuro con speranza”.