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SENZA FISSA DIMORA, CONVEGNO IN VATICANO: 3 MILIONI IN EUROPA. NO A DISCRIMINAZIONI

In Europa occidentale sono 3 milioni le persone senza fissa dimora, su 1 miliardo nel mondo che vive in strada o non ha accesso ad un alloggio adeguato. In Asia, Africa ed America Latina il 30% della popolazione vive nelle baraccopoli e ogni giorno muoiono nel mondo circa 50.000 persone a causa di alloggi malsani, acqua inquinata e igiene insufficiente. Sono alcuni dei dati forniti dall’arcivescovo Agostino Marchetto, segretario del Pontificio Consiglio della pastorale per i migranti e gli itineranti, che ha aperto questa mattina a Roma il primo incontro internazionale di pastorale dei senza fissa dimora (clochard), organizzato fino a domani dal dicastero vaticano. Il tema: “In Cristo e con la Chiesa a servizio dei senza fissa dimora”. Il benvenuto ai relatori è stato dato dal card. Renato Raffaele Martino, presidente dello stesso Pontificio Consiglio, che ha spiegato come l’incontro segua la pubblicazione del documento “Orientamenti per la pastorale della strada”, che evidenziava la necessità di una riflessione specifica su questo tema. Mons.Martino ha invitato a “mettersi in cammino, con spirito di solidarietà, per giungere ai nostri fratelli e sorelle senza dimora, e assisterli spiritualmente e materialmente”.

L’arcivescovo Marchetto ha poi ricordato che “essere senza dimora in Europa, o nel cosiddetto ‘primo mondo’ è molto diverso dall’esserlo in Africa o in Asia”: c’è chi si trova in questa situazione “a causa di calamità naturali, emergenze inaspettate, disordini politici ed economici o cambiamenti del clima”, chi “vaga come rifugiato o migrante” o chi “dorme per strada o vaga tra luoghi di rifugio differenti”. A livello di opinione pubblica, soprattutto nei confronti dei clochard, mons.Marchetto ha rilevato una certa “emarginazione e stigmatizzazione”, ma ai cristiani viene richiesto di “non ignorare la situazione di coloro che non hanno una dimora e sono caduti ai margini della società”. “Soddisfare le necessità umane fondamentali offrendo riparo, alloggio, cibo, vestiti, calore e cure sanitaria è solo l’inizio dell’opera – ha precisato l’arcivescovo -. Questi sono bisogni fondamentali e immediati per la sopravvivenza umana, però, nel profondo, ogni persona senza dimora ha una necessità fondamentale più grande, quella di essere accettata e trattata con dignità”. Da qui l’invito di mons.Marchetto a riflettere su alcuni temi, tra cui l’“eliminazione degli stereotipi” nei confronti dei senza fissa dimora, anche all’interno delle comunità cristiane.

Alle persone senza fissa dimora è necessario anche accordare la “libertà di crescere”, ossia di “accettare la scala del tempo e le decisioni personali di ogni persona senza tetto”, ha detto mons. Marchetto, “prestando ascolto alle loro necessità, alla loro storia e ai loro progetti”. E’ inoltre necessario un “ministero cristiano specifico”, “evitando in particolar modo il proselitismo” ma dando loro “diritto alla Parola e ai Sacramenti”, compresa la sepoltura cristiana. “La Chiesa e la società – ha sottolineato – non possono non riflettere sulle cause di questo fenomeno e della povertà. I difensori dei senza tetto devono agire come lievito nella società per un cambiamento e un rinnovamento tanto sociale quanto statale. Ciò vuol dire partecipare all’assunzione di decisioni che riguardano politiche della casa, del lavoro, del welfare, della sanità e della previdenza sociale per i senza tetto”. L’incontro prosegue domani con una visione d’insieme proposta dal sociologo Mario Pollo e con una tavola rotonda con esperienze da diversi Paesi, tra cui India e Stati Uniti.

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