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SETTIMANA SOCIALE: DOCUMENTO PREPARATORIO, FARE UN USO CORAGGIOSO DELLA GLOBALIZZAZIONE

Uscire dalla crisi socio-economica richiede “un uso coraggioso e innovatore dei nuovi assetti e delle opportunità che la globalizzazione ha prodotto”. Così esordisce il Documento preparatorio per la 46ª Settimana Sociale dei cattolici italiani (Reggio Calabria, 14-17 ottobre 2010), presentato oggi a Roma. Il testo, a firma del Comitato scientifico e organizzatore delle Settimane Sociali, vuole offrire “alcune buone ragioni perché proceda l’opera di discernimento necessaria alla declinazione, oggi, in Italia, della nozione di bene comune”. Così, in ordine alla globalizzazione, il Comitato puntualizza che “rinunciare alle possibilità offerte da un’economia (e dunque anche da una finanza) globale è un lusso che solo pochi possono permettersi ed è funzionale esclusivamente a ripristinare le posizioni che alcuni di questi pochi avevano”. Nel documento si riafferma il “giudizio di fondo positivo che l’Enciclica ‘Caritas in veritate’ esprime”, ricordando che “il processo di globalizzazione non mina la possibilità di continuare a pensare e perseguire lo sviluppo umano in tutte le sue dimensioni e con una portata sempre più inclusiva, anzi offre condizioni favorevoli che rendono più stringente la responsabilità che tutti abbiamo di spenderci in questa direzione”.In secondo luogo, la globalizzazione “esalta il riferimento al bene comune”, la cui direzione “è quella in cui cresce il valore e la realtà della vita umana, delle sue relazioni e delle sue differenze, persino delle sue fragilità”. Guardando al Paese, il Comitato rileva che “l’Italia si trova oggi ad affrontare le prove della globalizzazione da ‘media potenza declinante’”. “Il processo di globalizzazione – si legge nel testo – procederà (o invertirà il suo cammino) anche senza attendere il contributo del nostro Paese, e magari anche grazie a contributi di sue singole espressioni locali o d’interesse. Tuttavia, ciò non esclude che l’Italia unita in questo passaggio critico potrebbe giocare un ruolo che nessuna sua singola componente potrebbe svolgere da sola”. D’altra parte occorre riconoscere che “il processo di globalizzazione investe pesantemente l’Italia. Ne svela le risorse, ma con la stessa chiarezza ne mette in luce le tensioni, gli errori, le omissioni e i ritardi accumulatisi da molto tempo”. In questo contesto, rinunciare “a potenzialità effettive della comunità nazionale significa anche rinunciare a esercitare una fetta di responsabilità per il bene comune globale” (testo integrale).Sir