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SETTIMANA SOCIALE, ORNAGHI:  RIFORMA ELETTORALE, INVERTIRE DEFICIT RAPPRESENTATIVITÀ

(Reggio Calabria) – “Ogni riforma elettorale o costituzionale, per essere realmente utile e per essere sentita come tale, non può non avere tra i suoi obiettivi primari quello di bloccare e invertire il deficit crescente di rappresentatività politica”. Lo ha detto Lorenzo Ornaghi, rettore dell’Università Cattolica, intervenendo oggi alla 46ª Settimana Sociale. “Bloccare e invertire la caduta di rappresentatività politica, credo, sarà del tutto inutile, se ogni tentativo in una tale direzione non terrà conto del fatto che sono principalmente le rappresentatività sociali a poter ridare vitalità alle tradizionali forme di rappresentanza politico-partitica”. “Il deficit di rappresentatività politica non riuscirebbe mai a essere adeguatamente affrontato, quando si continuasse a considerare la rappresentanza sociale in termini subordinati al generale primato della rappresentanza politico-partitica”. Di qui la necessità di “forme nuove di articolazione tra i due tipi di rappresentanza”. “A far crescere la necessità di queste forme nuove, meno asimmetriche e più paritarie di articolazione tra le due rappresentanze”, per Ornaghi, “è soprattutto il dislocarsi del confine tra ciò che sino a poco tempo fa pensavamo essere ‘politica’ e ciò che sembrava ‘non politica’”.“La caduta sempre più vertiginosa di rappresentatività”, il grido d’allarme di Ornaghi, “sta diventando un elemento incurabile dello stato dell’Italia”. Tra gli esempi, il relatore ha citato il fatto che “indifferenza o rassegnata acquiescenza accompagnano con sempre maggiore intensità non solo lo svolgersi delle vicende politico-partitiche, ma persino le fasi di tornata elettorale”. In questa prospettiva, “agglomerare gli umori sembra più premiante del far convergere opinioni o aggregare un consenso durevole perché convinto”. Perfino “il gesto del voto sta diventando, per molti, una scelta di terz’ordine. E, quanto più ci si sente distanti o irritati da questa situazione della politica, tanto più rischiano di rivelarsi alla fin fine inadeguate persino le proposte tecnicamente migliori di riforma del sistema elettorale”. Su queste riforme, “non meno che su quelle costituzionali o istituzionali”, per il rettore della Cattolica “grava ormai la cappa della radicata persuasione che, più che al generale interesse del Paese, servano come strumento di regolazione di una competizione, o lotta, tutta interna al ceto politico e al gioco dei suoi contrastanti interessi di partiti o fazioni”.Sir