Italia

SETTIMANALI FISC, CONVEGNO CENTENARIO DIFESA DEL POPOLO; MONS. MATTIAZZO: «UNA GRANDISSIMA RESPONSABILITÀ»

“Fare tesoro del proprio radicamento sul territorio”. Al convegno nazionale della Federazione italiana settimanali cattolici (Fisc), apertosi oggi a Padova, il giornalista Guglielmo Frezza ha ripercorso i 100 anni del settimanale padovano “La Difesa del popolo”, trovandone il punto di forza nell’essere stato sempre “attento alla vita delle comunità e della provincia”. Quella dei settimanali cattolici, ha aggiunto, è “una vocazione che viene da lontano”. D’altronde, ha rilevato l’editorialista di “Avvenire” Umberto Folena, “tutta la storia dei settimanali sorti nelle diocesi parte dal popolo”: testate che, ieri come oggi, sono capaci di “cogliere le esigenze più autentiche che vengono dal basso, portandole all’attenzione di tutti, anche di quanti altrimenti non le percepirebbero”. Il settimanale diocesano, ha proseguito Frezza, “possiede delle antenne sensibili sul territorio che nessun altro si può permettere: parroci, animatori, gruppi giovanili ecc.”. “Prima di fondare una Chiesa – diceva mons. Luigi Pellizzo, vescovo di Padova nel 1908, quando aprì la «Difesa» – fonderei un giornale, e nelle parrocchie una candelina in meno e una copia di giornale in più”. Una sfida, ha concluso Frezza, “valida ancora oggi, prestando attenzione anche ai nuovi mezzi di comunicazione: internet e la free press”.La comunicazione ha una “radice profonda e intrinseca nella fede cristiana”. E questa è la ragione “per cui una diocesi sostiene un settimanale”. A ricordarlo, oggi pomeriggio a Padova, l’arcivescovo, mons. Antonio Mattiazzo, intervenuto alla celebrazione ufficiale del centenario del settimanale cattolico padovano “La Difesa del popolo”. L’arcivescovo, rilevando come i segni di apprezzamento giunti nei confronti della testata diocesana carichino “di una grandissima responsabilità”, ha ricordato tre binomi che richiamano il rapporto tra la fede e la comunicazione: “fede e Parola”, “fede e cultura”, “fede e Vangelo”. La “Difesa”, ha aggiunto il presule, “fa informazione religiosa”, possedendo le competenze per dare “una visione religiosa dei fatti”. Anzi, ha rimarcato, talora la sua è una vera e propria “esigenza di supplenza” nei confronti di media laici che, a livello locale, scontano a volte un “analfabetismo religioso” e fanno “un’informazione religiosa folcloristica e banale, incapace di cogliere il senso profondo della fede e della religione”. “Una società aperta e una democrazia matura – ha dichiarato mons. Mattiazzo – dovrebbero far posto a tutte le voci nello spazio pubblico”, a patto che queste sappiano proporre “argomenti validi, fondati su basi rigorose e serie”. Questo è un impegno anche per la Chiesa, la quale può dimostrare attraverso i suoi organi d’informazione che “la fede non è fideismo”. “Un grande compito dei mass media – ha precisato – è saper illuminare sulle grandi sfide di oggi”: questo è un imperativo a cui oggi occorre dare risposta, in particolare da parte dei settimanali dicoesani, chiamati a “saper accompagnare l’evoluzione storica e cogliere i segni dei tempi” e ad essere “radicati nella vita della gente”, sapendo “coniugare il particolare con l’universale”. In tal senso, ha concluso l’arcivescovo, la “Difesa” è impegnata a “elevare piuttosto che abbassare, costruire piuttosto che demolire, unire piuttosto che dividere”.