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SICUREZZA, CARITAS A MINISTRO MARONI; MISURE REALISTICHE, NO A REATO IMMIGRAZIONE CLANDESTINA

Sul tema della sicurezza “qualsiasi scelta politica deve essere ispirata da un realismo che miri a risolvere questioni, non a inasprirle” e occorrono “ misure non solo ritenute efficaci nelle intenzioni, ma anche e soprattutto percorribili nei fatti e durature, in un quadro di valori ritenuti irrinunciabili a partire dal rispetto dei diritti fondamentali della persona”. E’ quanto una delegazione di Caritas Italiana, guidata dal direttore, monsignor Vittorio Nozza, ha detto questo pomeriggio al ministro dell’ Interno, onorevole Roberto Maroni, nel corso di un colloquio, sollecitato dal Viminale, sul tema della sicurezza. La Caritas ha ribadito la propria “contrarietà”, in merito all’ipotesi di un “pacchetto sicurezza” che preveda il reato di immigrazione clandestina, che viene dallo stesso organismo ecclesiale considerata “una misura sproporzionata rispetto alla condotta, che ha come presupposto che ad ogni clandestino corrisponda un criminale”. “L’esperienza sul campo – secondo la Caritas – non depone a favore della capacità dissuasiva di un simile intervento penale: i fattori di spinta delle migrazioni non verrebbero scoraggiati mentre invece si ingolferebbe il sistema giudiziario e carcerario”. Caritas è anche contraria alla previsione di allungare il periodo di trattenimento nei Centri permanenza temporanea fino a 18 anni.

Nell’incontro di questo pomeriggio con il ministro dell’Interno, onorevole Roberto Maroni, la Caritas italiana si è detta contraria alla previsione di allungare il periodo di trattenimento nei Cpt fino a 18 anni perché “l’eccessivo allungamento dei tempi, oltre a risultare troppo dispendioso, appare configurare una forma di detenzione”. Senza contare che “un’operazione di questo tipo implicherebbe un investimento economico notevole”. Con preoccupazione è vista la revisione, in senso restrittivo, dell’istituto del ricongiungimento familiare, che oltre a essere “illegittima” perché in contrasto con le direttive europee, crea “ostacoli al corretto inserimento degli immigrati, che fa perno proprio sulla famiglia”. Secondo Caritas italiana “il rafforzamento dei rapporti con i Paesi d’origine degli immigrati residenti in Italia è un obiettivo prioritario che potrà dare risultati migliori rispetto al potenziamento delle misure di controllo dei confini”. Avvertita come urgente anche l’esigenza di non inasprire ulteriormente il clima intorno al problema sicurezza, “altrimenti il rischio è quello di una deriva incontrollata, soprattutto verso alcune nazionalità. A questo proposito l’immagine restituita dai media circa la realtà dei romeni e dei rom in Italia è pesantemente fuorviante”.

Nell’incontro di oggi al Viminale con il ministro Maroni la Caritas ha ribadito di aver sempre affrontato la questione “tenendo insieme l’accoglienza doverosa con la sicurezza: il mondo cattolico non ha mai perso tempo a parlare di accoglienza buonista, ha invece cercato, anche a livello locale, la collaborazione con gli enti pubblici e le forze dell’ordine”. La Caritas ha riaffermato che “i nostri territori si caratterizzano sempre più per una somma di precarietà (dall’immigrazione ai nomadi, dalla mancanza di lavoro al problema degli anziani soli, dalla malattia, fisica e mentale allo sfruttamento)” che costituiscono una “miscela potenzialmente esplosiva”. Per questo al ministro è stata proposta una serie di misure, tra cui lo sviluppo di forme di concertazione tra istituzioni, servizi, soggetti sociali e reti territoriali, perché “pensare di affidare al solo intervento repressivo la lotta ai fenomeni di degrado è una semplificazione assolutamente irrealistica”. Infine la Caritas ha sottolineato che bisogna investire nell’educazione e nella promozione della “responsabilità diffusa” attraverso la scuola, l’associazionismo, le comunità cristiane, le famiglie, le realtà culturali, le istituzioni pubbliche e indispensabile è “rafforzare la credibilità e l’efficacia delle istituzioni”.

Sir