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SOLIDARIETÀ: 50 ORGANIZZAZIONI SCRIVONO AL GOVERNO PER LA PACE IN UGANDA

Una lettera aperta al Ministero degli Esteri italiano, Massimo D’Alema, per chiedere il sostegno dell’Italia al processo di pace nel Nord Uganda: l’hanno sottoscritta 50 organizzazioni (tra cui Caritas italiana, Pax Christi Italia, Cipsi-Coordinamento di iniziative popolari di solidarietà internazionale), alcune riviste (come Nigrizia e Missione oggi) e delle singole persone (mons. Cesare Mazzolari, vescovo di Rumbek- Sudan; mons. Luigi Bettazzi, vescovo emerito di Ivrea; padre Alex ZanotelliAlbino BazzottoEnrico Peyretti).

Ricordando come “da vent’anni, le popolazioni di questa regione sono vittime del conflitto tra l’esercito governativo e i ribelli dell’LRA (Lord’s Resistance Army)” e “il progressivo peggioramento delle condizioni di vita, specialmente nei campi profughi, dove un milione e mezzo di persone sopravvivono in condizioni disumane”, le organizzazioni fanno presente che “Dal 14 luglio sono in corso, a Juba (Sudan), i colloqui tra i rappresentanti delle due parti in conflitto: sono trattative che procedono a rilento, ma che finora sono servite a sospendere gli scontri armati”. Per raggiungere un’intesa globale tra Governo ugandese e LRA, che metta definitivamente fine alla guerra e la ripresa della vita, scrivono le organizzazioni “non ci sembra sufficiente la preziosa mediazione finora offerta dal Governo del Sud Sudan e dalla Comunità di S. Egidio.

A giudizio delle organizzazioni, perciò, “per offrire alle parti in causa maggiori garanzie e perché siano accolte le istanze delle popolazioni vittime della guerra, è necessaria la presenza attiva dell’Onu, dell’Unione Europea e delle nazioni amiche dell’Uganda e dei suoi abitanti”. Di qui la richiesta all’Italia affinché “si offra subito come mediatrice di pace, nei colloqui di Juba”. Qualora, poi, aggiungono le organizzazioni, “non fosse possibile una sua diretta partecipazione alle trattative, il governo italiano le sostenga con incentivi politici ed economici”. L’Italia, inoltre, per le organizzazioni, dovrebbe presentare “nelle sedi internazionali, principalmente nell’Unione Europea, il problema del conflitto del Nord Uganda e le violazioni dei diritti delle popolazioni Acholi, Lango e Teso”. Quindi, “come prossimo membro del Consiglio di sicurezza dell’Onu”, dovrebbe cercare “di far inserire al più presto nel suo ordine del giorno la drammatica situazione ugandese”. Infine, si conclude la lettera, “l’Italia risponda ai bisogni di centinaia di migliaia di persone, che soffrono nei campi profughi e che presto avranno bisogno di tutto per riprendere la vita nei propri villaggi”. Sir