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Saldi, Confcommercio: ogni famiglia spenderà 336 euro

Diminuisce, di converso, la percentuale dei consumatori che attendono i saldi per acquistare un articolo al quale stava pensando da tempo: è pari al 41,9% contro il 58,9% di cinque anni fa.

Cresce la percentuale dei consumatori che attribuiscono maggiore importanza al prezzo dei prodotti posti in vendita a saldo piuttosto che non alla qualità: la percentuale è pari al 35%, contro il 16,5% registrato in vista della stagione dei saldi del gennaio 2010. Il 37,1% dei consumatori ha affermato che, pur di contenere la spesa, sperimenterà punti di vendita differenti rispetto a quelli frequentati abitualmente, alla ricerca delle occasioni migliori dal punto di vista del prezzo.

In linea con quanto registrato presso i consumatori, calano anche le aspettative degli imprenditori del commercio con riferimento ai saldi invernali del gennaio 2015: il 28% teme che il proprio esercizio sarà visitato in misura inferiore rispetto al gennaio 2014 (con un decremento di 3,7 punti percentuali del flusso di clienti).

«La debolezza dei consumi, le spese obbligate ed incomprimibili (luce, gas, assicurazioni, canone rai subito dopo l’ultima ondata di pagamenti di tasse che ha interessato gli italiani a dicembre), la sfiducia nel futuro e l’atteggiamento estremamente prudenziale dei nostri connazionali sempre più indirizzati al contenimento delle spese, ci fa pensare che anche per quest’anno i saldi non rappresenteranno la via d’uscita per il dettaglio moda. Rimane vivo, tuttavia, – rileva Renato Borghi, presidente di Federazione Moda Italia e Vice Presidente Confcommercio – l’appeal delle vendite di fine stagione nel settore abbigliamento, calzature, pelletteria, accessori, articoli sportivi e tessile per la casa: più di un italiano su due ha deciso di fare acquisti proprio nel periodo dei saldi. Confermata la tendenza degli acquisti nei negozi tradizionali e di una scelta sempre più orientata al prodotto di qualità ad un prezzo accessibile. Il mio augurio per questo inizio di anno – sottolinea ancora Borghi – è che i saldi possano rappresentare per i negozi al dettaglio plurimarca finalmente un’occasione di rilancio, con soddisfazione per i consumatori più attenti al rapporto qualità prezzo. Gli sconti medi, stima Federazione Moda Italia, saranno almeno del 40%».

Aumenta la percentuale di coloro che hanno affermato di attendere il periodo dei saldi invernali per acquistare qualsiasi tipo di prodotto e non magari soltanto o in particolare i prodotti griffati o prodotti ai quali si stava pensando da tempo: si aspettano i saldi per acquistare il «necessario».

un decremento di 3,7 punti percentuali del flusso di clienti).

Il 44,9% delle imprese del commercio al dettaglio si dichiara d’accordo con la liberalizzazione totale dei saldi tutto l’anno. Tale quota è in leggero decremento rispetto a quella fatta registrare dodici mesi fa (46,4%). Sono favorevoli alla liberalizzazione dei saldi specialmente le imprese del commercio al dettaglio di dimensioni più grandi, residenti nelle grandi aree metropolitane e operative nei settori del commercio al dettaglio di articoli sportivi e di biancheria. Analogamente, una percentuale non distante di commercianti (50,5%) si dichiara d’accordo anche con la liberalizzazione delle vendite promozionali. Anche in questo caso, tuttavia, si registra un decremento rispetto allo scorso anno. Quasi la totalità delle imprese del commercio afferma che la qualità dei prodotti venduti a saldo sia «molto» o «abbastanza» buona (89,0%). Poco più del 66% degli imprenditori del commercio al dettaglio afferma che, generalmente, durante il periodo dei saldi invernali il proprio esercizio è frequentato anche da nuovi clienti. Un anno fa tale percentuale era risultata pari al 71,1%. Sono visitati da clienti non abituali soprattutto gli esercizi commerciali di dimensione più grande, residenti nelle grandi aree metropolitane e operativi nei settori del commercio al dettaglio di calzature e intimo.