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Sentenza Cassazione su affido a coppia gay: Mirabelli, «Caso specifico non generalizzabile»

«La sentenza della Cassazione si riferisce a un caso specifico, non mi pare che dia enunciazioni assolutizzanti da estendere, per esempio, all’adozione». A parlare al Sir è Cesare Mirabelli, giurista e presidente emerito della Corte Costituzionale, in riferimento alla sentenza della Suprema Corte, resa nota oggi, sull’affidamento esclusivo di un bimbo alla madre che convive con un’altra donna, rigettando il ricorso presentato dal padre. Sulla vicenda in questione la Corte d’appello di Brescia aveva stabilito l’affidamento esclusivo del figlio minore alla madre, anche in seguito a un atto violento compiuto dal padre contro la convivente della madre. L’uomo era poi ricorso in Cassazione lamentando la non «idoneità sotto il profilo educativo» della famiglia in cui il minore era stato inserito, «composta da due donne legate da una relazione omosessuale». I giudici della Cassazione, però, hanno bocciato il ricorso, sottolineando che «alla base della doglianza del ricorrente non sono poste certezze scientifiche o dati di esperienza», ma solo «il mero pregiudizio che sia dannoso per l’equilibrato sviluppo del bambino il fatto di vivere in una famiglia incentrata su una coppia omosessuale». Una decisione, quella della Corte, sulla quale Mirabelli smorza i toni, osservando che «i titoli che stano uscendo sugli organi d’informazione vanno al di là del caso concreto».

Nello specifico «non si tratta di un affidamento da attribuire», ossia con un minore che viene dato in carico a una coppia gay a lui estranea, ma più semplicemente il bambino è stato «affidato alla madre a seguito della separazione della coppia». La Cassazione, da parte sua, con questa sentenza chiede di verificare «non in astratto, ma in concreto la situazione del minore nel contesto di quel rapporto tra i genitori e della situazione di convivenza». Non è quindi il caso di parlare di «deriva ideologica», conclude il giurista, dal momento che è «legata al caso specifico e non intende dettare una disciplina, né apre all’adozione per le coppie omosessuali».