Italia

Servizio civile, mons. Galantino: bene i 46.000 posti ma «diventi fatto culturale»

«Come sappiamo – ha osservato – la riduzione delle risorse che lo Stato ha destinato a questo settore dal 2008 è stata tutt’altro che secondaria (-400%), portando di fatto a una conseguente diminuzione quantitativa dei giovani, che nel nostro Paese fanno l’esperienza del servizio: nel 2013 sono stati soltanto 896». La «Legge di stabilità» sul servizio civile per quest’anno «fa ben sperare», ha osservato il segretario della Cei, visto che si parla di 36.000 posti, ai quali se ne aggiungono 700 per l’estero, 1.000 del servizio civile per ciechi e grandi invalidi, 300 Corpi civili di pace e 140 per un servizio civile ad hoc legato a Expo 2015. Sommando anche i 7mila del programma «Garanzia giovani», quest’anno dovrebbe essere superato il numero record di invii – 46mila – di nove anni fa. «Ma questo non mi fa gioire – ha precisato – se penso agli 896 di un anno e ai 36.000 di un altro, con un andamento ondivago».

 «L’investimento finanziario attuato – ha affermato mons. Galantino – esprime già da sé il riconoscimento della bontà di questo istituto nei suoi fondamenti di partecipazione attiva e responsabile al bene comune, un volàno di impegno civile per decine di migliaia di ragazze e ragazzi. È indubbiamente positivo anche il fatto che la durata dell’impegno sia rimasta di un anno, superando i timori di una sua sensibile riduzione». Però, ha precisato, «un impoverimento viene da chi si riduce a considerare il servizio civile alla stregua di un avviamento al lavoro o di una supplenza ai ritardi e alle falle delle istituzioni pubbliche: su questo duplice fronte avvertiamo che rimane ancora da promuovere un lavoro culturale non indifferente». «Per le nostre realtà – a partire dalle Caritas – questa scelta è, invece, un’opportunità incredibile di incontro con le nuove generazioni – ha proseguito -; di proposta di un preciso stile di vita nonché di impegno responsabile nei confronti degli altri».

Mons. Galantino ha esortato «a puntare avanti questa esperienza puntando a costruire e portare avanti reti efficaci di relazioni sul territorio, soprattutto oggi in cui è accelerata la voglia di protagonismo e la frammentazione». «Uno degli scandali di oggi – ha osservato – è la mania di protagonismo, dover per forza arruolare gente sotto la nostra bandiera, dentro e fuori dalla Chiesa. La rete deve diventare invece una sorta di sana fissazione».