Italia

Settimanali cattolici, la forza del territorio

Realtà radicate sul territorio, con solide basi e uno sguardo rivolto all’uomo. Sono i 168 settimanali diocesani aderenti alla Fisc (Federazione italiana settimanali cattolici), che hanno preso parte, a Roma dal 22 al 24 novembre, alla 15a Assemblea nazionale elettiva della Federazione. “Giornali diocesani, testimoni di speranza” il tema dell’appuntamento, aperto giovedì pomeriggio dall’intervento del segretario generale della Cei, mons. Giuseppe Betori, e dalla relazione del presidente uscente della Fisc, don Giorgio Zucchelli. Tra i presenti, il sottosegretario alla Presidenza del consiglio dei ministri con delega per l’editoria, Riccardo Levi, e il presidente dell’Uspi (Unione stampa periodica italiana), Francesco Saverio Vetere, che sono intervenuti su temi cruciali per le piccole testate, come le modifiche alla legislazione vigente in materia di contributi per le spedizioni postali e il disegno di legge sull’editoria. Sempre giovedì pomeriggio, all’interno di un concerto pianistico del maestro Sebastian Di Bin, è stato consegnato il “Premio Fallani”, in memoria di Giovanni Fallani, giornalista, fondatore e, per oltre 30 anni, segretario generale della Fisc, nonché direttore del Sir dalla nascita all’aprile 1997. Vincitrice del premio, Barbara Sartori del settimanale diocesano di Piacenza-Bobbio “Il nuovo giornale”, mentre una menzione speciale è andata a “La Stadera”, periodico della parrocchia del Ss.mo Crocifisso di Barletta. Venerdì, invece, i lavori della mattinata sono stati su “L’informazione ecclesiale nella stampa italiana”, con la presentazione di un’indagine condotta dal Centro di ricerca sui media e la comunicazione dell’Università Cattolica di Milano. Il direttore del Centro, Fausto Colombo, ha presentato la ricerca, concentrata sulla copertura, da parte di tre quotidiani italiani, del Family Day; in seguito, è intervenuto il direttore di “Avvenire”, Dino Boffo. Nel pomeriggio sono state avviate le operazioni per il rinnovo delle cariche associative. Gli eletti al Consiglio nazionale e al Comitato tecnico consultivo sono stati proclamati sabato mattina, prima che tutti i direttori e i delegati dei settimanali cattolici si trasferissero alla Città del Vaticano in occasione del Concistoro.

IL COMPITO DEI SETTIMANALI CATTOLICI. “Uno strumento privilegiato per radicare nel popolo la visione cristiana della vita”. Aprendo i lavori dell’Assemblea elettiva della Fisc, mons. GIUSEPPE BETORI ha così definito il compito dei settimanali diocesani, invitando i cattolici a “dare forma culturale alla fede”, realizzando quel “progetto culturale” avviato dai vescovi italiani nel 1994. “Non esistono – ha sottolineato mons. Betori – areopaghi in cui il Vangelo non possa essere annunciato, piazze e case in cui non possa essere testimoniato, e diventare così principio di una nuova condivisione, di una nuova società”. “Oggi – ha aggiunto – il Vangelo deve poter essere proclamato anche in quell’ambiente mediatico che caratterizza la società odierna. Richiede quindi nuove competenze, nuove creatività e una conversione culturale della pastorale, per dare nuovo spessore di pensiero e linguaggio alla fede, apertura al confronto e al dialogo con tutte le componenti vive del Paese. È il compito di voi tutti che lavorate nel campo delle comunicazioni sociali”. Il segretario generale della Cei ha poi richiamato “la questione antropologica” come “la nuova questione sociale di oggi”, i cui esiti “determineranno in bene o in male il futuro dell’umanità”. Ai settimanali cattolici, dunque, spetta il compito “di essere, sempre più e particolarmente oggi, veicoli sistematici e continuativi di quell’antropologia cristiana che è anche profondamente umana”. Mentre mons. CLAUDIO MARIA CELLI, presidente del Pontificio Consiglio per le comunicazioni sociali, ha richiamato il tema della prossima giornata delle comunicazioni sociali, “I media al bivio tra protagonismo e servizio. Cercare la verità per condividerla”, soffermandosi in particolare sulla seconda parte, chiesta “personalmente” dal Papa. “Per voi non è una novità”, ha affermato, rivolto ai presenti, ricordando che “in questo momento siamo tutti chiamati ancora di più a muoverci secondo questa linea”.

IL BILANCIO DEL TRIENNIO. Un triennio (dal 2005 al 2007) “denso di attività, caratterizzato da numerose iniziative”, che “ha registrato un dinamismo notevole negli ambiti d’impegno in cui la Fisc è da sempre attiva: ecclesiale, socio-culturale e pubblico”. È il bilancio che il presidente uscente, don GIORGIO ZUCCHELLI, ha tracciato nella sua relazione. Tra le principali iniziative condotte dalla Federazione, il presidente ha ricordato l’approvazione del nuovo Statuto, avvenuta nell’assemblea straordinaria del 2006 (Roma, 23-25 novembre), i convegni di formazione, “che rientrano in una tradizione consolidata”, il pellegrinaggio in Palestina (27 aprile-4 maggio 2006), l’impegno a “sviluppare sinergie con i media d’ispirazione cristiana e, dall’inizio del 2007, con i giornali per gli italiani emigrati”. Tracciando un identikit dei settimanali aderenti alla Fisc, don Zucchelli li ha presentati come “giornali d’informazione legati alle Chiese locali”, che “trasmettono, mediante l’informazione, il patrimonio di un intero territorio”, rendendosi così “soggetti attivi di cittadinanza”. Proprio per queste caratteristiche, ha evidenziato, “è nata la proposta di avere un settimanale in ogni diocesi”. In questi anni, “abbiamo lavorato per avvicinarci a questo obiettivo”, e il risultato sta nella “nascita o iscrizione alla Fisc di ben 14 giornali”, anche se “dobbiamo purtroppo registrare alcune sofferenze, come la recente chiusura di 4 settimanali e alcune sospensioni”. Ricordando poi il ruolo della stampa diocesana nel promuovere “i valori non negoziabili che il magistero del Papa ci propone costantemente”, Zucchelli ha rilevato come si tratti di “una grande sfida per i nostri giornali nei confronti di un pensiero unico, minoritario e che, tuttavia, si vuole imporre tramite i grandi mezzi di comunicazione”. Una sfida, dunque, e una “grande missione” che i settimanali “svolgono ogni settimana pubblicando innumerevoli servizi ispirati ai valori evangelici”.

MEDIA E INFORMAZIONE RELIGIOSA IN ITALIA. Leggere la copertura mediatica del Family Day come contributo a “una riflessione sullo stato dell’informazione e dei processi di costruzione dell’opinione pubblica in Italia, con particolare attenzione al modo in cui la stampa copre i temi dell’esperienza religiosa ed ecclesiale”, è stato l’obiettivo della ricerca presentata venerdì mattina da FAUSTO COLOMBO. Tre testate quotidiane sono state analizzate: “Avvenire”, il “Corriere della Sera” e “La Repubblica”. Se il quotidiano cattolico, riporta la ricerca, “ha rappresentato una voce informativa organica al movimento, e in quanto tale ha scelto di sviluppare una prospettiva d’osservazione interna ai fatti”, “Corriere” e “Repubblica” hanno invece maturato una posizione distaccata, “al di sopra dei giudizi e delle strategie di attribuzione valoriale proposte dalle diverse parti” per il primo, con uno sguardo “ironico” e “il compito di rappresentare la componente laica della società italiana, che si ritiene minacciata dalle ingerenze ecclesiastiche e scarsamente tutelata dai partiti e dalla politica in generale” nel secondo caso. Il direttore di “Avvenire”, DINO BOFFO, ha sottolineato come la nostra informazione ecclesiale sia “colta, assidua e documentata, fatta da bravi vaticanisti”. Ma, soprattutto negli ultimi tempi, si leggono sulla stampa “laica” inchieste che dipingono “una Chiesa ricca e ingorda, sporcacciona, contraria ai progressi della scienza e collusa con il potere e la malavita”. Attacchi violenti, che, però, “non sono a firma dei vaticanisti, ma di giornalisti che abitualmente si occupano di altro. Secondo Boffo, dietro a questi comportamenti si cela un disegno ideologico e la “volontà di intaccare la stima di cui gode la Chiesa nel nostro Paese”, resa più acuta dopo l’impegno della Chiesa per l’astensione al referendum del 2005 sulla procreazione assistita. Da parte sua, Fausto Colombo, pur riconoscendo che “ci sono alcuni «complotti», ossia linee d’intervento strategiche”, ha dichiarato di rifiutare la “teoria del complotto, che parte dal presupposto che ogni attacco rientri in questa strategia”. Piuttosto, ha aggiunto, “molto spesso abbiamo una cattiva informazione perché i giornalisti fanno male il loro lavoro”. Il docente ha poi invitato a “usare le critiche che vengono mosse alla Chiesa per capire i punti di forza, piuttosto che le debolezze” e non sottovalutare “l’azione forte e robusta” che gli organi d’informazione cattolici possono condurre, come dimostrato in occasione delle recenti mobilitazioni per il referendum sulla legge 40 e il Family Day.

QUALI PROSPETTIVE? Accrescere la “capacità di fare opinione” è l’obiettivo per i prossimo anni che attende i settimanali cattolici, ha affermato Zucchelli al termine dei lavori assembleari. Un impegno che richiede lo sviluppo, già avviato, di “nuove alleanze e nuove sinergie fra i media cattolici”. “Sia il card. Bagnasco, che abbiamo incontrato recentemente, sia mons. Betori, che giovedì ha aperto l’assemblea, ci hanno spinto a lavorare in questa direzione”. E dall’assise dei settimanali cattolici è emerso proprio che “più saremo uniti, più saremo forti”. “Uniti nell’impegno – ha concluso – e autonomi nelle scelte sul territorio”.

a cura di Vincenzo Corrado, Simona Mengascini, Francesco RossiIl nuovo Consiglio nazionale

I componenti del CONSIGLIO NAZIONALE FISC per il triennio 2008-2010 sono: don Giorgio Zucchelli (“Il nuovo torrazzo” – Crema), Francesco Zanotti (“Corriere cesenate” – Cesena), don Ivan Maffeis (“Vita trentina” – Trento), don Carmelo Petrone (“L’amico del popolo” – Agrigento), Carmine Mellone (“Agire” – Salerno), don Cesare Contarini (“La difesa del popolo – Padova), don Agostino Clerici (“Il settimanale della diocesi” – Como), Chiara Genisio (“Agenzia giornali diocesani” – Torino), Luigi Losa (“Il cittadino” – Monza), don Davide Maloberti (“Il nuovo giornale” – Piacenza), Francesca Cipolloni (“Emmaus” – Macerata), don Antonio Rizzolo (“Gazzetta d’Alba” – Alba), don Corrado Avagnina (“La fedeltà” – Fossano; delegato Fisc Piemonte), Claudio Mazza (“Incrocinews” – Milano; delegato Fisc Lombardia), don Bruno Cescon (“Il popolo” – Pordenone; delegato Fisc Triveneto), Giulio Donati (“Il piccolo” – Faenza; delegato Fisc Emilia Romagna), don Giovanni Barbieri (“Il corriere apuano” – Pontremoli; delegato Fisc Toscana), Carlo Cammoranesi (“L’azione” – Fabriano; delegato Fisc Marche), Angelo Zema (“Romasette” – Roma; delegato Fisc Lazio), don Doriano De Luca (“Nuova stagione” – Napoli; delegato Fisc Campania), Emanuele Ferro (“Nuovo dialogo” – Taranto; delegato Fisc Puglia), mons. Alfio Inserra (“Cammino” – Siracusa; delegato Fisc Sicilia).

Il COMITATO TECNICO CONSULTIVO per il triennio 2008-2010 sarà invece composto da: Walter Matten (Belluno), Roberto Giuglard (Susa), Gianfranco Castro (Acicatena), Sergio Criveller (Treviso), Nevio Bortolussi (Pordenone), Paolo Torri (Rimini), Roberto Mazzoli (Pesaro).

Una ricerca su come tre quotidiani nazionali hanno parlato del Family DayUn’analisi, quantitativa e qualitativa, di come tre quotidiani italiani – Corriere della Sera, La Repubblica e Avvenire – abbiano trattato il Family Day. Lo studio, curato dall’Osservatorio sulla comunicazione – Centro di ricerca sui media e la comunicazione, è stato presentato dal prof. Fausto Colombo durante l’assemblea della Fisc (Federazione italiana settimanali cattolici),  “nel quadro di una riflessione sullo stato dell’informazione e dei processi di costruzione dell’opinione pubblica in Italia, con particolare attenzione al modo in cui la stampa copre i temi dell’esperienza religiosa ed ecclesiale”. Tra il 1° marzo e il 30 giugno, riporta la ricerca, Avvenire ha pubblicato 441 articoli e box, di cui 22 in prima pagina, riferiti al Family Day o, comunque, a “una manifestazione a favore della famiglia”. Sul Corriere della Sera, invece, gli articoli sono stati 241, e 18 i richiami in copertina, mentre su La Repubblica si contano 249 pezzi, di cui 28 in prima pagina.AVVENIRE, VOCE ORGANICA AL MOVIMENTO. “Avvenire – si legge nella ricerca – ha rappresentato una voce informativa organica al movimento, e in quanto tale ha scelto di sviluppare una prospettiva d’osservazione interna ai fatti”, come dimostra anche la “forte attenzione nei confronti dell’associazionismo e del mondo cattolico”. Il quotidiano “si è rivolto innanzitutto ad un «noi condiviso»”, partendo da un “comune riconoscimento entro quell’orizzonte di riferimenti simbolici e politici di cui il Family Day era manifestazione”. L’evento è stato anche “occasione di dialogo con l’esterno del mondo cattolico” e, in quanto “voce organica”, Avvenire si è mosso “organizzando, ottimizzando e razionalizzando il flusso di notizie”, in modo tale da esercitare un “controllo cognitivo e simbolico del dibattito”. Ancora, “nella lettura di Avvenire, la manifestazione ha costituito il momento in cui la «maggioranza silenziosa» degli italiani, insufficientemente rappresentata dai media e ignorata dal ceto politico, ha acquisito visibilità nello spazio pubblico nazionale”. Partendo da un'”adesione valoriale al Family Day”, il quotidiano cattolico “tematizza esplicitamente il proprio ruolo di soggetto che dà voce all’Italia reale, quella della quotidianità che non fa notizia e scoop, diversamente da come fanno i grandi media, più attenti a dare spazio alle minoranze chiassose”.CORRIERE, AL DI SOPRA DEI GIUDIZI. Il Corriere della Sera, invece, ha assunto “una posizione di «distacco», esterna al terreno di confronto e al di sopra dei giudizi e delle strategie di attribuzione valoriale proposte dalle diverse parti”. “Lo sguardo del Corriere sul Family Day – secondo lo studio presentato all’assemblea Fisc – si caratterizza per il taglio di natura prettamente politologica, con una focalizzazione sulla maggioranza di governo e sul Family day come elemento di detonazione delle tensioni presenti nel centro-sinistra”, che “va a costituire un nuovo terreno di contestualizzazione della crisi della maggioranza, della frammentazione del centro-sinistra e delle tensioni centrifughe che lo attraversano”. La “rivendicazione di obiettività e autonomia” del Corriere si traduce in due strategie. La prima vede il ricorso a relazioni faccia a faccia con “le diverse voci messe a confronto, giustapposte e presentate con distacco ed obiettività”. In secondo luogo, è presente “una costante attenzione a segnalare tensioni, fratture, prese di distanza, dissidenze, complessivamente la «plurivocità» delle parti prese in esame”, individuando ed evidenziando “idiosincrasie ed eterogeneità” dei soggetti coinvolti: governo, maggioranza, Chiesa e, in misura ridotta, associazioni del laicato cattolico.LA REPUBBLICA, IRONIA E DISTACCO. Infine, La Repubblica rappresenta il Family Day “tenendo conto di due principali assi tematici, dati rispettivamente dalla strategia di crescente politicizzazione perseguita dalla Chiesa e dalle divisioni interne alla coalizione di governo”. La rappresentazione data è di “un momento di una più ampia offensiva clericale alla laicità delle istituzioni e ai diritti civili, avviata in occasione del referendum sulla procreazione assistita del 2005 e condotta sulla base di una sostanziale omologia rispetto alle posizioni politiche del centro-destra”. Con uno sguardo “ironico e distaccato”, “La Repubblica si assume il compito di rappresentare la componente laica della società italiana, che si ritiene minacciata dalle ingerenze ecclesiastiche e scarsamente tutelata dai partiti e dalla politica in generale”. Sulle pagine del giornale la rappresentazione dell’evento “si basa su una continua contrapposizione dei soggetti in campo” e viene dato spazio a “rappresentanti della Chiesa istituzionale o, in alternativa, politici di centro-sinistra”. “Nessun approfondimento viene concesso al mondo dell’associazionismo cattolico, mentre dei partecipanti al Family day il quotidiano mette in luce soprattutto l’ingenuità, la semplicità e la manipolabilità, tanto da parte della Chiesa quanto dall’opposizione”.

a cura di Francesco Rossi