Italia

Sgombero rifugiati a Roma: Caritas, «interdetti per le modalità»

Secondo la Questura l’intervento di sgombero si era reso urgente e necessario dopo il rifiuto di ieri ad accettare una sistemazione alloggiativa offerta dal comune di Roma, ma soprattutto per le informazioni di alto rischio pervenute, inerenti il possesso da parte degli occupanti di bombole di gas e bottiglie incendiarie. All’atto dell’intervento infatti, spiega una nota della Questura di Roma, le forze dell’ordine sono state aggredite con lancio di sassi e bottiglie. Utilizzate bombole di gas aperte messe in sicurezza grazie al repentino intervento dei poliziotti. Usato contro gli agenti anche peperoncino. L’uso dell’idrante ha evitato che venissero accesi fuochi e liquidi infiammabili. Due fermati al momento.

«Fenomeni così complessi non possono essere lasciati a gestire alla magistratura e alle forze dell’ordine». Questo il giudizio della Caritas di Roma su uno sgombero che «lascia interdetti» per «il modo in cui questo è avvenuto, senza alcuna programmazione e in una logica emergenziale che non può far altro che portare all’escalation cui abbiamo assistito stamane». Perciò chiede «l’istituzione di un tavolo permanente presso la Prefettura, con Comune e Regione, per il monitoraggio e la gestione delle occupazioni». Lo sgombero dell’immobile a piazza Indipendenza, occupato dal 2013 da una numerosa comunità di rifugiati e titolari di protezione internazionale di origine etiope ed eritrea, «era un intervento che gli addetti ai lavori – amministratori, operatori sociali e giornalisti – sapevano da tempo che sarebbe avvenuto – osserva Caritas di Roma -. Questo per questioni inerenti la legalità, la sicurezza di quanti vi vivevano in condizioni precarie e pericolose e, non ultimo, per il decoro urbano essendo situato in un luogo vitale per la città». Un intervento di questo tipo, con centinaia di persone, bambini e nuclei familiari «e per la storia di sofferenze e violenze che queste persone hanno subito, richiedeva da tempo interventi sociali mirati e programmati – sottolinea la Caritas -, inseriti in un più vasto programma di iniziative che riguardano gli alloggi popolari e le strutture di accoglienza di emergenza. Purtroppo queste politiche – come hanno dimostrato i fatti di “Mafia Capitale” – sono assenti da anni nella nostra città e di questo ne approfittano gruppi e organizzazioni che vivono sulle spalle dei poveri anche nei fenomeni delle occupazioni».

Sono infatti molte le situazioni di occupazioni irregolari presenti nella capitale, «che non riguardano solo rifugiati e immigrati e che vedono coinvolte anche numerose famiglie romane». La Caritas di Roma, presente in piazza Indipendenza con un’équipe di operatori, si è attivata a sostegno dei nuclei più fragili con l’augurio che, «nell’ambito della mediazione proposta, tutti operino per il bene dei migranti, non solo di quelli presenti in piazza ma anche delle migliaia che vivono situazioni simili».

Sulla vicenda interviene anche il vescovo delegato Migrantes della Conferenza episcopale del Lazio, mons. Paolo Lojudice, vescovo ausiliare di Roma: «È arrivato il momento di stabilire politiche di convivenza pacifiche per una integrazione reale. Gli sgomberi, come quello di oggi, non sono certamente una risposta adeguata». Mons. Lojudice ha seguito costantemente la situazione e anche questa mattina, come nei giorni scorsi, era presente in piazza.

«Sono seriamente preoccupato – afferma – per quanto avvenuto perché non porta a nulla senza risposte concrete e capillari in tutta la città. Da qui, come ho detto anche ad altri esponenti del mondo cattolico, c’è bisogno di una risposta progettuale e strutturale». Per questo «siamo disponibili – ha aggiunto – a partecipare a incontri di programmazione con le istituzioni competenti e con chi ha veramente a cuore questi problemi per trovare vere e proprie soluzioni per garantire un futuro diverso a questi uomini, donne e bambini che hanno solo la colpa di essere fuggiti da realtà di guerra e povertà nella speranza di un futuro diverso».