Italia

Stati generali natalità, Papa Francesco: “Mettere prima i figli se vogliamo rivedere la luce”

Oltre alle imprese, le banche, la cultura, i media, lo sport e lo spettacolo, ha proseguito Francesco, “in realtà ci sono molte altre persone qui con voi: ci sono soprattutto i giovani che sognano”. “I dati dicono che la maggior parte dei giovani desidera avere figli”, ha fatto notare il Papa: “Ma i loro sogni di vita, germogli di rinascita del Paese, si scontrano con un inverno demografico ancora freddo e buio: solo la metà dei giovani crede di riuscire ad avere due figli nel corso della vita”.

“L’Italia si trova da anni con il numero più basso di nascite in Europa, in quello che sta diventando il vecchio Continente non più per la sua gloriosa storia, ma per la sua età avanzata”. A ricordarlo è stato il Papa. “Questo nostro Paese, dove ogni anno è come se scomparisse una città di oltre duecentomila abitanti, nel 2020 ha toccato il numero più basso di nascite dall’unità nazionale”, ha proseguito Francesco: “Non solo per il Covid, ma per una continua, progressiva tendenza al ribasso, un inverno sempre più rigido”. “Eppure tutto ciò non sembra aver ancora attirato l’attenzione generale, focalizzata sul presente e sull’immediato”, il grido d’allarme del Papa, citando il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, che “ha ribadito l’importanza della natalità”, definendola “il punto di riferimento più critico di questa stagione”, dicendo che “le famiglie non sono il tessuto connettivo dell’Italia, le famiglie sono l’Italia”. “Quante famiglie in questi mesi hanno dovuto fare gli straordinari, dividendo la casa tra lavoro e scuola, con i genitori che hanno fatto da insegnanti, tecnici informatici, operai, psicologi!”, ha esclamato il Papa: “E quanti sacrifici sono richiesti ai nonni, vere scialuppe di salvataggio delle famiglie! Ma non solo: sono loro la memoria che ci apre al futuro”.

”Perché il futuro sia buono, occorre prendersi cura delle famiglie, in particolare di quelle giovani, assalite da preoccupazioni che rischiano di paralizzarne i progetti di vita”. Ne è convinto il Papa che ha citato le criticità dell’Italia: “Penso allo smarrimento per l’incertezza del lavoro, penso ai timori dati dai costi sempre meno sostenibili per la crescita dei figli: sono paure che possono inghiottire il futuro, sono sabbie mobili che possono far sprofondare una società. Penso anche, con tristezza, alle donne che sul lavoro vengono scoraggiate ad avere figli o devono nascondere la pancia”.

“Com’è possibile che una donna debba provare vergogna per il dono più bello che la vita può offrire?”, l’obiezione di Francesco, secondo il quale: “Non la donna, ma la società deve vergognarsi, perché una società che non accoglie la vita smette di vivere. I figli sono la speranza che fa rinascere un popolo!”. “Finalmente in Italia si è deciso di trasformare in legge un assegno, definito unico e universale, per ogni figlio che nasce”, l’apprezzamento del Papa, unito all’auspicio che “questo assegno venga incontro ai bisogni concreti delle famiglie, che tanti sacrifici hanno fatto e stanno facendo, e segni l’avvio di riforme sociali che mettano al centro i figli e le famiglie. Se le famiglie non sono al centro del presente, non ci sarà futuro; ma se le famiglie ripartono, tutto riparte”.

“Tre pensieri in vista di un’auspicata primavera, che ci risollevi dall’inverno demografico”. Ad offrirli è stato il Papa, nella seconda parte del suo discorso agli Stati Generali della Natalità. “Abbiamo ricevuto un dono e siamo chiamati a tramandarlo”, ha spiegato Francesco: “E un figlio è il dono più grande per tutti e viene prima di tutto. A un figlio, a ogni figlio si lega questa parola: prima. Come un figlio viene atteso e amato prima che venga alla luce, così dobbiamo mettere prima i figli se vogliamo rivedere la luce dopo il lungo inverno”. Invece “la mancanza di figli, che provoca un invecchiamento della popolazione, afferma implicitamente che tutto finisce con noi, che contano solo i nostri interessi individuali”.

“Abbiamo dimenticato il primato del dono, codice sorgente del vivere comune”, il grido d’allarme del Papa: “È avvenuto soprattutto nelle società più agiate, più consumiste. Vediamo infatti che dove ci sono più cose, spesso c’è più indifferenza e meno solidarietà, più chiusura e meno generosità. Aiutiamoci a non perderci nelle cose della vita, per ritrovare la vita come senso delle cose. Aiutiamoci, cari amici, a ritrovare il coraggio di donare, il coraggio di scegliere la vita”. “Dov’è il nostro tesoro, il tesoro della nostra società? Nei figli o nelle finanze? Che cosa ci attrae, la famiglia o il fatturato?”, le domande impellenti di Francesco, secondo il quale “ci dev’essere il coraggio di scegliere che cosa viene prima, perché lì si legherà il cuore. Il coraggio di scegliere la vita è creativo, perché non accumula o moltiplica quello che già esiste, ma si apre alla novità: ogni vita umana è la vera novità, che non conosce un prima e un dopo nella storia. Noi tutti abbiamo ricevuto questo dono irripetibile e i talenti che abbiamo servono a tramandare, di generazione in generazione, il primo dono di Dio, il dono della vita”.

È la “sostenibilità” la “parola-chiave per costruire un mondo migliore”. Ne è convinto il Papa che nel discorso agli Stati Generali della Natalità ha denunciato che “si parla spesso di sostenibilità economica, tecnologica e ambientale. Ma occorre parlare anche di sostenibilità generazionale”. “Non saremo in grado di alimentare la produzione e di custodire l’ambiente se non saremo attenti alle famiglie e ai figli”, il monito di Francesco: “La crescita sostenibile passa da qui. La storia lo insegna. Durante le fasi di ricostruzione seguite alle guerre, che nei secoli scorsi hanno devastato l’Europa e il mondo, non c’è stata ripartenza senza un’esplosione di nascite, senza la capacità di infondere fiducia e speranza alle giovani generazioni. Anche oggi ci troviamo in una situazione di ripartenza, tanto difficile quanto gravida di attese: non possiamo seguire modelli miopi di crescita, come se per preparare il domani servisse solo qualche frettoloso aggiustamento. No, le cifre drammatiche delle nascite e quelle spaventose della pandemia chiedono cambiamento e responsabilità”.

“Sostenibilità fa rima con responsabilità: è il tempo della responsabilità per far fiorire la società”. È la seconda parola per il futuro declinata dal Papa. “Qui, oltre al ruolo primario della famiglia, è fondamentale la scuola”, la tesi di Francesco: “Non può essere una fabbrica di nozioni da riversare sugli individui; dev’essere il tempo privilegiato per l’incontro e la crescita umana. A scuola non si matura solo attraverso i voti, ma attraverso i volti che si incontrano. E per i giovani è essenziale venire a contatto con modelli alti, che formino i cuori oltre che le menti”. “Nell’educazione l’esempio fa molto, penso anche agli ambiti dello spettacolo e dello sport”, ha osservato il Papa, secondo il quale “è triste vedere modelli a cui importa solo apparire, sempre belli, giovani e in forma”. “I giovani non crescono grazie ai fuochi d’artificio dell’apparenza, maturano se attratti da chi ha il coraggio di inseguire sogni grandi, di sacrificarsi per gli altri, di fare del bene al mondo in cui viviamo”, ha spiegato Francesco: “E mantenersi giovani non viene dal farsi selfie e ritocchi, ma dal potersi specchiare un giorno negli occhi dei propri figli. A volte, invece, passa il messaggio che realizzarsi significhi fare soldi e successo, mentre i figli sembrano quasi un diversivo, che non deve ostacolare le proprie aspirazioni personali. Questa mentalità è una cancrena per la società e rende insostenibile il futuro”.