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Strage dei Georgofili, il 26 maggio celebrazione online per non dimenticare

Cinque furono le persone uccise: Angela Fiume e Fabrizio Nencioni, lei custode dell’Accademia dei Georgofili e lui ispettore dei vigili urbani, le loro figlie Nadia e Caterina di nove anni e due mesi e lo studente universitario fuori sede di Sarzana Dario Capolicchio. 

Ma il Fiat fiorino imbottito a Prato del tritolo della mafia – noti e condannati gli esecutori materiali, sconosciuti ancora i volti, almeno in parte, di chi quella strage l’ordinò e non fece nulla per fermarla –  ferì anche altre quarantuno persone e devastò un angolo del centro storico: via dei Georgofili e la Torre de’ Pulci appunto, appena dietro agli Uffizi e con l’Arno a due passi. 

Le foto in bianco e nero sul sito dell’associazione documentano la devastazione e le fiamme di quella notte tra il 26 e il 27 maggio di ventisette anni fa, gli squarci negli edifici, il recupero delle vittime, il dolore e la pietà umana dei soccorritori che avvolgono in un fagotto il corpo senza vita della piccola Caterina. 

Una lunga commemorazione sul web

La memoria vivrà quest’anno on line. Dalle 9 della mattina  del 26 maggio una serie di video con interventi istituzionali  e dei rappresentanti delle associazioni di vittime di terrorismo e di mafia si susseguiranno uno dietro l’altro. Le testimonianze sono state raccolte dalla Regione Toscana  e i video saranno pubblicati, oltre che sul nuovo sito e sui social dell’associazione dei familiari (www.strageviagerogofili.it), anche sul sito di Toscana Notizie, l’agenzia di informazione della giunta regionale. Ci saranno Manlio Milani, presidente dell’associazione vittime di piazza Fontana, e  Paolo Bolognesi, presidente dell’associazione tra i familiari e le vittime della strage di Bologna. Interverranno la giornalista Sandra Bonsanti, il s enatore della Repubblica ed ex magistrato Pietro Grasso, il presidente della Toscana Enrico Rossi, l’assessore Vittorio Bugli, il sindaco di Firenze Dario Nardella, il suo assessore Alessandro Martini, il primo cittadino di San Casciano in Val di Pesa Roberto Ciappi, la presidente della Corte di appello di Firenze Margherita Cassano, la presidente del Tribunale di Firenze Marilena Rizzo, la prefetto di Firenze Laura Lega. E’ stato confezionato da Intoscana.it, redazione giornalistica della Fondazione Sistema Toscana, pure un videoracconto che raccoglie in modo integrato tutti i contributi dei ricordi e delle riflessioni sulla strage e su questo anniversario.   

Poi, nella notte tra martedì e mercoledì, a mezzanotte e mezzo, la commemorazione proseguirà con  la diretta facebook da via dei Georgofili e la deposizione, alle una e quattro minuti, l’ora esatta in cui la bomba scoppiò, di una corona di fiori. La mattina dopo l’appuntamento, come al solito, si sposterà al cimitero della Romola, frazione del Comune di San Casciano in Val di Pesa, sulla tomba della famiglia Nencioni: anche in questo caso una cerimonia con poche persone, diretta facebook e videomessaggi, compresi quelli nel pomeriggio di alcuni studenti della scuola media. 

Raccontare ai giovani, ancora oggi

“Sarà la prima volta in cui ricorderemo le vittime e l’attentato senza Giovanna Maggiani Chelli, scomparsa alcuni mesi fa e che ha dedicato ventisei anni della sua vita a tenere viva la memoria delle vittime e a chiedere con tenacia verità e giustizia per loro e per tutto il Paese” sottolinea  l’assessore alla legalità della Toscana, Vittorio Bugli.  Giovanna, presidente fino alla fine dell’associazione dei familiari vide nell’attentato gravemente ferita la figlia, che perse nell’esplosione il fidanzato Dario. “Giovanna – aggiunge – è stato un punto di riferimento e uno sprone instancabile. Le saremo sempre riconoscenti e non dimenticare, parlarne sempre e parlarne con i giovani è l’insegn amento più grande che ci ha lasciato e su cui anche quest’anno la Regione si è mossa”. 

Continuare a ricordare (e non solo commemorare) non è un gesto scontato. Altrove in Italia già ci si è dimenticati delle stragi del 1993 e 1994, che non furono solo quella di Firenze. 

“La strage dei Georgofili ha fatto da spartiacque nella vita di Firenze e anche in quella del nostro Paese – ricorda ancora l’assessore Bugli –  Allora si aprì una ferita che forse non si richiuderà mai ma che, almeno in Toscana, ci ha insegnato nuovi modi per combattere il terrorismo e la criminalità organizzata.  Accanto all’azione della magistratura e delle forze dell’ordine abbiamo infatti creduto ed imparato che fosse necessario agire sulla diffusione della cultura democratica e sulla conoscenza dei fenomeni mafiosi, per essere in grado di riconoscerli alle prime avvisaglie e combatterli nel modo più efficace possibile”. Come ricordava Caponnetto, la Toscana non è terra di mafia ma questo non vuol dire che la mafi a, l’ndrangheta, la camorra ed altri gruppi organizzati non  vi possano fare affari. E gli studi e i rapporti che da tre anni la Regione commissiona alla Scuola Normale di Pisa dimostrano che è così. “Per combattere la criminalità organizzata – conclude Bugli – servono bravi magistrati, intelligenti e decisi ad andare fino in fondo: come Giovanni Chelazzi, che quest’anno, il 17 aprile, non abbiamo potuto ricordare come al solito presso il Tribunale di Firenze.  Come anche, per rimanere in Toscana, Vigna, Nicolosi, Crini e Caponnetto. Per combattere le mafie serve però anche sensibilità e conoscenza diffusa”. 

Un archivio digitale sulla strage

E’ utile così costruire archivi e case delle memoria, come ad esempio il Centro di documentazione e legalità democratica che ha sede all’ultimo piano del palazzo della presidenza della Regione, affacciato su piazza del Duomo  E’ utile rendere quegli archivi il più accessibili possibile e farli frequentare dai giovani. E lo spazio è infatti frequentato da studiosi e scolaresche. E’ utile coinvolgere di nuovo i giovani in attività sui terreni strappati alla mafia, in Sicilia ieri e alla Tenuta di Suvignano nel senese oggi, dall’anno scorso affidata in gestione alla Regione.  

Nelle stanze all’ultimo piano di Palazzo Strozzi Sacrati in piazza del Duomo a Firenze è conservata parte della documentazione sulla strage di Firenze del 1993: gli atti processuali ma non solo, donati dall’associazione.  “Abbiamo deciso digitalizzare tutto il materiale – racconta Bugli -. Il progetto, in collaborazione con la Procura e il Provveditorato dell’amministrazione penitenziario, sta entrando nella fase operativa e saranno coinvolti in questa attività anche i detenuti”.