Italia

Studenti internazionali: solo 110 mila negli atenei italiani, molti rimpatriano

Le cifre italiane «contenute» non dipendono dalla qualità delle università ma dagli sbocchi professionali limitati. Per cui la maggior parte degli studenti rimpatria. È quanto emerge, in sintesi, dal VI Rapporto dell’European migration network, presentato oggi a Roma, che in Italia è curato dal Ministero dell’interno e dal Centro studi e ricerche Idos/Dossier statistico immigrazione. Il rapporto illustra, in 200 pagine, la presenza degli studenti stranieri nelle università italiane, una presenza incentivata anche dalla Commissione europea con borse di studio e programmi internazionali. In Italia c’è uno studente straniero ogni 22 immatricolati e 1 ogni 34 laureati (8mila l’anno). Nell’anno 2011-2012 gli studenti non comunitari erano 51.947, soprattutto da Albania (11.802), Cina (6.161), Camerun (2.612), Iran (2.271), Perù (1.929). Un terzo degli studenti internazionali vive nel Centro Italia, soprattutto nelle università di Roma, Firenze, Pisa, o quelle per stranieri di Perugia e Siena.

Il maggior numero di iscritti non comunitari è all’Università degli studi di Bologna ma è il Politecnico di Torino a registrare la maggiore incidenza sul totale della popolazione studentesca (12,7%). Economia, Ingegneria e Medicina e Chirurgia sono le facoltà più frequentate dai non comunitari, con quasi la metà degli iscritti. Al quarto posto (8%) c’è la facoltà di Lettere e Filosofia, e sempre più richiesta è la laurea in Infermieristica. Ma le difficoltà non mancano: «La programmazione dei flussi e l’incertezza del rilascio dei permessi di soggiorno per motivi di studio; le difficoltà burocratiche per la concessione dei visti di ingresso in Italia; il complesso meccanismo di riconoscimento dei titoli di studio conseguiti all’estero; lo scarso numero di borse di studio; la carenza di residenze universitarie; la scarsa conoscenza della lingua». Da una indagine condotta su 1.200 studenti stranieri di 61 diversi atenei risulta però che la maggioranza degli studenti non comunitari pensa che studiare in Italia sia «una scelta che offre buone prospettive di carriera (24,5%)». Gli studenti valutano positivamente anche l’inserimento nella società italiana (66,1% buono o ottimo; 23,9% sufficiente). Un terzo degli studenti intervistati è costretto a svolgere un’attività lavorativa (mansioni umili) per far fronte alla carenza di risorse finanziarie, in mancanza di una borsa di studio.