Italia

TERRA FUTURA: CARITAS-ACLI-ARCI, RIVEDERE SISTEMA ACCOGLIENZA RIFUGIATI

(Firenze, dall’inviata Sir) – Un sistema unico centrale, con un comitato di indirizzo formato dai responsabili delle varie istituzioni e realtà coinvolte, per la presa in carico e l’accoglienza dei richiedenti asilo dal momento dell’arrivo nei porti e negli aeroporti, fino all’inclusione nei territori. E’ la proposta condivisa emersa oggi pomeriggio durante la tavola rotonda «Il sistema di accoglienza dei richiedenti asilo e rifugiati: quale futuro?», organizzata da Caritas italiana, Acli e Arci nell’ambito di Terra Futura, la mostra mercato delle buone pratiche di sostenibilità, in corso fino al 27 maggio a Firenze, sul tema del lavoro. Caritas, Acli e Arci sono tra i partner storici dell’iniziativa, promossa da Fondazione culturale responsabilità etica per il sistema Banca Etica, Regione Toscana e Adescoop-Agenzia dell’economia sociale. «Le tante persone che vengono da noi perché in fuga da guerre e carestie – ha detto don Andrea La Regina, responsabile Ufficio macroprogetti di Caritas italiana – non possono andare incontro anche alla mancanza di accoglienza e solidarietà». Dei 25.000 profughi dal Nord Africa ancora in accoglienza dallo scorso anno, la rete Caritas ne accoglie 3.000 nelle diocesi, l’Arci 2.000, gli altri sono in alberghi o altre strutture. Anche i 3.000 posti del Sistema accoglienza per richiedenti asilo e rifugiati sono al completo. Una situazione al collasso, resa molto critica dai ritardi nei pagamenti delle rette e dall’incertezza sullo status giuridico dei profughi, perché molti hanno ricevuto il diniego all’asilo. «Decine migliaia di persone con prospettive non chiare e vite sospese. Ma se dovessero ricominciare gli sbarchi, dove li accogliamo? Ancora nelle tendopoli?», si è chiesto Oliviero Forti, responsabile ufficio immigrazione di Caritas italiana: «Oggi le proposte sono molte ma nessuna è stata presa in carico. Da parte delle istituzioni competenti non ci sono la disponibilità e la sensibilità necessarie. C’è invece bisogno di un percorso unitario di accoglienza e risposte in termini di qualità, quantità e costi». Filippo Miraglia, responsabile immigrazione dell’Arci, ha condiviso con la Caritas «gli stessi ostacoli e problemi: siamo in situazione di estrema gravità. In Italia sono state firmate, nel momento dell’emergenza, più di 800 convenzioni con enti attuatori, ma non sono coperte da risorse governative». «Ci siamo fidati dello Stato che ci ha chiesto aiuto – ha detto Miraglia -. Ma se entro qualche settimana non si trovano soluzioni concrete dovremo portare le carte in tribunale». L’Arci propone di «rivisitare tutto il sistema creando un Comitato nazionale di indirizzo con una regia collettiva unica (con rappresentanti dei ministeri dell’interno, del lavoro, dell’integrazione, degli enti locali), che programmi interventi e faccia monitoraggio, con un fondo per finanziare iniziative, dalla frontiera fino all’inclusione». Anche Daniela Di Capua, direttore del Sistema di protezione per richiedenti asilo e rifugiati, pensa che «ci possa essere un sistema diverso, includendo le esperienze attivate da Caritas, Arci e altri soggetti virtuosi, fino ad arrivare a 16-17.000 posti». Riccardo Compagnucci, vicecapo Dipartimento libertà civili e immigrazione, chiede «una rivisitazione intelligente del sistema», pur rendendosi conto che «il mondo sta cambiando e anche l’Europa migrerà. Per cui i movimenti migratori non saranno più solo laterali ma rotatori». (Sir)