Italia

Terremoto: Rieti, riunione tecnica e organizzativa tra Caritas italiana e diocesi

(dall’inviato Sir a Rieti) «Siamo qui – dice al Sir don Soddu – per raccogliere i bisogni della popolazione, e dare per quanto possibile una risposta immediata. Sul piano di più lungo termine, invece, stiamo cercando le risorse umane più adatte per coadiuvare i direttori diocesani e i responsabili regionali per prevedere in prospettiva ciò che è più necessario fare. Quello che ci guida è la massima attenzione alla comunità, perché questa non si disgreghi. Le persone innanzitutto».

«Il sisma ha colpito al cuore una comunità che aveva un legame genetico e affettivo molto forte con questa terra. La prima cosa da fare adesso è restare accanto alle persone colpite. Si tratta in larga parte anche di persone anziane. Restiamo accanto a loro in questo momento. Il retro pensiero che si sta affacciando in queste ore tra la gente è di restare sola quando, fra qualche tempo, il freddo comincerà a mordere». Altra emergenza, secondo il vescovo di Rieti monsignor Domenico Pompili, è «dare degna sepoltura ai morti»: «Ieri ho visto moltissima gente davanti la piccola tendopoli adibita a obitorio ad Amatrice per il riconoscimento delle vittime». Le parole del vescovo vengono sovrastate dal rombo degli elicotteri che dai luoghi del sisma trasportano le salme, identificate, in un hangar dell’aeroporto di Rieti. Mons. Pompili non vuole parlare «adesso» di ricostruzione, «più che parlarne vorrei che chi ha la responsabilità agisse». Sulle polemiche innescate circa le scuole non ristrutturate adeguatamente, il vescovo di Rieti ribadisce che «tutti devono fare il loro dovere e tutte le responsabilità devono essere acclarate e non solo ad Amatrice, ma in tanti luoghi di questo Bel Paese che è tanto sismico ma impreparato a questi eventi severi che in altri contesti geografici avrebbero avuto meno effetti tragici. Sulla prevenzione, chi ha la responsabilità a vari livelli deve operare una profonda riflessione».