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Terremoto, la visita di Mattarella: «Faremo di tutto per aiutarvi»

«A Borgo di Arquata del Tronto casette pronte nel giro di 20-30 giorni». È quanto ha detto il sindaco di Arquata del Tronto Aleandro Petrucci stamattina nel corso della visita del presidente della Repubblica Sergio Mattarella. «Il fatto che venga il presidente è importante perché significa avere visibilità e potersi muovere un po’ meglio per le macerie e le casette – spiega Petrucci – Ricostruzione? Ancora non stiamo parlando di ricostruzione ma siamo nella fase emergenziale ossia stiamo portando le persone nelle casette. Poi dovremo togliere le macerie. E poi penseremo alla ricostruzione. I tempi sono un po’ lunghi».

Petrucci, insieme al governatore delle Marche Luca Ceriscioli e al commissario Vasco Errani, ha accompagnato Mattarella a Pescara del Tronto. La frazione che più di tutti ha subito gli effetti del terremoto e dove, praticamente, sono rimaste soltanto cumuli di macerie. Mattarella ha deposto una corona di fiori in memoria delle vittime del sisma che ha ucciso 299 persone, 49 solo ad Arquata. Poi il capo dello Stato si è recato nell’area di Pescara del Tronto dove sono state allestite le 26 casette e dove ora vivono gli abitanti di Pescara del Tronto. Qui ha incontrato gli sfollati che hanno manifestato preoccupazione per la ricostruzione del loro vecchio borgo ed hanno indicato come priorità per il futuro il lavoro. 

Mattarella ha ascoltato le richieste dei cittadini a cui ha assicurato che lo Stato farà di tutto per far sentire la sua presenza nelle aree del sisma. Poi la visita alla chiesa che, per l’occasione, ha suonato le campane a festa. Le campane e il crocifisso della nuova struttura sono quelle rinvenute, tra le macerie, della vecchia chiesa di Pescara del Tronto dopo il terremoto. A testimonianza di un paese che «resiste».

Il governatore delle Marche, Luca Ceriscioli ha assicurato che arriverà «presto un altro blocco di casette per Arquata. Nel frattempo già rimosse 53 mila tonnellate di macerie». «Il desiderio del presidente era quello di incontrare le persone che sono tornate nelle casette a Pescara del Tronto – dice Ceriscioli – Tornare nei luoghi del sisma per confermare ogni volta l’impegno costante dello Stato e la vicinanza nei confronti della popolazione: un impegno che ha mantenuto più volte e una vicinanza non solo formale e simbolica ma anche sostanziale». Ceriscioli ha poi ricordato che in un anno nelle Marche sono arrivate risorse per un miliardo di euro. Risorse da spendere per rilanciare il territorio. «È chiaro che qui i problemi sono enormi e la presenza dello Stato e essenziale per poter affrontare una situazione cosi difficile». 

 

Paradisi: la ricostruzione non è ancora partita. «A un anno di distanza la ricostruzione ancora non è partita». A dirlo è il presidente dell’associazione «Pescara del Tronto 24/8/16 Onlus» Vinicio Paradisi che, in occasione della visita del presidente della Repubblica, ha consegnato una lettera al capo dello Stato, a nome dei 60 sfollati circa di Pescara del Tronto ospitati da luglio nelle 26 casette installate a valle. «Nella lettera abbiamo evidenziato tutte le problematiche – spiega alla Dire Paradisi – C’è il problema delle casette che sono piccole e possono essere accettabili solo per tempi brevi e, più in generale, c’è il tema della ricostruzione che dopo un anno ancora non è partita».

Ma i timori più grandi riguardano il futuro della frazione del comune di Arquata. Gli sfollati sono stati trasferiti nelle Sae a valle ma della vecchia Pescara del Tronto restano solo macerie. «Per quanto riguarda Pescara del Tronto, non sappiamo se è possibile o meno ricostruire – continua Paradisi – Stiamo aspettando l’esito delle microzonazioni che dovranno stabilire se il terreno è stabile o meno. Se si può ricostruire o se occorre delocalizzare altrove». Un’altra priorità degli sfollati è sicuramente quella del lavoro. «Ho detto ciò che so essere il dolore anche di altri – racconta una signora che ha espresso i suoi sentimenti direttamente al presidente Mattarella-. E cioè che non c’è lavoro. Che nessuno qui lavora. Il lavoro è un pensiero comune perché abbiamo figli e dobbiamo crescerli. Il presidente ha detto che ci penserà. E io mi fido».