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Tfr: fondi o azienda? Un programma della Cisl ci dice cosa merita

Tfr: versarlo nei fondi o mantenerlo in azienda? Il dubbio tra i lavoratori non è ancora sciolto. Molti hanno deciso di tenerlo in azienda e poi, in un secondo momento, di valutare la posizione dei fondi. C’è un modo per capire quale delle due scelte sarà vincente al momento di andare in pensione. Alla Cisl pensano di averlo trovato. E la soluzione sta in un programma, disponibile online gratuitamente, sul sito www.cisltoscana.it.

Il software è stato sviluppato e messo a punto da due tecnici, Alessandro Bechelli e Andrea Giusti. Con loro abbiamo provato a fare due esempi per vedere che succede. Il primo riguarda il signor Rossi che lavora in una ditta tessile che ha «Previmoda» come fondo di categoria e andrà in pensione nel 2017 all’età di 62 anni con 35 anni di contributi versati. Se deciderà di aderire alla previdenza integrativa, verserà a «Previmoda» una quota pari al 30% del Tfr e una quota a suo carico pari all’1% della retribuzione annua utile ai fini del Tfr ricevendo una quota a carico del datore di lavoro dello stesso importo. Al pensionamento non avrà diritto ad una pensione complementare in quanto il 70% del capitale versato al fondo trasformato in rendita non raggiunge il limite previsto dalla legge per ottenere una rendita mensile e quindi avrà diritto ad un aliquidazione per un importo pari a 9.184,02 euro netti nel caso in cui il sig. Rossi aderisca a «Previmoda» optando per il comparto bilanciato. Nel caso in cui opti per il comparto garantito (minor rischio), la liquidazione sarà pari a 7.581,70 euro netti. Nel secondo caso il sig. Bianchi lavora nella stessa ditta e andrà in pensione nel 2034 all’età di 64 anni e con 40 anni di contributi versati. Se deciderà di aderire a «Previmoda», al pensionamento avrà la possibilità di scegliere se ottenere una rendita mensile dal fondo (in quanto il 70% del capitale versato trasformato in rendita raggiunge il limite previsto per avere diritto a una rendita mensile), oppure optare per ottenere la liquidazione del 50% del capitale versato ed il restante 50% erogato sotto forma di pensione. Se optasse per la prima scelta, il rapporto fra l’ultima busta paga e la pensione INPS + quella del fondo consentirebbe di avere un rapporto pari all’82,49%, mentre nella seconda ipotesi il rapporto sarebbe del 74.05%. Altra differenza da evidenziare è quella che risulta fra l’adesione al comparto bilanciato, la quale frutterebbe un capitale pari a 90.620,56 euro netti e l’adesione al comparto garantito, la quale frutterebbe un capitale pari a 55.803,46 euro (-34.817,10). In entrambi i casi è sempre più vantaggiosa l’adesione al fondo.

«Questo programma –osserva il segretario organizzativo della Cisl toscana Roberto Macrì – è utile per chi ha deciso di aderire ai Fondi, per verificare la propria situazione e sapere quale pensione attendersi. Ma servirà anche per far verificare in concreto che conviene aderire ai Fondi a chi ancora non l’ha fatto: quindi quei lavoratori che hanno scelto di lasciare il proprio TFR in azienda, e sono tanti anche in Toscana, soprattutto nelle piccole imprese, diffidenti di fronte alla novità; e poi ci sono i neoassunti, che avranno sei mesi di tempo dalla data di assunzione per fare questa scelta. Soprattutto per loro, per i più giovani, la previdenza complementare è importante, per avere una rendita in grado di integrare una pensione pubblica che sarà inferiore rispetto al passato».

S.P.