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UNICEF: RAPPORTO 2011 INFANZIA, 150 MILIONI BAMBINI IMPEGNATI NEL LAVORO MINORILE

“Prospettive economiche incerte, alti livelli di disoccupazione, crisi umanitarie, aumento dei conflitti, cambiamento climatico, degrado ambientale e rapida urbanizzazione”: sono queste le principali sfide che gli adolescenti nel mondo devono affrontare adesso e nel prossimo futuro. E’ quanto emerge dal Rapporto Unicef “La condizione dell’Infanzia nel mondo 2011 – adolescenza. Il tempo delle opportunità”, presentato in anteprima, oggi a Roma, al presidente della Conferenza episcopale, card. Angelo Bagnasco. “Nel 2009 – si legge nel Rapporto – gli adolescenti (giovani tra i 10 e i 19 anni) nel mondo erano 1,2 miliardi, corrispondenti a circa il 18% della popolazione globale. L’88% vive nei paesi in via di sviluppo. Gli adolescenti costituiscono solo il 12% degli abitanti del mondo industrializzato. Rappresentano invece più di un abitante su cinque in Africa sub-sahariana, in Asia meridionale e nei paesi meno sviluppati. Più della metà di tutti gli adolescenti vive in Asia, con le regioni Asia meridionale e Asia orientale/Pacifico che ospitano circa 330 milioni di adolescenti ognuna. Stando alle tendenze attuali, però, è probabile che la composizione regionale degli adolescenti cambi entro la metà del secolo; le proiezioni dicono che nel 2050 l’Africa avrà più adolescenti di qualunque altra regione del mondo, superando il numero di adolescenti in entrambe le regioni asiatiche”. Sebbene oggigiorno, in tutto il mondo, “gli adolescenti siano generalmente più sani che in passato, restano significativi molti rischi per la salute, tra cui gli infortuni – nel 2004 sono stati 400 mila gli adolescenti morti per incidenti stradali -, i problemi connessi all’alimentazione, l’abuso di determinate sostanze e i problemi di salute mentale; si stima che circa il 20% degli adolescenti nel mondo soffra di problemi di salute mentale o comportamentali”. Dal rapporto emerge inoltre che “più di 70 milioni di bambine e di donne tra i 15 e i 49 anni hanno subito mutilazioni genitali/escissioni, di solito prima dell’inizio della pubertà” e che “su scala mondiale, un terzo di tutti i nuovi casi di sieropositività riguarda giovani tra i 15 e i 24 anni. Nei paesi in via di sviluppo, tra gli adolescenti di età compresa tra i 15 e i 19 anni, solo il 30% dei maschi e appena il 19% delle femmine possiede una conoscenza corretta ed esauriente dell’Hiv”. Notizie non buone anche dal mondo dell’istruzione e del lavoro. “Quasi la metà degli adolescenti in età di scuola secondaria non la frequenta – denuncia l’Unicef – le percentuali di frequenza più basse si registrano nell’Africa orientale e meridionale, con dei tassi netti d’iscrizione pari al 24% per i ragazzi e al 22% per le ragazze”. Con un totale di giovani disoccupati che, nel 2009, ha toccato in tutto il mondo gli 81 milioni, “la disoccupazione giovanile continua a essere motivo di preoccupazione quasi in ogni paese. Nel 2008, i giovani avevano probabilità quasi tre volte maggiori di essere disoccupati rispetto agli adulti, e pativano in maniera sproporzionata la mancanza di un lavoro decoroso”. Un mercato del lavoro sempre più tecnologizzato, afferma l’Unicef, richiede “capacità che molti giovani non possiedono. Ciò rappresenta non soltanto uno spreco di talenti giovanili, ma anche un’opportunità perduta per le comunità in cui questi giovani vivono. Investendo nell’istruzione e nella formazione professionale degli adolescenti, i paesi possono raccogliere una forza lavoro ampia e produttiva, contribuendo significativamente allo sviluppo delle economie nazionali”. Dal Rapporto emergono inoltre numeri impietosi relativi al lavoro minorile, alla detenzione in carcere di bambini: “Attualmente circa 150 milioni di bambini tra i 5 e i 14 anni sono impegnati nel lavoro minorile, e l’incidenza di questo fenomeno risulta maggiore nell’Africa sub-sahariana”. Secondo le stime dell’Unicef, “in tutto il mondo e in qualunque momento sono più di un milione i bambini detenuti dalle forze dell’ordine”. Nel mondo in via di sviluppo (Cina esclusa), “una ragazza adolescente su cinque è sposata o convivente. Questo tasso aumenta fino al 28% in Asia meridionale, la regione in cui si registra la maggiore incidenza del fenomeno, e addirittura fino al 59% nel Niger. Il matrimonio precoce – definito come il matrimonio o l’unione in cui uno o più sposi abbiano dai 19 anni in giù – risulta più comune in Asia meridionale e nell’Africa sub-sahariana. Nuovi dati provenienti da 31 paesi di queste due regioni dimostrano che la maggior parte dei matrimoni precoci si verifica tra i 15 e i 18 anni”. Ne consegue che “in Africa, il 25% delle donne tra i 20 e i 24 anni ha partorito prima dei 18 anni”. In Asia meridionale questa percentuale scende al 22%, ma risulta marginalmente più elevata rispetto all’America Latina e ai Caraibi (18%). “Talvolta gli adolescenti vengono fatti oggetto di reclutamento da parte di gruppi militari, per portare armi e per partecipare ai combattimenti, oppure per fungere in pratica da schiavi sessuali o di altro genere”.Sir