Italia

Ucraino ucciso: mons. Depalma (Nola), «ha trovato la morte da eroe»

«Fratello originario dell’Ucraina, fratello generoso e coraggioso – così lo descrive il presule in un messaggio appena diffuso -, che dinanzi al sopruso non ha scelto l’indifferenza, non si è voltato dall’altra parte, ma ha detto ‘sì’ alla vita, quella di quanti come lui erano andati a fare la spesa quotidiana, come lui erano entrati in quel supermarket con un proprio figlio». Dinanzi a questo ennesimo «gesto di sopraffazione», «la Chiesa di Nola – afferma monsignor Depalma – unisce la propria voce a quella di tutti gli uomini che credono nella vita e chiedono per essa rispetto! Dio, autore della vita, chiederà conto della morte di Anatolij come di quella di altri innocenti, chiederà conto agli autori di questo gesto scellerato, gesto che insieme a tanti altri fino ad oggi commessi è causa dell’invivibilità di questo nostro territorio».

Monsignor Depalma alza «la voce contro tutte le forme di criminalità che costringono a vivere nella paura, che offendono questa nostra terra impedendole di camminare con gioia verso il futuro. Non possiamo però rassegnarci, non possiamo lasciare che sia la logica del malaffare a guidare le nostre scelte: Anatolij ha ricordato a noi tutti che il bene comune è tale perché la sua cura dipende da gesti di corresponsabilità! La storia umana di questa nostra terra non può essere scritta dalla mano armata di Caino: essa può essere scritta da mani libere e piene di umanità!». Anatolij, ricorda il presule, «era giunto in questo nostro territorio per vivere con la sua famiglia una vita più dignitosa: vi ha trovato la morte, seppure da eroe. Dobbiamo raccogliere il suo testimone, non possiamo lasciare che il suo gesto venga dimenticato, così come non possiamo dimenticarci della sua famiglia, della giovane moglie e dei figli». Per questo, il vescovo invita domenica 6 settembre, alle ore 19, presso la parrocchia S. Nicola di Bari di Castello di Cisterna, «per affidare al Signore il buon Anatolij, pregare per i suoi cari, invocare la pace per la nostra terra». Agli esecutori di questo delitto il presule chiede «il coraggio di prendere atto del male che hanno fatto e di assumersi tutta la responsabilità del gesto che hanno compiuto: se recupereranno tale coscienza dimostreranno che nel loro cuore c’è ancora un seme di umanità».