Italia

Unioni civili, oggi il voto di fiducia alla Camera

Sono cominciate in aula alla Camera le dichiarazioni di voto sulla questione di fiducia posta dal governo sul ddl per il riconoscimento delle unioni civili. La chiama per il voto di fiducia inizierà alle 14.10. Dopo la fiducia, si passerà all’esame degli ordini del giorno, in tutto 39. Poiché il numero degli odg è contenuto, il voto finale sul testo, per il via libera definitivo del parlamento alla legge già approvata dal Senato, dovrebbe esserci tra le 18 e le 19.

«Non è una buona legge, perché poteva essere più precisa nell’individuare un profilo autonomo rispetto al matrimonio». Lorenza Violini, ordinario di diritto costituzionale all’Università statale di Milano, commenta la legge sulle unioni civili facendo riferimento alla sentenza della Corte costituzionale n.138 del 2010, in cui si puntualizzava la differenza tra matrimonio e altre forme di unione. «Tuttavia una legge andava fatta – aggiunge – ed è bene che una legge ci sia. Dobbiamo prendere atto che siamo ormai in un ordinamento che deve tener conto della realtà europea. Inoltre una legge trovava la sua ragion d’essere nella necessità di una tutela della parte più debole di queste coppie, anche se poi il testo approvato raggiunge solo in parte questo obiettivo». «È positivo – osserva la costituzionalista – che sia stato tenuto fuori il tema dei minori che riguarda un bene diverso da quello della coppia. Il discorso sulle adozioni dev’essere fatto in modo autonomo, organico e nelle sedi appropriate». Il testo della legge contiene poi delle «inesattezze tecniche»: Violini cita a titolo di esempio la norma sui cognomi, congegnata in modo tale da risultare problematica per la circolazione dei beni immobiliari. Dunque «la legge poteva essere migliore, ma è importante che il legislatore abbia parlato anche per evitare di lasciare una materia così delicata all’interpretazione esclusiva della giurisprudenza».

«Pur denominandosi delle unioni civili, la proposta di legge introduce un regime identico a quello del matrimonio, riprendendo le formule del codice civile per l’unione fra coniugi: contro la Costituzione, che tratta in modo specifico la famiglia come società naturale fondata sul matrimonio». È il primo punto di una memoria inviata oggi a tutti i deputati dal Centro studi Livatino insieme con il Comitato Difendiamo i nostri figli quale contributo all’approfondimento del ddl sulle unioni civili sul quale oggi viene votata la fiducia. Il documento, firmato da Mauro Ronco, presidente del Centro studi, e da Massimo Gandolfini, presidente del Comitato, è stato consegnato da qualche giorno al Capo dello Stato e conferma le forti preoccupazioni già espresse con l’appello dei 600 giuristi e nel corso delle audizioni che propri esponenti hanno reso a Montecitorio e a Palazzo Madama. Grave, prosegue la memoria, «l’apertura verso la step child adoption che una parte della giurisprudenza individuerà nella formulazione del comma 20: la possibilità di adottare da parte della coppia same sex priva il minore all’interno in una coppia omosessuale della varietà delle figure educative derivanti dal sesso diverso dei genitori». L’adozione «non resterà peraltro a lungo limitata ad alcuni casi: verrà estesa dalla stessa giurisprudenza a ogni coppia omosessuale».

Gli estensori del testo ritengono inoltre che l’approvazione della proposta di legge «condurrà alla maternità surrogata: se la Corte europea dei diritti dell’uomo ha costruito un ‘diritto’ ad avere i figli con questa legge si apre la strada all’ammissibilità della ‘gestazione per altri’, una delle forme contemporanee di sfruttamento e di umiliazione della donna più gravi». Ulteriore osservazione: «manca qualsiasi disciplina dell’obiezione di coscienza, e ciò provocherà – come è accaduto in altri ordinamenti – discriminazioni e persecuzioni per chi privilegerà la deontologia della propria funzione rispetto all’applicazione di una legge ingiusta». Il testo ravvisa anche il «rischio di una deriva eutanasica, con la previsione – ampia e generica – di decisioni sul fine vita nei confronti del partner incapace». «Il tutto – si legge ancora nella memoria – è avvenuto al Senato senza alcuna discussione nel merito e alla Camera violando le osservazioni tecniche di organismi interni al Parlamento, come il Comitato per la legislazione, in entrambi i casi con l’imposizione del voto di fiducia». Dopo l’appello critico sul ddl Cirinnà, che tra gennaio e febbraio ha raccolto circa 600 firme di giuristi – fra giudici costituzionali emeriti, magistrati ordinari, docenti di materie giuridiche e avvocati – con questa memoria il Centro studi Livatino «pone a disposizione di ogni deputato un contributo a valutare un articolato così ingiusto con attenzione maggiore rispetto a quella prestata finora».