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Uomini e religioni, protagonista lo Spirito

di Gianni Borsa“È lo Spirito il protagonista del nostro incontrarci, tra uomini e donne di religioni e culture diverse, nel comune e condiviso intento di invocare e cercare vie di pace per l’umanità intera”. Introducendo la tre-giorni di “Religioni e culture. Il coraggio di un nuovo umanesimo” (5-7 settembre, Milano), l’arcivescovo della diocesi ambrosiana, Dionigi Tettamanzi, ha sottolineato la positiva esperienza del meeting internazionale promosso dalla Comunità di Sant’Egidio assieme all’arcidiocesi, che ha raccolto in duomo e in 36 forum di studio 2.400 rappresentanti delle Chiese dei cinque continenti, di associazioni, movimenti, organizzazioni non governative, università e mass media.

SCONFIGGERE IL TERRORISMO, rimuovendone le cause più profonde. Nella celebrazione che domenica 5 settembre ha aperto i lavori, il card. DIONIGI TETTAMANZI ha ricordato le vittime della tragedia dell’Ossezia: “Lo stesso Spirito che ci raduna fa sgorgare in noi un’accorata preghiera per i bambini e per tutte le persone che hanno trovato la morte nell’inutile, vile, spietata strage di Beslan. È lo stesso Spirito che continua a donarci la speranza che anche il cuore più indurito dell’uomo può sempre aprirsi alla conversione e che la barbarie del terrorismo cessi di insanguinare la terra”. Intervenendo alla cerimonia di apertura, il card. CAMILLO RUINI, presidente della Cei, ha affermato che dalla “terribile scossa” dell’11 settembre 2001 emerge “una nuova dimensione del grande problema della costruzione della pace del mondo”: quella di una “questione sociale” di dimensione planetaria, in un mondo in cui “nuovi assetti si stanno rapidamente configurando” e sembra “avviata a finire l’epoca del chiaro predominio dei popoli dell’Europa e dell’America del Nord”, con il rischio di “un declino, o comunque una diminuzione, del ruolo storico del cristianesimo”.

Ruini ha quindi aggiunto che occorre “sconfiggere il terrorismo internazionale, contrastando le sue tragiche manifestazioni con coraggio ed energia”, ma anche “affrontando le cause che lo generano, sia culturali e morali, sia economiche e politiche”. Oggi, infatti, “cresce l’urgenza di passare dall’etica alla politica, ossia di tradurre in termini politicamente efficaci l’istanza etica della pace, in particolare rinnovando e rafforzando, rendendo più autorevoli e praticamente efficaci le strutture e le istituzioni che possono assicurare un giusto ordine mondiale, come le Nazioni unite”.

UN’ASSEMBLEA DELLE RELIGIONI CON SEDE A GERUSALEMME? “Il nostro è un tempo molto difficile, perché domina il diritto del più forte. Occorre dunque costruire la legge dell’amore e della compassione. Il futuro risiede nella coesistenza tra culture diverse”. YASUMI HIROSE, rappresentante della Chiesa scintoista giapponese, è stata tra le voci più apprezzate al meeting internazionale di Milano, dove ha richiamato l’urgenza di costruire un “nuovo umanesimo” per un futuro di dialogo e di pace, valori questi da coniugare con la giustizia. “Il nuovo umanesimo ha come base un rinnovato rapporto tra l’uomo e Dio”, ha aggiunto Hirose, ribadendo l’imperativo di un recupero della spiritualità, elemento tipico dell’uomo di ogni epoca. Dal canto suo ABDOULAY WADE, musulmano, presidente della Repubblica del Senegal, ha sostenuto che anche nella fede islamica “il tema del dialogo è fondamentale”.

“Per i senegalesi la diversità è una ricchezza. Ma oggi bisogna intraprendere anche una lotta intellettuale contro chi promette il paradiso con l’inferno della guerra e della violenza. Occorre sviluppare nel mondo strategie di coalizione, non di collisione”. YONA METZGER, rabbino capo d’Israele, ha invece lanciato una proposta sulla via della pace: “Diamo vita a un’assemblea permanente dei responsabili religiosi del mondo”, suggerendo Gerusalemme quale sede di questa “Onu delle religioni”.

“EVITARE OGNI FORMA DI COMPETIZIONE TRA LE CHIESE”. I numerosi forum di discussione svoltisi nell’ambito di “Uomini e religioni” hanno affrontato temi disparati, fra cui: la sfida all’Aids in Africa; il futuro dell’Unione europea; il problema delle migrazioni; la bioetica e il nuovo umanesimo; globalizzazione e disuguaglianza. Il meeting internazionale si è chiuso martedì 7 con un’assemblea ecumenica, la “processione di pace” per le vie della città, la proclamazione e la consegna dell'”Appello di pace 2004″.

Fra i molti interventi registrati alle tavole rotonde, il cardinale WALTER KASPER, presidente del Pontificio consiglio per l’unità dei cristiani, ha affermato: “Oggi il dialogo ecumenico si trova ad affrontare una nuova sfida; l’immagine dell’unità delle chiese deve essere quella trinitaria dell’unità nella diversità”. Tale unità “può essere un grande segno della pace nel mondo”, ma i credenti sono chiamati “a trovare la strada giusta tra la secolarizzazione crescente e le pericolose forme di neo-integralismo” che talvolta nascono proprio dalle religioni. Sulla stessa linea JEAN-ARNOLD DE CLERMONT, presidente della Conferenza delle Chiese d’Europa (Cec), il quale ha aggiunto che “l’ecumenismo è soprattutto preghiera” e che occorre evitare ogni forma di “competizione tra le Chiese”.

A LIONE NEL 2005 L’INCONTRO «UOMINI E RELIGIONI»

Lo speciale sul Meeting